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notizia del 19/03/2011 messa in rete alle 21:46:51
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Gela e la sua voglia di fare cultura
È iniziato martedì 15 marzo il programma culturale, proposto dall’associazione Daterreinmezzoalmare, che si svolgerà a Gela fino al 20 maggio prossimo. È stato presentato al museo archeologico il saggio di Ignazio Nigrelli, “La Storia Onesta – saggi di storia medievale su Augusta, Gela e Piazza” (Lombardi editori - Siracusa). L’opera dello studioso siciliano, morto nel 2000, è stata pubblicata nel 2010 con il contributo della Facoltà di Architettura di Catania sede di Siracusa. Essa è dedicata per metà alla Gela di Federico II, dalla fondazione di Eraclea/Terranova alla sua crisi e alla sua successiva ripresa quanto meno demografica. Il libro è stato presentato dalla prof.ssa Francesca Bocchi (nella foto), ordinaria di storia medievale all’Università di Bologna. La storica emiliana, con una lunga e interessante relazione, ha illustrato il periodo di Federico II in Italia e in particolare in Sicilia, attraverso l’osservazione e il confronto di diverse città federiciane, soffermandosi soprattutto su Gela. La prof.ssa Bocchi ha ripercorso tutte le tappe della terza rinascita di Gela: dopo la fondazione Greca (689 a.c.) e la ricostruzione timoleontea (339 a.c ), seguita alla distruzione cartaginese del 405 A. C., per la nostra città sono passati quindici secoli di quasi oblio, quindi il periodo federiciano del tredicesimo secolo. Il volume di Nigrelli, attento e preciso nelle sue ricostruzioni storiche, è completato dalla presentazione di Giuseppe Pagnano, dall’introduzione di Filippo Acquachiara, nonché dalle prestigiose postfazioni di Giuseppe Giarrizzo e della stessa Francesca Bocchi. Alla fine del suo saggio l’autore, senza ridimensionarne la figura, demitizza l’epopea dello “stupor mundi” nei suoi trentotto anni di governo in Sicilia, calando la figura dell’Imperatore svevo “[… ] dalle nuvole della legenda nella realtà umana della storia dove, per realizzare grandi progetti politici come quello della monarchia universale da lui perseguito, occorrono grandi risorse umane ed economiche, che bisogna prendere da qualche parte”. Federico II, quelle risorse, per quanto inadeguate, le ha prese proprio nella nostra isola portandola “[… ] al collasso demografico, da cui cominciò ad emergere solo due secoli dopo, e molto vicino al collasso economico, cui fu portata poi dagli Angioini sviluppando la politica fiscale dello svevo”.
Nel sottolineare l’importanza di ogni evento culturale che si svolge nella nostra città, la manifestazione di martedì scorso mi induce a qualche considerazione. Una riguarda l’attuale aspetto socio-urbanistico della nostra città. Si pensi alle quattro porte della Gela federiciana (Vittoria, Licata, Caltagirone e Marina) attraverso le quali si possono intravedere ad est il “mostro industriale” dell’Eni, ad ovest la “Casba” vagamente turistica di Manfria, a nord dai diversi quartieri-dormitorio, nati un tempo spontaneamente e oggi indecorosamente, e a sud il mare, triste e spesso agitato, con un lungomare sporco e “infestato”dalle automobili. Tutto ciò è la manifestazione di una città che da decenni ha perduto la sua identità e quindi la sua cultura.
Il Presidente dell’associazione Daterrainmezzoalmare, Carmelo Scicolone, ha precisato che organizzare degli eventi culturali è un modo per non piangersi addosso e lamentarsi del luogo in cu si vive. Affermazione assolutamente condivisibile. Per questo credo sia opportuno seguire le manifestazione previste dal programma che si svolgeranno nelle prossime settimane. Figurarsi che nell’appuntamento del cinque aprile è prevista l’antologia del parlar male di Gela. Da notare che all’’incontro di martedì sera nessuno dei politici locali (deputati, amministratori, consiglieri) era presente. Viene da chiedersi se nessuno di loro avverta quanto meno la curiosità di ascoltare delle voci nuove. Possibile che neppure a livello personale interessi ascoltare qualcosa che forse potrebbe indurre a compiere un gesto “rivoluzionario”? Evidentemente, la sciagurata dichiarazione del ministro Tremonti, “con la cultura non si mangia”, ha impaurito la classe politica locale che sa bene che la cosa più importante, ovviamente, per i tutti i cittadini è proprio mangiare e quindi lavorare per poterlo fare. Ma i politici dovrebbero avere la caratteristica di saper guardare oltre e anticipare gli eventi; per questo bisognerebbe capire che le trasformazioni di un tessuto socio-economico vanno programmate e gestite con attenzione passo dopo passo. In questo processo, la crescita cultura è la prima condizione da realizzare; e poi la cultura è, come ampiamente dimostrabile, una vera “industria”: bisogna investire e saperla sfruttare. La nostra amministrazione e le realtà imprenditoriali e commerciali della città dovrebbero dare un aiuto concreto a questo settore. Speriamo che ciò avvenga e che Gela abbia presto la sua quarta rinascita. Poiché il rinascimento promesso qualche anno fa non è mai arrivato.
Autore : Emanuele Antonuzzo
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