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notizia del 08/06/2008 messa in rete alle 21:41:02
Dalla scrittura alfabetica alla globalizzazione
Il liceo Eschilo di Gela ha ospitato il 28 maggio scorso una conferenza del preside Luciano Vullo sul tema “Dalla scrittura alfabetica alla globalizzazione”. L’iniziativa, sviluppata nell’ambito di un progetto scolastico, ha incuriosito e stimolato per le attinenze illustrate e correlate nell’ambito dell’evoluzione del pensiero della civiltà occidentale lungo un arco temporale e storico così ampio. L’aver voluto interpretare gli effetti dell’attuale globalizzazione e dell’orientamento delle giovani generazioni partendo dai percorsi con cui si è formata la verbalità, la scrittura come la conosciamo, la logica del “logos”, l’esercizio della politica e dell’”imperium”, l’interpretazione del concetto di “cittadinanza”, i meccanismi di “seduzione” del consenso è stata un’opportunità unica per riflessioni di ampio respiro da parte dell’uditorio.
Riassumere gli stimoli ed i ragionamenti articolati nei 70 minuti di durata della relazione è un cimento che rischia di semplificare e limitare il fascino dei ragionamenti. Qualche spunto invece vale la pena riprendere.
Il ragionamento sviluppato da Vullo parte dalla constatazione che oggi l’orientamento dei giovani affidato alle famiglie ha subito un brusco cambiamento: le generazioni dei genitori over 40 assomigliano sempre di più alla generazione dei figli ed il meccanismo anche di conflittualità che accompagnava l’emancipazione e la maturazione dei figli viene meno, lasciando paradossalmente all’istituzione della scuola il tentativo di orientare le nuove generazioni ai valori di cittadinanza, di civiltà e di maturazione intellettuale. Compito attribuito per istituto, ma difficile da perseguire per la diminuita “seduzione” della parola o del discorso, inteso come strumento sequenziale e pervasivo nell’erogazione dei contenuti di civiltà di cui si è detto. Oggi la “seduzione” intesa letteralmente come “condurre a sé”, sinonimo di reclutamento di consenso e di attenzione, è ormai ostaggio di ben altri mezzi di comunicazione a cominciare dai mass media, dai telefoni cellulari, da internet, in generale dagli strumenti avanzati di medialità che l’elettronica ci ha ormai fornito a buon mercato. Da qui, il motto “panem et circenses” risulta ancora attuale, se si attribuisce a “circenses” il ruolo moderno che tali mezzi di svago operano nell’ambito della seduzione dei giovani.La domanda finale per la scuola come istituto è: quale nuovo “logos” dovrà essere inventato per riattirare l’attenzione delle nuove generazioni e veicolare, avendone riscontro, i contenuti di apprendimento e di crescita che la scuola propone per obiettivo istituzionale?
Questa è la domanda con la quale provocatoriamente si è conclusa la conferenza, auspicando nel contempo una vigorosa volontà nel ricercare questo nuovo “logos” di comunicazione che la tradizione greca ci ha tramandato ma che risulta indebolito a causa della nostra modernità affidata all’era dell’elettronica.
L’illuminata provocazione di Vullo mi induce ad aggiungere un’ultima riflessione: si sta ritornando da una comunicazione alfabetica ad una “visiva non alfabetica”. Mi riferisco all’utilizzo sempre più diffuso della interazione con icone e ideogrammi ormai presenti su personal computer, cellulari, videogiochi, i cui effetti subliminali e profondi inducono ad un approccio orientato alla sintesi ed alla contemporaneità dei segnali, cosa ben diversa da ciò che induce la scrittura alfabetica sequenziale e lineare cui le precedenti generazioni erano abituate. Oggi la stimolazione destrutturata e iconografica sta avendo il predominio e sta inducendo cambiamenti anche nel reclutamento dell’attenzione e della “seduzione” dei contenuti veicolati. Per questo oggi la Scuola come istituto deve raccogliere una sfida ciclopica dall’incerto esito, sapendo che in ballo è il nuovo modo di essere adulti delle nuove generazioni verso le quali tutti abbiamo debiti morali e responsabilità.
Autore : Sebastiano Abbenante
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