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notizia del 20/07/2003 messa in rete alle 21:38:23
Una ricorrenza austera, non una festa
Il 10 luglio scorso, chi come me ha vissuto le tragiche giornate dell’invasione anglo-americana, in quel lontano 10 luglio del 1943, è rimasto stupefatto e inorridito dinanzi alla “festa”, organizzata dall’amministrazione comunale per la ricorrenza del 60° anniversario di quell’evento storico, con cortei di ragazzi gioiosi che sfilavano al lungomare, come se quelle giornate non ricordassero migliaia di morti, che si immolarono per la patria. Io mi inchino dinanzi ai caduti anglo-americani, ma reputo che sia più doveroso inchinarsi dinanzi ai nostri soldati, aviatori, marinai d’Italia, che in quei giorni funesti, eroicamente lasciarono la vita per la patria.
Quelle giornate dal 10 al 12 luglio 1943 sono state giornate di passione e molti nostri concittadini morirono perchè gli anglo-americani non vennero con caramelle e zuccherini, ma con cannonate e fucilate, distrussero case e uccisero tanti nostri conterranei. Soldati e civili giacquero nelle nostre vie, supini nell’immobilità della morte.
La brigata “Livorno”, valorosissima ma sfortunata, si fece massacrare nella Piana di Gela ed sopratutto a Castelluccio.
Io sono una testimone vivente di quei tristi giorni: anche se bambina, mi trovavo lì.
I nostri amministratori dovrebbero ricordare ai giovani che abbiamo un debito di riconoscenza nei confronti della brigata Livorno, il cui ricordo dovrebbe far germogliare il desiderio di emularne la gloria.
I famosi eroi Angelo Navari, tenente del 131° carristi che nella piazza Umberto I giacque immolando la sua giovane vita, Cesare Pellegrini, caporal maggiore del 429° battaglione costiero, proteso alla difesa del fortino di Porta Marina e che fu pugnalato alle spalle, non sono stati nè ricordati nè onorati, così come non è stata deposta una corona di alloro al cimitero monumentale dove riposano tanti giovani uccisi in quei giorni.
Ho sempre partecipato alle cerimonie per la ricorrenza del 10 luglio quando le amministrazioni precedenti le hanno organizzate e queste non sono mai state una festa. Quando il compianto prof. Nunzio Vicino, il maggior storico di quella battaglia e i testimoni oculari, (che ritengo ne sappiano di più dei professori universitari che in quest’occasione del 60° anniversario sono stati invitati dall’amministrazione comunale a ricordare l’evento), hanno commemorato i caduti di quella infelice battaglia, hanno invitato i loro familiari e per loro non si è certo trattato di una festa. Si sono sempre svolti riti semplici e austeri, a Castelluccio, dove tra le erbacce oggi giace il monumento ai caduti o a Dirillo, dove oltre agli americani, dovrebbero essere ricordati anche gli italiani che hanno difeso il tricolore.
Non si doveva onorare lo sbarco, ma ricordare i caduti di quello sbarco di sessant’anni fa.
Autore : Rosa Maganuco
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