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Corriere di Gela | L’anima rock del batterista Francesco D’aleo
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notizia del 29/08/2009 messa in rete alle 21:02:59

L’anima rock del batterista Francesco D’aleo

E’ un genere molto amato, apprezzato dai semplici ascoltatori della musica e commistione armoniosa di suoni venerata dai professionisti. Le melodie, le mescolanze del genere rock sono facilmente individuabili per chi lo ama.
Questo genere è entrato di diritto nella sua vita ancora giovanissimo, con una traversata verso il metal, il gotic ed il cross over. Sperimentare, aprirsi a nuovi generi è fondamentale per chi vive la musica come l’avventura fantastica dalla quale si ha sempre da imparare. È molto umile e attento alle evoluzioni musicali, il giovane Francesco D’aleo (nella foto), batterista dallo stile singolare.
La musica, da sempre sua compagna di vita, gli da delle grandi emozioni. L’ha conosciuta attraverso i Queen, i Depeche Mode che sono alcuni dei gruppi che apprezza. Mentre i suoi coetanei si appassionavano al calcio, lui ne era spettatore. La sua voce d’effetto è nota negli ambienti calcistici come commentatore delle partite. Ha praticato atletica ad alti livelli, affermandosi campione nazionale di salto in lungo nella categoria cadetti, con un salto di circa 3 mt e 50 cm, un record quasi olimpico.
La carenza di strutture a Gela e l’assenza di un preparatore atletico, sono stati i complici della fine della carriera sportiva del giovane trentunenne. A prevalere è stato l’amore per la musica, quell’ amore che da circa 16 anni è parte della sua vita. La scintilla scatenante nasce fra i banchi di scuola. Ricevette in regalo una batteria rossa che ricorda ancora come lo strumento che gli ha dato momenti emozionanti. Si è rimboccato le maniche con dei lavoretti saltuari, tutto ciò per potersi permettere le lezioni private. Il suo primo maestro è stato Giuseppe Vacca, stimato batterista gelese. Ancora quindicenne si esibiva al primo concerto in una festa religiosa, presso l’oratorio salesiano. Ha frequentato l’Istituto tecnico per Geometri di Gela e si è poi specializzato in grafica pubblicitaria nel catanese. Da militare è entrato a far parte della banda dei paracadutisti. La possibilità di esibirsi nelle più prestigiose città d’arte e di cultura, quali Firenze, Venezia, Verona è stata l’aggiunta alla sua formazione musicale. Attualmente è un grafico pubblicitario, realizza campagne pubblicitarie, crea spot radiofonici e televisivi, si occupa di gestione del budget, e molto altro.
– Quale è stato il gruppo più importante di cui hai fatto parte?
“L’esperienza musicale più bella l’ho vissuta con i “Ueickap”, gruppo con il quale ho inciso due album. Una bella amicizia e un lavoro entusiasmante quello portato avanti con la band. Ho dovuto lasciare il gruppo dopo 3 anni di intensa passione musicale e di convivenza, non è stato facile. Un successo strepitoso quello che abbiamo conosciuto in tutto il mondo. Il numero di copie vendute era di gran lunga superiore alle nostre aspettative. La nostra musica è stata recensita e apprezzata da diverse testate giornalistiche mondiali. Abbiamo realizzato due colonne sonore per la De Agostini, registrato un videoclip che è andato in onda Su Mtv e Rock tv. Lasciare il gruppo e l’esperienza catanese è stato difficile. Conciliare la musica e il lavoro non era più possibile. Il silenzio musicale durato circa due anni, ha fatto spazio al mio rientro in scena”.
– Nel nostro territorio suonare può diventare una professione?
“Non credo. Tutti coloro che hanno voluto seguire la musica come una professione, hanno già lasciato la città. Nelle grandi metropoli puoi pensare di fare il musicista a tutti gli effetti. La grande città ti da le possibilità, ci sono molti più locali e la musica live è apprezzata. I locali gelesi invece, sono anche piccoli per ospitare dei gruppi. D’estate non è facile esibirsi neanche a Macchitella, perché è pur sempre un quartiere residenziale. Una città come Catania invece è luogo di ritrovo per studenti universitari e turisti.
– Perché tanti giovani musicisti non hanno modo di esibirsi?
“Il fatto è che ogni città ha una cultura diversa. A Gela sono apprezzate più le discoteche che la musica live. La mia tesi è dimostrata dal fatto che in una città di 80 mila abitanti ci sono diverse discoteche, tutte frequentatissime. Se sono più in voga le discoteche, di conseguenza i pub non propongono musica live. Mi è capitato di suonare in altre realtà turistiche molto più piccole, ma in quei posti il genere live era la principale fonte di intrattenimento”.


Autore : Martina La Gristina

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