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notizia del 30/04/2011 messa in rete alle 20:43:09
Eschilo, Aldisio e... Gelone
Quando si parla dei personaggi illustri di Gela, si citano spesso a ragione l’on. Salvatore Aldisio ed Eschilo. Su queste due straordinarie figure ogni anno si fanno convegni, si organizzano tavole rotonde, si indicono concorsi letterari, nascono associazioni, si inaugurano monumenti. E certamente questo è giusto, perché davvero ci troviamo di fronte a due personaggi straordinari che hanno dato lustro alla città e, sebbene Eschilo sia stato un gelese solo di “adozione”, il suo nome e la sua opera sono entrati per sempre nel mito. Egli è stato il padre della tragedia greca, e i versi immortali che ha lasciato al mondo sono patrimonio dell’umanità. Una straordinaria eredità per tutti. Il fatto quindi che il grande tragico visse gli ultimi anni della sua vita a Gela e che essendo qui morto, questa terra ne conserva le nobili ossa, non può che inorgoglirci ed essere per noi motivo di vanto. In questa memoria dei gelesi che hanno dato lustro alla città sorprende però che mai, o quasi mai, venga citato il nome del tiranno Gelone. Eppure, anche qui ci troviamo di fronte ad una figura immensa; uno stratega, un condottiero, un “uomo di governo” fra i più grandi del passato. Gelone, figlio di Dinomene e successore di Ippocrate, appartenne ad una delle più illustri e antiche famiglie della città, avendo infatti i suoi antenati partecipato alla fondazione della polis stessa.
Egli fu l’uomo che salvò Roma repubblicana dalla fame con il grano gelese che fu portato dalle nostre navi sino alle foci del Tevere.
Gelone fu anche il “generale” che nel 480 a.C. sconfisse rovinosamente i punici ad Himera, e non bisogna dimenticare che Cartagine era allora la maggiore potenza militare del Mediterraneo. Ed ancora, al dinomenide Sparta ed Atene chiesero aiuto nella guerra contro i Persiani, e se l’accordo non venne raggiunto è sol perché Gelone, ambizioso com’era, pretendeva di essere posto al comando della flotta greca. Gelone fu infine anche un grande auriga, vinse le Olimpiadi nella gara dei carri, ed ebbe pure la fortuna di sposare una donna bella, intelligente e saggia come Damarete; la munifica regina che favorì la pace con Cartagine.
Fu durante il regno di Gelone che la polis raggiunse il massimo splendore, la massima potenza, la massima influenza politica, culturale e religiosa. Una gloria che, seppure breve, Gela non avrebbe mai più avuto nei secoli a venire. Non si comprende quindi questa rimozione storica della memoria del Tiranno, di cui ad esempio non esiste in città alcun monumento. Certo Gelone, come tutti gli uomini di potere non fu perfetto e non sempre agì in maniera limpida. Non fu nemmeno grato alla città che gli diede i natali, trasferendo presto il suo governo a Siracusa (e lì morì nel 478); la sua fu però una scelta strategica e non un tradimento come qualcuno ha voluto interpretarlo. Certo, egli ebbe grandi slanci di generosità e al contempo seppe essere crudele nella repressione dei suoi nemici. Ma quale “grande” della storia è stato perfetto. Lo furono Alessandro, Giulio Cesare, Napoleone? No di certo. Ma i loro nomi oggi rifulgono di gloria. Essi poi sono un grande vanto per i paesi in cui videro i natali. Così non è stato e non è per Gelone che, senza esagerazione alcuna, fu davvero, negli anni del sua tirannia uno degli uomini più influenti e più temuti del mondo antico. Sarebbe giusto allora che la città, anche nell’ambito di quel rilancio turistico più volte invocato, si riappropriasse di questo personaggio e ne facesse uno dei suoi alfieri ed ambasciatori, essendo stato egli l’espressione del massimo splendore della Gela greca.
Autore : Gianni Virgadaula
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