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notizia del 27/05/2012 messa in rete alle 20:25:44
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Con Gianluca Bocchi è calato il sipario sulla rassegna Cunta 2012
Non poteva concludersi nei migliori dei modi la seconda edizione della rassegna Cunta, organizzata dall’associazione culturale Daterreinmezzoalmare. Un ricco parterre di ospiti ha partecipato all’ultimo appuntamento che si è tenuto venerdì 18 maggio al Tropico Med, e che ha avuto come tema protagonista il concetto filosofico di identità europee. A relazionare sull’argomento è stato Gianluca Bocchi (a sinistra nella foto) professore ordinario di filosofia della scienza all’Università di Bergamo, che ha dichiarato come sia «difficile parlare di identità europea senza porre in primo piano l'attualità del pluralismo culturale storicamente radicato in ambiti regionali e nazionali, al quale si affianca un multiculturalismo più minuto, dovuto all'arrivo di gruppi di immigrati non europei».
Il sistema sociale basato, non sulla valorizzazione delle diversità, ma sull’omologazione, è stato il segno di un profondo disagio della civiltà umana che nel corso della storia, e con particolare intensità negli ultimi secoli, ha espresso una violenta carica distruttiva. Lo scenario della storia planetaria, particolarmente dopo l’approdo europeo sul continente americano nel 1492, è stato dominato da questa tendenza, che il più delle volte ha perversamente regolato le relazioni fra le molte collettività del pianeta: poca tolleranza con economie, religioni, culture e lingue differenti.
«Il termine pulizia etnica – ha riferito il filosofo – che noi pensiamo sia stato inventato nei Balcani, è già stato usato in Europa in epoca rinascimentale, quando in Spagna la creazione dell’identità nazionale, non solo marginalizzava i Catalani e i Baschi, ma rompeva anche la convivenza tra le tre religioni monoteiste per dar luogo ad una monoreligiosità.».
Il 1492, è stato un anno decisivo per la storia della Spagna che completava la sua unificazione interna e vedeva la pubblicazione della prima grammatica di una lingua moderna europea. Fino ad allora le uniche grammatiche esistenti erano quelle di lingua greca e latina, in Spagna come ovviamente in Francia c’erano sostanzialmente dialetti e i dotti parlavano le lingue classiche. Il processo di identità linguistica impose la scelta di una parlata che in genere è stata quella della capitale, come lingua normativa della nazione.
A tal proposito la scrittrice Silvana Grasso, ha commentato come la Koinè o comunque la scelta di una lingua comune impoverisca la letteratura. La diversità è stata tollerata poco in tutta la storia dell’Europa fino alla fine del XX secolo, dove ancora si parla di maggioranze e minoranze nazionali e quest’ultime hanno subito tante esclusioni dalle maggioranze, soprattutto alcuni popoli dell’Europa centro-orientale.
«Questo scenario – ha commentato Bocchi – ha dominato a grandi linee, gli ultimi tre secoli dell’età moderna. Oggi, si moltiplicano i segni che mostranono come questi equilibri stiano venendo rapidamente meno. Fra questi segni, uno dei più importanti è un processo di deterritorializzazione che ha investito molteplici realtà politiche, sociali, organizzative, economiche»
Tutto ciò, che ha messo in discussione il potere coesivo della contiguità spaziale, è stato intensificato dalla diffusione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
«Emerge – ha aggiunto il relatore – una nuova figura di individuo, non più definibile da un'appartenenza forte e univoca. L'individuo tende ad apparire sempre più come il punto di intersezione di molteplici collettività e, storie differenti».
L’Unione Europea è stata, ed è tuttora, un laboratorio interessante per il superamento di idee di confine pericolose e arbitrarie. Oggi i confini vengono reinterpretati come luoghi di condivisione, e le identità aperte diventano di fondamentale importanza per la creatività e la tecnologia.
«Di volta in volta parliamo di Serbi, di Croati, di oriente, di occidente, di islam, di cristianesimo. Si può invece sostenere che ci sia un conflitto più profondo fra le due nozioni differenti d’identità che possiamo definire chiusa o aperta. La prima definizione ci dice che le identità derivano dalla notte dei tempi e sono esclusive, date dalla religione o dalla lingua, e quindi o si è partecipi di un’identità o non lo si è. La seconda visione ci dice che le identità sono aperte e in continua interazione, creando ogni volta nuovi significati»
Il filosofo è stato introdotto dal presidente dell’associazione Carmelo Scicolone (al centro nella foto) che, riferendosi ad una realtà come la città di Gela, che nei suoi 2700 anni di storia è stata meta di flussi migratori, ha dichiarato come «il concetto di identità collettiva si ricollega alla costruzione di un destino comune».
Alla conferenza è intervenuto il procuratore della Repubblica del tribunale di Gela Lucia Lotti (nella foto sopra) che ha esternato il suo rapporto positivo con la nostra città, definita come «una realtà complessa, che vive di esperienze millenarie, ma anche di esperienze contemporanee a volte drammatiche che trapelano un’immagine negativa non corrispondenti alla sua vera identità».
Autore : Filippa Antinoro
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