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Corriere di Gela | Francesco d’Aleo, batterista di talento, da bambino con i fustini del Dash per tamburo
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notizia del 25/11/2012 messa in rete alle 20:01:13

Francesco d’Aleo, batterista di talento, da bambino con i fustini del Dash per tamburo

Alto, dai modi gentili, discreto, elegante nel vestire. A vederlo si direbbe che a Francesco d’Aleo (nella foto)il mestiere di grafico calza a pennello, perché bisogna essere dotati di una buona dose di precisione, di ordine, di fantasia, di capacità organizzative. Ha però una particolarità di non poco conto: è un batterista. Dunque, bisogna immaginarselo mentre batte il ritmo sui tamburi invece che a tagliare e incollare immagini con un semplice click, quasi invasato invece che tranquillo e rilassato come sembra. Immaginiamolo come il batterista degli Iron Maiden, il suo gruppo heavy metal britannico preferito.

Francesco d’Aleo nasce il 20 agosto del ’78 e se si è innamorato della musica lo deve in gran parte alle sue sorelle che possedevano una collezione di LP dalla quale usciva fuori soltanto buona musica che lo ha ispirato. Nel 2000 conosce un gruppo catanese chiamato Ueickap (una cover band) ed entra a far parte del gruppo come batterista. La band raggiunge notevoli traguardi incidendo due cd e rilasciando interviste alle migliori riviste di musica, come il periodico statunitense The Rolling Stones. Le cose cambiano, Francesco d’Aleo lascia il gruppo, impara il mestiere di grafico, ma nel suo cuore quel gruppo c’è ancora.

– Francesco, data e anno dell’inizio quasi idilliaco tra te e la musica.

«La data non la ricordo, ma l’anno sì. Era il 1985 e le sale cinematografiche sfornarono due capolavori, Highlander e Phenomena. Questi due film mi stravolsero per le colonne sonore, rispettivamente dei Queen e degli Iron Maiden. Fu un colpo di fulmine. Da bambino giocavo a costruire la mia batteria con i fustini vuoti del Dixan e ci perdevo davvero tanto tempo per realizzarla, ma durava poco perché a furia di suonarci sopra si ammaccava. Mia madre perlomeno capii che mi piaceva suonare e così mi regalò la mia prima batteria, una Ranger rossa. Durante il periodo scolastico non mi mancavano mai le occasioni per suonare tra amici ma anche durante il servizio militare sono stato fortunato, mi inserirono nella band dei paracadutisti. Poi cominciò l’esperienza catanese».

– Come hai conosciuto i componenti del gruppo Ueickap?

«Mi ero trasferito a Catania e seguivo questa cover band ovunque con molto interesse. Poi, come per magia, come quando si avvera il sogno di suonare con la band del tuo cuore, i ragazzi mi hanno proposto di unirmi a loro. Volevamo creare qualcosa di nostro e così abbiamo inciso il primo cd, quasi per gioco. L’esperi-mento riuscì benissimo. A distanza di cinque mesi abbiamo prodotto il secondo album spedendolo a molte case discografiche per poi essere acquisito da diverse case di produzione. Abbiamo anche prodotto il nostro primo video trasmesso su Mtv. Ci sentivamo come delle rock star, ma sapevamo di essere dei semplici ragazzi con una grande passione. Poi, per alcuni motivi, ci siamo allontanati». – Chi sono stati i tuoi insegnanti?

«Il mio primo maestro è stato Giuseppe Vacca. Grazie a lui ho capito che suonare la batteria significa fare sacrifici. Avevo spesso dolori alle mani, alle dita e per un bambino queste erano cose fastidiose, ma lui mi ha insegnato a non mollare. A Catania ho proseguito con il maestro Enzo Di Vita. Il miglior insegnante però è il palco. Lì sopra si impara il doppio».

– Tu collabori con l’associazione gelese “Meet&Music”, che diverse volte è stata protagonista di eventi musicali, artistici e culturali.

«Sì, Meet&Music è un collettivo di ragazzi riunito sotto il segno della musica. Sapevate che a Gela ci sono circa 360 giovani che aspirano a diventare musicisti? O semplicemente che amano la musica e hanno voglia di apprendere. Io non lo sapevo, fino a quando non ho scoperto questa associazione. Ne faccio parte e metto a disposizione dei ragazzi la mia esperienza, il mio sapere».

– Dove vi esibite di solito?

«Non è facile trovare un locale che ci ospiti, ma non perché qui a Gela si suoni poco. Sento spesso dire che i locali gelesi non accolgono i musicisti, che offrono un cachet mediocre, ma non è realmente così. Il problema è che si trovano in zone della città abitate, come il centro storico o il lungomare. Spesso il vicinato avanza lamentele ai proprietari, talvolta arrivano pure denunce per disturbo alla quiete pubblica. E’ una situazione un po’ difficile. Quanto mi piacerebbe una sera poter pensare di sedermi comodamente e sentir suonare qui a Gela i miei colleghi musicisti».

– A proposito degli altri musicisti, c’è qualcuno di loro che ti ha lasciato il segno e con il quale sei più legato?

«Ognuno di loro mi ha dato qualcosa, è stato un vero e proprio scambio di sapere, di emozioni. Ci conosciamo tutti nell’ambito gelese e da ragazzi abbiamo suonato insieme davvero tante volte. Mi hanno trasmesso molto, ma quello che mi offrono i ragazzi della Meet&Music fino ad ora non me l’avevo mai offerto nessuno. Questi giovani hanno cuore e voglia di imparare e anche se hanno talento ma poca tecnica, basta solo pazientare. Arriverà anche quella».

– Francesco, ma quando da piccolo suonavi con i fustini del Dixan, con chi sognavi di essere? «Sognavo di essere con i Queen, al posto di Roger Taylor».


Autore : Greta Smecca

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