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notizia del 28/06/2009 messa in rete alle 19:40:53
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Andrea Vecchio a Gela Anche la scrittura contro la mafia
Estate del 2007: la società di costruzioni, Cosedil s.p.a., di proprietà dell'imprenditore, originario di Santa Venerina, Andrea Vecchio, è vittima di quattro atti intimidatori, perpetrati in altrettanti giorni. L'unica sua “colpa”? Non essersi assoggettato alle continue richieste estorsive formulategli da molteplici messaggeri delle locali cosche mafiose.
Una scelta, chiara ed irrevocabile, apparsa, agli occhi degli affiliati alla mafia regionale, sotto le vesti di un imperdonabile affronto. L'impresa, completamente controllata dalla famiglia Vecchio, ha da sempre costituito una preda ambita per le brame dei capidecina sul territorio siciliano, e non solo: il suo fatturato annuale, infatti, ammonta a circa 30 milioni di euro; il capitale sociale ad un milione di euro; gli occupati all'interno dell'intera struttura organizzativa raggiungono la cifra di 200.
Ma il palese attacco perpetrato ai suoi danni non ha indotto Vecchio ad abbandonare tutto, anzi sembra averlo incentivato a proseguire una lotta ardua e pericolosa, ma non per questo inutile. “Ho deciso di scrivere Ricette di legalità non per piaggeria, ma per tentare di mettere in ordine tutte quelle parole, che nel corso della mia esperienza da autodidatta, ho assimilato ed imparato ad utilizzare; vorrei che il mio sforzo letterario e sociale non venisse interpretato utilizzando i normali paradigmi della “lotta alla mafia”: io non sono affatto un eroe, mi considero, invece, una persona normale, che scegliendo di dire no, ha solo optato per il rispetto delle regole vigenti”. Queste parole sono state pronunciate da Andrea Vecchio, autore del libro “Ricette di legalità” (edito da Novantacento Palermo), in apertura del ciclo dei “Caffè letterari”, ideato e proposto dalla libreria “L'Araba Fenice”, che lo ha visto come ospite d'apertura di un'esperienza culturale destinata ad annoverare nuovi protagonisti. All'incontro, aperto ad esperti e semplici avventori, ha preso parte il docente, presso l'Università Mediterranea di Reggio Calabria, Francesco Russo, insieme a Domenico Seminerio, tra i fondatori della cooperativa “L'Araba Fenice” ed Elisa Nuara, vicesindaco della città di Gela. L'opera, risultato di una commistione tra esperienze professionali (legate ad un'attività pluritrentennale nel settore edile) e passioni gastronomiche, descrive alcuni dei più tormentati periodi vissuti dall'azienda di Andrea Vecchio, destinataria di minacce e richieste di “messa in regola” praticamente su tutto il territorio siciliano, intervallati dall'inesorabile entrata in scena di ricette tipiche della tradizione culinaria regionale: dalla pasta con le sarde fino a quella con i broccoli, passando per le linguine con i ricci di mare. Da un testo imperniato su di una attenta disamina del fenomeno criminale attivo nel contesto economico non ci si potrebbe attendere nient'altro che commenti e descrizioni di fatti ed accadimenti, di certo presenti, ma connessi, inesorabilmente, ad una passione, quella per la cucina, capace di immettere un uomo, provato ma combattivo, all'interno di una dimensione altra, distante dalle richieste tese al conseguimento del 3% dell'intero appalto di un'opera da realizzare oppure dalle minacciose telefonate di oscuri personaggi intenti ad imporre la propria “autorità”. La preparazione di piatti tipici può, dunque, seguire una richiesta di pizzo, senza infastidire chi, fermamente convinto della fondatezza dei valori impartitigli fin dalla fanciullezza, non si arrende all'arroganza altrui, contrastandola, invece, con la quotidiana affermazione della legalità entro i confini lavorativi e familiari. Non a caso il lavoro, realizzato quasi casualmente da uno scrittore “atipico” come Vecchio, ha ricevuto il plauso di un esperto, il professore Francesco Russo, docente presso l'Università Mediterranea di Reggio Calabria, spiazzato da un talento manifestatosi in tarda età: ma comunque capace di focalizzare eventi cruciali del personale percorso professionale, divenuti tali poiché disturbati da presenze pericolose ed ingombranti, utilizzando uno stile narrativo, somigliante, per taluni aspetti, all'asciuttezza stilistica rintracciabile in un grande artista, Leonardo Sciascia. La schiettezza tipica del personaggio, necessaria anche innanzi ai picciotti inviati per trattare l'eventuale ammontare della contropartita, si è pianamente espressa durante il successivo dibattito, scaturito dalle innumerevoli domande formulategli dagli attenti partecipanti all'evento: nel corso del quale l'imprenditore etneo, oramai componente dell'Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili), non ha mancato di criticare l'atteggiamento attendistico acquisito dai siciliani, propensi, a suo dire, più a richiedere che ad agire.
Autore : Rosario Cauchi
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