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notizia del 05/02/2012 messa in rete alle 19:15:44
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Dante rivisitato alla luce dei nostri giorni
Sabato 28 gennaio si è tenuta un’importante rassegna culturale dal titolo Dante oggi, “Sotto il velame” di Giovanni Pascoli.
Alle ore 11 l’aula magna del Liceo classico “Eschilo” si è riempita di studenti, e gente comune, giovani e non. Fra i presenti Italo Giugno e il presidente del Kiwanis Emilio Arezzi; proprio il Kiwanis, infatti, si è occupato dell’organizzazione dell’evento. A ospitare la conferenza il liceo classico nella persona della professoressa I. Maldonato, che ha sostituito il preside, Corrado Ferro, assente per motivi di salute. Ospite d’onore è stato Rino Caputo, professore ordinario di Letteratura Italiana presso il Corso di Laurea in Scienza dei Beni Culturali e dello Spettacolo e il Corso di Laurea Magistrale in Italianistica, Linguistica e Filologia Moderna della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Roma “Tor Vergata”. Il suo curriculum è di tutto rispetto: ha pubblicato saggi e volumi su Dante, Petrarca, Manzoni e il primo romanticismo italiano, Pirandello e sulla critica letteraria italiana e nordamericana contemporanea; è membro dell’Arcadia e della Dante Society of America, ha svolto lezioni e seminari, oltre che in vari atenei italiani, nelle università di Cambridge e in moltissime altre capitali. È, inoltre, ’Assessor’ (esperto valutatore) del Sshrc (Consiglio di Ricerca in Scienze Umane del Canada). È docente di Linguistica Italiana e di Italiano scritto e orale nel Master di Giornalismo dell’Università di Roma “Tor Vergata”, di cui ora è direttore. Collabora con riviste di letteratura italiana ed è condirettore della rivista internazionale “Dante”.
Dal novembre del 2007 è Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma “Tor Vergata” e dall’ottobre 2010 è presidente della Conferenza nazionale dei presidi delle Facoltà di Lettere e Filosofia delle Università italiane. Con molta disponibilità ha deciso di sottoporsi a una nostra intervista.
–"Dante oggi”, è il titolo della conferenza. Lei crede che per i giovani sia un tema attuale?
«Se si presenta Dante, la sua opera, soltanto come oggetto di culto direi “ni”, perché certo Dante non si discute però bisogna guardare avanti! Se invece si cerca di fare vedere come Dante abbia rappresentato delle realtà che ci appartengono e anche attraverso il tempo (per esempio la condizione umana) la necessità di superare le contraddizioni in cui siamo immersi nel 1300 come nel terzo millennio, beh allora la poesia di Dante addirittura serve, non è soltanto bella, interessante, ma può servire alla realtà moderna degli uomini e delle donne di oggi».
– Lei ha scritto molti saggi soprattutto su Dante. Come mai un amore così grande nei confronti di questa figura?
«Diciamo che non ho potuto fare a meno di questo perché Dante è il padre della lingua. Ora abbiamo festeggiato i 150 anni dell’unità d’Italia; accanto a Garibaldi, Cavour, Mazzini, Vittorio Emanuele II, in tutte le città d’Italia ci sono le vie intitolate a Dante, che è padre della patria come gli altri quattro, perché ci ha dato la lingua: ancora oggi il 90 % delle parole che usiamo appartiene a quel grande magazzino che è la “Commedia”. In tanti secoli siamo stati capaci di aumentare di un 10 %, compreso il linguaggio digitale; quindi è una lingua solida, stabile, forte».
– Oggi il mondo del lavoro chiude le porte a coloro i quali si accingono a entrare nel mondo della letteratura. Lei, invece, che messaggio lancia ai giovani?
«Dunque, io non sono un poeta, sono però uno studioso che si accosta in modo rispettoso ai testi dei grandi maestri. Quindi la mia è una professione, non è solo una vocazione. Allora ai giovani dico che non c’è dubbio: questo è un momento terribile in cui ci sono poche possibilità; dico che è necessario prepararsi per quando l’appuntamento sarà reale. Bisogna essere pronti nel momento in cui questa crisi passerà. Sono convinto che potremo uscire da questa crisi e ovviamente a quel punto spero che la qualità e il merito siano riconosciuti. Perché questo accada è necessario impegnarsi».
– A proposito della crisi, se lei fosse un politico, quale problema le premerebbe di più risolvere?
«Dunque, io darei delle occasioni di lavoro ai giovani, ma non nel senso di dare quello che c’è ma di creare le condizioni perché tutti si possano esprimere anche rispetto a realtà d’impegno nella società inedite rispetto al passato. Non posso pensare che i giovani abbiano come unico desiderio quello del posto fisso. Non è questo il punto. Il punto è di dare la possibilità di esprimersi e questo è un esempio che i grandi della letteratura e dell’arte ci danno. Diceva Boccaccio che bisogna avere ciò che oggi noi tradurremmo come professionalità, che s’impara studiando, e il fervor, la passione; E secondo me se non l’hanno i giovani e non lo danno i giovani nessuno lo può dare, al loro posto».
– Lei è originario della Puglia. Oggi, in Sicilia, si può parlare di un ritorno al Sud. Come lo trova?
«Io sarei tanto contento di essere un siciliano onorario, perché in realtà mi sono sempre appassionato alla cultura siciliana e in particolare a quella branca della letteratura italiana, che è grandissima, che è fatta dai grandi scrittori siciliani, da Verga, De Roberto, Pirandello, Capuana fino all’ultimo, di cui ora piangiamo la scomparsa, il grande maestro Vincenzo Consolo; e ancora Gesualdo Bufalino e Tomasi di Lampedusa: come vede la letteratura italiana non può fare a meno della Sicilia e la Sicilia, i grandi maestri ce lo dicono, non ha mai potuto fare a meno dell’Italia»!
Autore : Roberta Gerboni
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