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Corriere di Gela | Il saggio di Sebastiano Abbenante conquista la platea dell’«Eschilo»
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notizia del 20/11/2011 messa in rete alle 19:07:18

Il saggio di Sebastiano Abbenante conquista la platea dell’«Eschilo»

Presentato con successo, venerdì 11 novembre nell’aula magna del liceo classico “Eschilo”, il libro La pozza delle rane - paradigmi meridionali, prima fatica letteraria di Sebastiano Abbenante, saggista, critico e collaboratore di punta del nostro giornale. Abbenante, in poco più di 80 pagine, tratta, attraverso dodici narrazioni-dialogo di due amici siciliani, Peppe e Saro, i temi scottanti della modernità come l’industria del mercato, la politica, la scuola e la scarsa meritocrazia.

La pozza delle rane è il titolo di uno dei dodici dialoghi, forse quello più rappresentativo per il tema che tratta: la mancanza di opportunità e di risorse nella nostra Italia in crisi, ormai assunta a luogo comune di ogni giustificazione politico-economica.

“Supponi di avere una pozza d’acqua dove sono concentrate delle rane che saltano, gracidano, si annacquano a vicenda e cacciano i loro insetti. Fino a quando c’è posto per tutte, nessuna si innervosisce, ma quando l’acqua comincia a diminuire le più attive cominciano a dimenarsi di più. Non c’è spazio per tutte e pertanto diventa più difficile cacciare gli insetti attirati dalla pozza e saltellare nell’acqua. Più la pozza si restringe e più le rane diventano aggressive tra loro. Come italiani dovremmo chiederci perché l’acqua della pozza diminuisce e se qualcuno ci dice, fuori dalla metafora, che la causa è la crisi generale, il debito pubblico delle amministrazioni, il deficit dello Stato e quant’altro giustifica il restringimento della pozza, occorrerebbe ricordare che lo Stato italiano ha un’evasione fiscale mastodontica che è quella che dovrebbe fornire acqua alla pozza per rendere tutti più tranquilli ed un po’ rane. E sì, perché qualcuno in Italia si sente un’iguana invece di una rana e pretende di avere una pozza tutta per sé”. L’autore svela significati generali ed attuali di una Sicilia moderna che però non ripudia i propri gesti, le proprie mimiche e le proprie abitudini.

“La scrittura di questo libro – ha affermato Sebastiano Abbenante – è un tentativo di trovare un baricentro tra il dire delle cose non ovvie e farle in una maniera divulgativa, verso un bacino di lettori ampio. E’ una ricerca difficile perché entrambi sono obiettivi che si contrastano ma che possono avere un equilibrio. La pozza delle rane è un dialogo molto rappresentativo della situazione italiana oggi, una situazione nella quale mancano le opportunità rappresentate dall’acqua della pozza. Le rane, i cittadini italiani, si azzuffano perché l’acqua sta diminuendo senza chiedersi i motivi di questo venir meno dell’acqua. Nonostante quello che si pensi, la Sicilia è dentro la modernità. Anzi, oserei dire di più: la Sicilia oggi è un gradino più avanti della modernità, perché si trova al centro del Mediterraneo, fulcro dell’innovazione sociale. Il mio libro – ha concluso l’autore – vuole essere uno stimolo a ripensare la Sicilia in chiave moderna e un invito ai giovani a riflettere e a discutere, confrontandosi su quelli che sono i problemi e i fenomeni del nostro tempo”.

“ L’autore – scrive Anna Paola Di Risio, ricercatrice dell’Università RomaTre (sua la prefazione al libro di Abbenante) – riesce a far emergere una sicilianità intensa, fatta di profondo sentire, di gesti e ammiccamenti in un linguaggio colto e nello stesso tempo di estrema e piacevole leggerezza”.

“ Dopo aver esplorato a lungo la ricca bibliografia gelese per motivi di ricerca – ci ha detto la dottoressa Di Risio – sono stata affascinata dalla narrativa di Sebastiano Abbenante. Una narrativa nuova, non più strettamente ancorata al passato, bensì attenta al presente e proiettata al futuro. Nelle politiche studiamo che i luoghi che possiedono queste narrative sono i luoghi dove lo sviluppo è possibile, dove è possibile intravedere delle traiettorie e uscire dalla crisi.”

“Abbenante – ha detto il sindaco Fasulo – ha tanto da dire a questa città. Attraverso i suoi scritti arricchisce tutti noi. Con grande maestria affronta temi di estrema attualità, dando un ordine mentale agli avvenimenti che rende tutto più semplice e di facile comprensione. Nel libro si parla dei sogni degli Italiani. La realtà, purtroppo, ci propina sogni preconfezionati. Oggi più che mai c’è bisogno di quella normalità che ci aiuti a recuperare la quotidianità che negli ultimi tempi abbiamo perduto”.

“Il libro – ha detto l’on. Miguel Donegani – è una ricerca sociale. Abbenante possiede una grande vivacità intellettiva. Egli incarna il prototipo di scrittore e sociologo che vuole cambiare e migliorare la città in cui vive ed opera”. “La letteratura – ha aggiunto il prof. Luciano Vullo – deve continuare a svolgere il suo ruolo di campanello d’allarme. Vi è in questo libro il desiderio di trovare fuori dalla pozza l’alternativa. In questa pozza io ho individuato un’isola che si definisce con dei contorni ben precisi da tutto il resto che è un mare. La pozza dove vivono alcuni milioni di rane, noi, ha la responsabilità di essere al centro di questo mare infinito che fa paura”.

La manifestazione è stata organizzata dall’Associazione ex-allievi del liceo “Eschilo”, diretto dal prof. Corrado Ferro. Moderatrice, la giornalista Lorena Scimè, che ha letto anche alcuni passi del libro. Abbenante parla anche di una “Scuola che non c’è”.

“Non parlerei di una Scuola che non c’è – ha affermato il preside Ferro–. Parlerei piuttosto di una Scuola che, nonostante sia stata e continua ad essere presa poco in considerazione dalla politica nazionale, può, grazie all’autonomia e al lavoro sinergico di tutti coloro che vi operano, assolvere al suo compito, che è quello di formare l’intera società. La Scuola funzionerà sempre, anche se non funziona, perché non è fatta solo da quello che possiamo soppesare, ma anche da tutto quello per cui non esiste unità di misura. Essa è fatta, cioè, dalle singole persone”. Quello di Sebastiano Abbenante è un libro che sveglia le coscienze e sprona a non rimanere spettatori ma a divenire attori di quel processo di cambiamento e di evoluzione chiamato modernità.


Autore : Alice Palumbo

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Credetemi: la letteratura è tutt'altra cosa. Imbarazzante il saggio di cui si parla qui.

Autore: Dario 
data: 04/10/2012
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