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notizia del 10/05/2005 messa in rete alle 18:12:16
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L’amorosa cicala del poeta gelese Cammarata
Viene da ipotizzare che il gelese Michelangelo Cammarata (nella foto), che per molti anni ha vissuto fra Milano e Bergamo per motivi inerenti la sua professione presso un ente previdenziale, e dal 1980 risiede a Palermo, con la sua recente raccolta L’Amorosa Cicala (Genesi editrice, Torino, marzo 2005) abbia attinto alla filosofia orientale con innesti di atmosfere mediterranee.
Fra le sue raccolte vanno ricordate: Un’eco di pensiero del 1964; L’oasi propizia del 1965; L’uomo con ironia del 1969; I germogli di Ground Zero del 2003, oltre una serie di puntuali collaborazioni a riviste ed antologie letterarie.
Quest’ultima raccolta di haiku in cui si compone “L’amorosa cicala” trasmigra nella classicità nostrana per l’andamento bucolico che emula, in ogni caso, la forma e la sapienzialità orientale.
Questa si basa sulla essenzialità nel recepire, attraverso l’uomo e la natura, tutte quelle sensazioni che possono esplodere, improvvise come lampi a ciel sereno.
I lampi, qua, indugiano oltre il fenomeno atmosferico per impressionare l’ipotetica pellicola dell’Io poetico: nelle tempeste e nelle bonaccie.
Per giungere a compimento di tale operazione Michelangelo Cammarata si avvale anche della stagione ermetica che trovò in Ungaretti uno dei massimi esegeti, a livello nazionale, della poesia orientale.
I 110 versi di Cammarata, condensati in 222 haiku, concatenano momenti lirici di rara bellezza assemblati da apparenti brani di prosa versificata.
Nel suo palcoscenico compositivo si può tentare anche di innestare la questione del melos e dell’opsis: dove il melos è la musicalità vera e propria e l’opsis rappresenta l’apparato scenico, ovvero la natura che ci circonda e in cui si immerge Michelangelo Cammarata.
Come ci avverte Andrea Zanotto nel presentare Cento Haiku (Longanesi, Milano, 1982) “...la freschezza unica dello haiku resta nel valore di una sensazione carica di intuizioni, di un percepire illuminante per fini contrasti cromatici e logici...”.
A dimostrazione di ciò nel 212 haiku di Cammarata si legge che “Fra suoni e luci/un profumo di rosa/mendica amore/Dallo scrigno dei petali si sparge/e si propone”.
Un esempio, questo, fra i 222 testi, per chiarire che l’haiku moderno, concepito da Cammarata, è come un attimo di vita che diventa verso.
Il più alto indice di notorietà in Giappone e all’estero è stato conseguito ma Matsuo Basgò che, fin dal 1686, iniziò a comporre una serie innumerevole di haiku, e lo portò a definire quest’arte poetica come un evento minimo, semplice, naturale che deve apprezzare la quiete e la non appariscenza.
Michelangelo Cammarata procede in questa direzione attraverso “L’amorosa cicala”, ed apre ai suoi potenziali lettori inconsuete rotte di mistero gioioso e prevenire a un “collegamento creativo diretto tra lo stimolo naturale ed il linguaggio poetico”: così Sandro GrosPietro nel risvolto di copertina per stigmatizzare il percorso edificante dell’autore gelese.
Un percorso romantico, intimistico, che slarga oltre i percorsi dell’esistere in un refrattario contesto epocale.
Pathos e simbolismo si intersecano e per Cammarata rappresentano gli itinerari che preludono ad una continua ricerca oltre le “oasi in cui si accampano frotte di stelle”.
Autore : Federico Hoefer
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