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notizia del 03/11/2012 messa in rete alle 17:57:12
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Nuovo singolo per Marco Giudice e i Flanders
C’è chi la musica la fa per noia, chi se la sceglie per professione e chi invece la fa per passione. Una passione di quelle vere, radicate nel profondo, che non cambia col passare delle mode. Marco Giudice (nella foto), bassista gelese, ci racconta la sua voglia di fare musica, di trasmettere emozioni agli altri oltre che a se stesso. Di poche parole, Marco, ma d’effetto: ogni sua frase, ogni sua attenzione sono rivolte alla musica. Più che parlare preferisce suonare, e come dargli torto? Ciò che fa è il motore che lo spinge ad andare avanti. Suonare è un’esigenza, prima che una passione. Marco Giudice si definisce uno spirito libero, perché la sua voglia di fare musica gli permette di collaborare con tutti oppure con nessuno. E’ legato da undici anni al gruppo musicale gelese Deja Vu (Flanders, solo dal 2006), composto dal suo basso elettrico, dai dj Francesco Abbate e Alessandro Bunetto e dalla voce solista di Giuliana Fraglica. I Flanders adesso sono in attesa del nuovo singolo.
– Marco, quando e come hai imparato a fare musica?
«Ho cominciato nell’85. Ero solo un ragazzino appassionato all’heavy metal che ti entra dentro e ti pulsa nelle orecchie anche dopo aver smesso di ascoltarlo. Crescendo mi sono approcciato ad altri generi musicali come il pop, il funky e la fusion. Ho imparato tutto da solo, senza l’aiuto di nessuno. Posso considerarmi un autodidatta e ne sono fiero».
– Quindi come hai conosciuto la musica? Qualcuno ti ha ispirato, consigliato?
«Guardavo molti video di musicisti importanti, ascoltavo musica a non finire. Ho scelto io la strada da percorrere, ho scelto io lo strumento da suonare e l’ho comprato con i miei soldi. Un basso elettrico di quelli che prima erano davvero tra i migliori. Come per quasi tutti i bassisti, i punti di riferimento sono due: Jaco Pastorius e Marcus Miller».
– Hai mai collaborato con artisti di una certa rilevanza? Chi ti ha seguito nel tuo percorso musicale?
«Ho avuto la fortuna di incontrare bravi musicisti gelesi, come il prof. Rocco Mammano. Dal ’90 al ’91 ho collaborato con Daniele Grasso, un musicista messinese, e siamo stati in tournèe per un anno. E’ stata una bella esperienza che mi ha arricchito molto. Essendo un autodidatta non ho avuto gli agganci giusti per suonare con musicisti importanti. Ho appreso qui le mie conoscenze, nonostante mi sia allontanato poco dal territorio gelese. Conosco gli altri musicisti, suoniamo insieme e abbiamo instaurato davvero un bel rapporto».
– Qui a Gela si può vivere facendo solo il mestiere di musicista?
«Assolutamente no. Ci sono pochi locali dove suonare dal vivo e il budget guadagnato poi bisogna dividerlo con gli altri membri del gruppo. Adesso che arriva l’inverno le possibilità di suonare saranno sempre meno perché finita la bella stagione si organizzano meno serate».
– Hai un repertorio che preferisci suonare durante le tue esibizioni?
«Sì. Amo il rock, il funky, ma quando suono con gli altri mi adatto a tutto. Un musicista deve essere soprattutto poliedrico, deve essere in grado di emozionare il pubblico accontentando i suoi diversi gusti musicali, anche se siamo noi musicisti a decidere i brani da proporre durante le serate. Devo dire che al pubblico fino ad ora è sempre piaciuta la musica che suono>>.
– Marco, tu hai vissuto l’evoluzione musicale dagli anni ’70, in cui si è prodotto forse il meglio che la musica poteva offrire, fino ai giorni nostri. Cosa pensi dei ragazzi che si approcciano adesso al mondo della musica?
«Alle nuove leve dico solo di ascoltare tanta buona musica perché l’ascolto è un elemento fondamentale per chi vuole diventare un musicista. Sviluppate il vostro orecchio, riempite il vostro repertorio musicale solo di roba buona».
Autore : Greta Smecca
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