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Corriere di Gela | Schola cantorum in Cattedrale
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notizia del 22/01/2012 messa in rete alle 16:39:14

Schola cantorum in Cattedrale

Abbiamo avuto l’occasione di incontrare le responsabili del coro – Viviana Legname e Cinzia Condorelli – della Chiesa Madre di Gela, Schola cantorum. Viviana, tastierista, e Cinzia, chitarrista, hanno conseguito studi musicali in conservatorio e da anni dirigono assieme con passione questo coro di voci giovanili, che è suddiviso in quattro sezioni: tenori (Gaetano Arizzi, Francesco Bennici, Salvatore Azzolina, Marco Runza, Gabriele Runza e Salvatore Cirignotta), soprani (Rossana Dominante, Martina Gallo, Giusy Cocchiaro,Veronica Capizzello, Simona Romano, Eleonora Orlando), bassi (Ignazio Seca, Gabriele Oceana, Giuseppe Ponzio, Vincenzo Domicoli) e contralti (Manuela Cocchiaro, Eleonora Scicolone, Katia Tilaro, Marina Morreale, MariaCristina Gauci, MariaGrazia Cafà e Stefania Sciandrello).

A differenza delle responsabili, va detto che i coristi non hanno mai conseguito alcun studio in ambito musicale, ma durante le prove si impegnano poco alla volta ad addentrarsi in un complesso universo, che è quello musicale. Avuta occasione di assistere ad alcune esibizioni, le abbiamo apprezzate. Il repertorio che il coro predilige è molto variegato e fra i compositori si preferiscono dei veri colossi nel campo del canto corale, tra questi, Frisina. Il coro, inoltre, cerca di tenersi al passo con i tempi, proponendo canti nuovi. Questa realtà giovanile è già da parecchi anni presente all’interno della parrocchia, con scarsa notorietà all’esterno. Fra i giovani, invece, è diventato un punto di riferimento, e non solo una semplice attività.

Abbiamo ritenuto opportuno, quindi, saperne di più, sentendo le responsabili, impegnate in un progetto che possa trasformare la passione in servizio, contribuendo in tal modo a formare i giovani, in un periodo di in cui il problema educativo è una realtà

– Come si è formato il coro?

«Il coro è nato nel dicembre 2004 da un’idea di don Giuseppe Cafà (attuale parroco della parrocchia “Sacro Cuore” a Niscemi – nda), che ha voluto unire in questo modo alla preghiera il suo grande amore per la musica, supportato da mons. Grazio Alabiso, nostro attuale parroco. Nel corso degli anni poi, con l’introduzione delle voci maschili, quel piccolo gruppetto formato da sole nove persone si è trasformato in una vera e propria Schola Cantorum, in grado di eseguire canti polifonici di un certo spessore.»

Attualmente, le voci presenti sono venticinque, suddivise in quattro settori: tenori, soprani, bassi e contralti.

– Il 3 gennaio nella Chiesa del Rosario si è svolto il primo concerto. Da cosa è nata l’iniziativa?

«Sono stati proprio alcuni elementi del coro a proporre l’iniziativa, spinti dal desiderio di fare di più, anche se l’iniziativa non ha ottenuto inizialmente molta pubblicità; avevamo timore sulla riuscita, ma anche piene di speranza».

– Dopo questa prima affermazione, quali sono i progetti futuri?

«Contiamo di proseguire la strada che ci ha portato sin qui, cercando di migliorare e non perdendo di vista le priorità, ovvero le celebrazioni eucaristiche.»

– Secondo voi qual è il segreto della buona riuscita?

«La costanza e l’impegno. Il nostro coro normalmente si riunisce settimanalmente nei locali parrocchiali della Casa Madre, ma in preparazione di un’esibizione pubblica le prove raddoppiano e spesse volte si protraggono sino a tardi.»

– Dal mese di ottobre don Giuseppe Cafà, che personalmente dirigeva il coro, è stato trasferito e sostituito da don Angelo Ventura. Che relazione si è instaurata fra il coro e il nuovo vice-parroco?

«Don Angelo ha ben accolto questa realtà e anche se non partecipa direttamente ci supporta molto; ad esempio la sera del concerto prima di iniziare ci ha aiutati con una preghiera a Maria Ss. d’Alemanna, cui il coro si affida da sempre». – Quale messaggio mandate all’esterno?

«Che fare parte di questo coro è un’esperienza molto gratificante, anche se nel nostro caso la musica è una passione da mettere al servizio altrui e non fine a se stessa. Infine, il messaggio più importante è che anche nelle realtà più piccole esistono, anzi, ci sono dei tesori, dei talenti su cui dovrebbe essere puntata maggiore attenzione.»


Autore : Roberta Gerboni

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