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notizia del 02/05/2010 messa in rete alle 16:24:33
La memoria (pro)fonda di Luciano Vullo sugli orrori ad Auschwitz-Birkenau
Testo teatrale, ricostruzione storica, cronaca processuale: definizioni tutte possibili per un'opera rivolta ad una riflessione, mai banale e scontata, quanto, invece, legata ad accadimenti che hanno segnato un novecento, brutale e, per certi aspetti, decisamente arcaico.
Un giudice istruttore, un imputato, un ambiente asettico ed anonimo: è una parte del secolo breve descritto dal britannico, Eric Hobsbwm, in fondo, ad essere giudicato.
Auschwitz-Birkenau, luogo fisico ed al contempo, degenere, poiché immorali erano le condotte pianificate da un esercito ritenutosi, troppo facilmente, portatore di nuovi e “rivoluzionari” canoni d'azione e di esistenza.
L'interrogato, nel testo redatto dall'autore, tal Heinrich Stillig, ma, in realtà, Herr Oswald Pohl, come da “Atti del Processo di Norimberga”, responsabile dell'Ufficio Amministrativo-Economico del campo di concentramento, quasi incapace di distaccarsi dall'inquadramento burocratico dell'esercito del Fuhrer, ripetendo una litania, costante, ed a tratti snervante, così si difende dalle accuse: “mi occupavo esclusivamente dell'Ufficio Amministrativo-Economico”.
Non un campo di concentramento, quello di Auschwitz-Birkenau, secondo l'imputato, ma un efficiente macchina produttiva: tutti i tratti, insomma, di una suddivisione del lavoro e della sua conseguenziale spersonalizzazione, basi fondamentali di precedenti disamine filosofiche e sociologiche.
Nessuna remora, completa assenza di rimorsi o sensi di colpa, “gli ordini dovevano essere eseguiti, e non era mio compito sindacare ordini superiori”.
Sotto di lui, intanto, anime di uomini, donne, bambini, si agitano, commentano, si lamentano, come giudici estranei ai codici ed alle leggi terrene, intendono imporre la loro volontà, soggiogata, in vita, dalla violenza militare e burocratica dei carnefici.
Luciano Vullo fotografa in “La memoria (pro) fonda” un evento, un fatto, a pieno titolo tra i paragrafi più influenti del secolo breve.
Scriveva Bertolt Brecht, “O Germania, udendo i discorsi che risuonano dalla tua casa si ride. Ma chiunque ti vede dà di piglio al coltello”.
Autore : Rosario Cauchi
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