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notizia del 21/10/2007 messa in rete alle 15:33:15
“Per i faggi di Longi” , nuova raccolta di poesie per Angelo Vullo
Si dimostra sempre difficoltoso l’approccio con la poesia del giovane gelese Angelo Vullo che, con regolarità, a partire dal 2001, ha licenziato i suoi volumi di poesia.
Risale a quell’anno l’esordio con “Fiori d’autunno”; l’anno seguente è la volta di “Superfluo” e, quindi, “Tra le secche e l’amore” (2003); “Versi Orfani, Waiting for Their lost half” (2005); “59 Rosse al BH” (2006). Senza dimenticare il romanzo “La miseria del paradiso” presentato da Giorgio Barberi Squarotti per l’editore Sciascia, ed i racconti “Matrjoska” per l’Autore Libri di Firenze (2005).
È di questi giorni il volume “Per i faggi di Longi”, per le edizioni Joker di Novi Ligure, che si avvale della articolata presentazione del suo direttore editoriale Mauro Ferrari.
Nell’asfittico panorama della poesia dei poeti locali, quella di Angelo Vullo si caratterizza per le originali intuizioni e per il lessico, lontano dagli appiattimenti convenzionali e collaudati della lirica di matrice scolastica, stantia e non più idonea alle innovazioni ed agli apporti tematici affidati alle nuove generazioni.
Le composizioni di Vullo non concedono nulla allo sdolcinamento, alla ormai asfittica tendenza di matrice sociale, ne a determinati apporti ipocriti di un certo perbenismo di maniera o di facile approccio di tendenza rotocalchesca a popolare-televisiva da bassa leva.
Per certi versi la poesia di Angelo Vullo risulta anche dissacrante, ironica quanto basta, inclusiva di accadimenti epocali mascherati da dissertazioni intimistiche e pseudo filosofiche sulla conduzione umana: dettata dalla certosina osservazione del circostante, piatto e presuntuoso.
Pare, a volte, che le trame, le proposte siano vissute mediante un certo compiacimento soggettivo e linguistico, per approdare agli spazi in cui si svolgono gli “eventi”.
Ed il lettore, non condizionato da tradizioni classicheggianti, partecipa al “gioco” del poeta quando il dettato è “…intessuto dei miti che collegano e unificano l’immagine della donna come donatrice di vita (e morte): Demetra e Kore/Persefone si fondono con la Santa Lucia di Siracusa”.In ogni caso la difficoltosa poesia di Vullo deve essere centellinata per gustarne le misteriose essenze, il caleidoscopico ruotare fra gli anfratti dell’esistere.
Autore : Federico Hoefer
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