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notizia del 16/12/2007 messa in rete alle 15:28:56
Camilleri rispolvera il mito greco
Il lungo racconto di Andrea Camilleri uscito il 31 ottobre scorso, Maruzza Musumeci (Sellerio), si beve in un sorso. Ma è acqua di mare e mette in subbuglio budella, cuore e cervello. È un “cunto” che si inarca su quasi un secolo di storia e di vita siciliane, dal 1850, anno di nascita di Gnazio Manisco, il protagonista maschile, all’estate del 1943, quando Gnazio muore e la Sicilia viene liberata nella distruzione. Ed è una favola che riscrive il mito delle sirene omeriche, con Maruzza e la “catananna” Minica (e poi con Resina, figlia di Maruzza) che fungono da entità talattiche e che, vendicatesi finalmente dello sgarro di Ulisse attraverso l’uccisione di chi ne rievoca il nome, possono votarsi all’amore e far proprie addirittura, e realizzare, le parole autentiche di Nausicaa che esprimono i suoi sogni nuziali con l’eroe naufrago, pronunciate direttamente nel greco di Omero. È una novità assoluta, quest’ultima, nell’opera camilleriana, e il suono dell’antica lingua greca sembra fondersi miracolosamente con quello del siciliano arcaico inventato da Camilleri.
La contrada Ninfa, una lingua di terra che si inoltra nel mare di Vigata e sulla quale Gnazio costruisce pian piano una casa che nello stile anticipa inconsapevolmente la migliore filosofia dell’architettura del XX secolo, è così crocevia di reincarnazioni e presenze spettrali del mito: non solo le sirene (Minica, Maruzza, Resina), ma anche le due Ninfe ninfomani che la abitavano e da cui essa prende il nome e persino Scilla, col viso ridotto a una “crozza” con tre file di denti, che ogni cinquecento anni viene a piangere il suo Glauco sotto l’ulivo saraceno e rende folle chi la vede.
Un po’ stridente e forzato, forse, il riferimento al pittore e grafico statunitense Lyonel Feininger e all’architetto e urbanista tedesco Walter Gropius, eroi del Bauhaus (ai tempi e nel tono tragicomico di Patò, Escher e Penrose erano più funzionali al carattere grottesco della vicenda), ma nel complesso questa favola metalinguistica rapida e delicata – che oltre a Omero rende omaggi intertestuali a Soldati e a Tomasi di Lampedusa, al Cola Pesce riscritto da Calvino e alle femminote di D’Arrigo – lascia un segno non insignificante nel cuore e nella memoria del lettore.
Autore : Marco Trainito
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