|
notizia del 03/04/2011 messa in rete alle 14:21:33
|
Corradino (presidente giornalisti siciliani): «Pronti ad affrontare le sfide del futuro»
A margine dei lavori dell’assemblea annuale dei giornalisti di Sicilia, svoltasi sabato scorso ad Agrigento, abbiamo realizzato una breve intervista con il presidente dell’Ordine, Vittorio Corradino (nella foto). Gli spunti, dopo la relazione sullo stato di salute del giornalismo siciliano che aveva esposto agli iscritti, non sono mancati.
– Presidente, da cosa si deve guardare la stampa nazionale e siciliana?
«La professione è oggi più che mai al centro di attacchi politici da parte dei cosiddetti poteri forti, che mal tollerano la libertà di stampa e la democratica espressione di critica. Il diritto dei cittadini ad essere correttamente informati non può essere negato, e questo nemmeno invocando il sacrosanto diritto di ogni individuo alla privacy e alla riservatezza. Già in passato la libertà dei giornalisti è stata limitata da iniziative giudiziarie, da perquisizioni e da sequestri di computer e documenti, il tutto anche in violazione di quanto la Corte europea dei diritti dell’uomo ha sancito in numerose sentenze. Qui in Sicilia siamo arrivati persino al paradosso di un procuratore capo che ha chiesto di vedere gli articoli ancora prima della loro pubblicazione. Sempre più difficile è invocare la tutela delle fonti, baluardo indispensabile della libertà d’informazione e, dunque, della democrazia. La casta dei politici collusi, dei finanzieri mafiosi, delle grandi imprese, degli imprenditori senza scrupoli, di quelli che con un termine alla moda possiamo definire “scafisti dell’editoria”, vuole continuare a gestire potere e affari senza che nessuno possa dar loro fastidio. Noi, giornalisti siciliani, impegnati in prima linea sul fronte della lotta alla mafia, ribadiamo il nostro no a progetti di censura e di snaturamento della professione».
– Cosa si è fatto, o si sta facendo, sul fronte dell’aggiornamento professionale in Sicilia?
«Lo scorso anno, non appena eletto presidente, dissi che l’Ordine di Sicilia deve avere tra i suoi obiettivi la crescita professionale e culturale degli iscritti e la formazione dei nuovi giornalisti. Lo stiamo già facendo con l’introduzione di seminari e corsi ad hoc per gli aspiranti pubblicisti, così come già da tempo avviene per i praticanti che si accingono a sostenere a Roma l’esame di abilitazione professionale. Seminari che con grande sacrificio teniamo noi stessi consiglieri, senza alcun compenso e che non comportano per l’Ordine alcun esborso finanziario supplementare. Anzi, permettetemi di cogliere l’occasione di ringraziare i colleghi consiglieri che con tanto impegno in questi mesi hanno contributo al successo di questo step formativo. Analogamente, abbiamo introdotto anche un colloquio finale con il singolo aspirante pubblicista, colloquio propedeutico all’iscrizione all’Albo. Sul fronte dei colleghi professionisti, invece, intendiamo varare una serie di seminari di aggiornamento professionale, sui più svariati temi (dal giornalismo economico alle politiche comunitarie, dalla cronaca giudiziaria all’informazione sanitaria a quella legata al mondo agricolo), tutto ciò nel tentativo di creare giornalisti più esperti e più vicini alle singole problematiche».
– Dalla sua relazione ci è sembrato di cogliere qualche riserva sulla scuola di giornalismo fino a poco tempo fa attiva a Palermo. E così?
«Bisogna partire dai numeri. Le cifre documentano in modo inequivocabile come negli anni passati ci sia stato un aumento considerevole degli iscritti. Nel 2000 in Sicilia c’erano 1862 pubblicisti e 561 professionisti; oggi – i dati si riferiscono al marzo di quest’anno – ci sono 3859 pubblicisti e 1023 professionisti. Sono dati che preoccupano, perché ho sempre ritenuto che ad un aumento numerico degli iscritti dovrebbe corrispondere un tessuto produttivo editoriale tale da garantire l’inserimento professionale dei nuovi colleghi. Certo, per quanto riguarda il numero dei professionisti ha inciso in maniera determinante in Sicilia la presenza dal 2000 al 2008 della scuola di giornalismo legata all’Università di Palermo, che in quasi dieci anni di attività ha sfornato decine e decine di giovani i quali, una volta superato l’esame di abilitazione a Roma, hanno contribuito a creare una manovalanza giornalistica sottopagata, facile preda di editori con pochi scrupoli. Di questi professionisti, solo pochi sono riusciti ad inserirsi a pieno titolo nel mondo del lavoro giornalistico; gli altri o vi hanno rinunciato o, dopo anni, sono ancora alla difficile ricerca di una prima occupazione. Nel 2008, poi, dopo un’ispezione compiuta da una commissione mandata da Roma, la convenzione tra Università di Palermo e Ordine nazionale dei giornalisti è stata rescissa. E qui mi fermo. Permettetemi solo di dire che – da semplice consigliere dell’Ordine – in anni non sospetti, avevo già espresso delle perplessità sul corso di laurea in giornalismo. Purtroppo, e ripeto purtroppo, avevo ragione».
– Sui pubblicisti cosa ci può dire?
«Discorso diverso va fatto per i pubblicisti, che rappresentano la grande parte degli iscritti all’Albo. In questo caso non c’è dubbio che il fattore decisivo è ancora oggi rappresentato da una legge che prevede un percorso fin troppo facile per potere richiedere l’iscrizione. La prevista e auspicata riforma dell’Ordine, attualmente all’esame della commissione cultura della Camera, dovrebbe finalmente mettere dei paletti, ridisegnando la stessa figura del giornalista pubblicista. In passato qualcuno ci ha accusato di avere aperto troppo le porte dell’Ordine. Si tratta di un’accusa che respingiamo non per partito preso ma semplicemente perché riteniamo che il compito di un Ordine sia quello di attenersi alle funzioni che la legge gli attribuisce, funzioni che non sono sganciate dalla consapevolezza del ruolo di Ente di diritto pubblico non economico. Nella sostanza, se ci sono colleghi che hanno lavorato per anni nelle redazioni di giornali o di altri organi di informazione e ci dimostrano di avere i requisiti previsti, sarebbe contrario al dettato ordinistico non iscriverli».
– Su quali fronti saranno chiamati a impegnarsi i giornalisti siciliani nei prossimi anni?
«Auspico che i prossimi anni vedano i giornalisti siciliani pronti ad affrontare le sfide del futuro, di una nuova frontiera dell’informazione che non ha ancora mostrato i suoi limiti; un’informazione che diventa sempre più tecnologica e globale ma che, nei casi peggiori, finisce per essere asservita ad una strisciante manipolazione mediatica. Occorre più unità tra i giornalisti, occorre difendere quei princìpi sanciti dalla nostra legge istitutiva. In un’epoca in cui persino il dettato costituzionale è messo in discussione, quella dell’Ordine dei giornalisti sarà pure una legge superata e anacronistica, ma i princìpi su cui si fonda sono universali e hanno il dolce sapore della democrazia e della libertà».
Autore : Rocco Cerro
» Altri articoli di Rocco Cerro
|
|
|
In Edicola |
|
Cerca |
Cerca le notizie nel nostro archivio. |
|
|
|
|