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notizia del 28/05/2013 messa in rete alle 00:14:48
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Cunta.13 chiude con la «decrescita felice» di Pallante
Da qualche tempo molti ne parlano, ma pochi sanno di cosa si tratti esattamente: la decrescita felice. Questo è l’argomento che verrà affrontato nell’ultimo appuntamento con la rassegna Cunta.13, organizzata dall’associazione culturale Datereinmezzoalmare.
L’incontro si svolgerà venerdì 24 maggio, al Tropicomed, e avrà come ospite relatore Maurizio Pallante (nella foto), fondatore nel 2007 del Movimento della Decrescita felice, un’associazione nata sui temi della demitizzazione dello sviluppo fine a se stesso. Pallante, laureato in lettere, già professore e preside, è principalmente attivo come saggista e esperto del risparmio energetico: è stato, nel 1988, uno dei fondatori del Cure (comitato per l’uso razionale dell’energia).
Maurizio Pallante parte dal presupposto che non sempre ci sia una correlazione positiva tra crescita economica e qualità della vita e in questa fase storica la crescita, non solo non è più in grado di ripartire, ma nemmeno di creare nuova occupazione. Il termine decrescita nasce in ambito economico, e contesta il concetto di crescita illimitata, impossibile in un pianeta dalle risorse limitate. Ma subito il concetto si sposta in ambito filosofico, cioè come un approccio alla vita, determinato dalla limitazione degli sprechi e dal rispetto di ciò che ci circonda.
«L’economia – ha detto Carmelo Scicolone, presidente dell’associazione – è una delle discipline che abbiamo voluto trattare in questa terza edizione di Cunta, e che affronteremo anche nella prossima serie di incontri. In modo particolare la decrescita felice, è un concetto che in pochi ancora conoscono. Quella di Pallante è un punto di vista insolito, smontando l’assurda convinzione che il Pil misura il benessere di una collettività. Il Pil è un indicatore monetario e come tale misura il valore economico dei beni e servizi che vengono scambiati, è questo è l’inganno perché non tutti i beni e servizi corrispondono ad un reale benessere. Si tratta di prodotti e servizi che noi sappiamo da chi vengono prodotti, ma non sappiamo come il consumo venga distribuito. Il Pil non tiene conto di molteplici elementi, cardini dello star bene».
Nel pil non si conteggiano ad esempio le azione di volontariato, un regalo fatto senza ricevere pagamento o un gesto gentile. Se invece si è depressi e si acquistano psicofarmaci o si sta incolonnati per ore nel traffico, consumando carburante e respirando gas di scarico, dovremmo gioire perché stiamo facendo crescere il nostro Paese. Il movimento è in linea di pensiero con il filosofo ed economista Serge Latouche, secondo cui il fine dell’economia della crescita non è quello di soddisfare i bisogni, ma crescere per crescere attraverso un processo che parte dalla produzione e prosegue con il consumo, il tutto con un profitto che arricchisce un numero di persone sempre minore. Il risultato è quella di una crescita senza crescita, che è quella che stiamo attraversando oggi, fatta di poche risorse, molta disoccupazione e una crisi che si presenta ciclicamente.
«Nelle costituzioni di Ecuador e Bolivia, recentemente approvate – ha sottolineato Carmelo Scicolone – per la prima volta è stato dichiarato che il fine ultimo della società è il benessere e non la prosperità economica».
Decrescita non significa necessariamente sacrificio o rinuncia, ma favorire uno stile di vita sobrio e limitato per far fronte a problemi ambientali e sociali. Nella visione della decrescita le comunità raggiungono una autonomia energetica e alimentare, nulla viene importato e si consuma solo ciò che si produce. Inoltre se una comunità è autosufficiente è naturale che si stabilisca un rapporto intenso tra la popolazione e il proprio territorio.
In questo modo tutto ciò che non è necessario consumare, non va prodotto, e ciò secondo Latouche non significa recessione ma un un taglio selettivo del Pil, nel caso della recessione invece si assiste ad una discesa incontrollata. Maurizio Pallante vive da qualche anno in una cascina tra i boschi e le colline del Monferrato astigiano, dove coltiva ortaggi per autoconsumo e legge i libri di eretici del pensiero e svolge attività di ricerca.
A curare la postfazione sarà il giovane docente gelese di Istituzioni di Economia e Politica economica all’Università di Messina, Alessandro Morselli. Con la decrescita felice si conclude la rassegna Cunta.13, che anche quest’anno è stata caratterizzata da conferenze tenute da relatori che hanno manifestato un pensiero libero che ha indotto il vasto pubblico, che immancabilmente si è presentato, alla riflessione.
Autore : Filippa Antinoro
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