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notizia del 18/12/2009 messa in rete alle 13:39:07
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Quel brutto film dei cinema chiusi
Nata inizialmente come arte puramente visiva, per lo più accompagnata da musiche dal vivo, oggi l’attività cinematografica mostra tutto ciò che fa parte di una società evoluta nel bene e nel male. Dai primi esempi di cinematografia, giungono a noi capolavori che riflettono la nostra condizione. Immancabili all’appello i fautori del più grande apporto che ci giunge. I fratelli Lumière nel 1895, proiettano al Grand Cafè des Capucines di Parigi, i primi film della durata di un minuto ciascuno. Anche le città più arretrate furono coinvolte in questo processo evolutivo. A Gela il fiorire delle cosiddette “arene”, portò un po’ di innovazione. Queste sale cinematografiche all’aperto, accoglievano dai 500 ai 600 spettatori. Un periodo paradossalmente florido per la città, dato dalla nascita di molti cinema, ma dalla chiusura di altrettanti. Il perché questi cinema abbiano avuto vita breve, rimane per molti un quesito irrisolto. Organizzazioni poco funzionali o sfortuna imprenditoriale?
Gli anni 40-50 sono anni di novità. Le arene diventano un diversivo piacevole per molte famiglie. Di certo non parliamo degli anni della pay- tv, di internet, ma degli anni in cui era inimmaginabile anche l’energia elettrica. Lo storico Gelese Nuccio Mulè ci racconta di quegli anni passati, ma vivi nel ricordo di chi li ha vissuti.
– Cosa ricorda delle arene esistenti a Gela?
«Negli anni 50-60 c’erano diverse arene. L’Arena del sole si trovava dove attualmente c’è il Museo Regionale. L’arena Aurora nei pressi dello ospizio; ed ancora l’arena stella del mare invece, era situata dove è sorto di recente il parcheggio Arena. Ne ricordo ancora un’altra situata sotto il Municipio utilizzata poi come campo di concentramento durante lo sbarco americano a Gela. Per quanto riguarda i cinema al chiuso, il Granvillano ha avuto vita breve. L’Ariston dopo un periodo fortunato ha chiuso i battenti, a causa dell’invenzione della televisione. Il comunale è chiuso dal 1975. La sala multiusi di Macchitella per esempio, veniva sfruttata sia come teatro che come cinema. Ricordo che al Mastrosimone assistetti ad alcune operette: Cincillà, il paese dei Campanelli, ecc.».
– Cosa ne pensa della chiusura delle arene e dei cinema di Gela?
«Dopo la creazione del petrolchimico, le amministrazioni hanno modificato la struttura della città. L’abusivismo ha avuto ampio spazio. Per quanto riguarda le strutture al chiuso invece, credo si sia trattato di amministrazioni errate. Gela ha avuto un destino diverso. Ha pagato le conseguenze della nascita della raffineria. Se non avessimo avuto il petrolchimico, probabilmente avremmo anche una mentalità diversa».
– Quanto è stata danneggiata la città a suo parere?
«Questa condizione di grandi interessi, ha impedito a Gela di comparire perfino negli itinerari turistici isolani. Il colpo di grazia lo dobbiamo all’amministrazione Crocetta. Gela è apparsa come la città invivibile, luogo in cui è rischioso uscire di casa. L’operazione mediatica che ha realizzato ci ha condotto allo stato attuale».
Anni lontani, ma ancora vivi nella memoria di chi assisteva a quegli spettacoli. Un cittadino gelese ci ha ampiamente mostrato come erano strutturate le arene.
– Da quali elementi era costituita l’arena?
«Veniva realizzata in spazi molto ampi. C’era una cabina di proiezione alle spalle degli spettatori. La pellicola era sempre proiettata nel pomeriggio, con circa tre rotazioni. Oltre al biglietto con l’aggiunta di cinque lire, si poteva acquistare un cuscino. Le sedie erano di ferro, quindi per evitare la forte umidità molti utilizzavano questo cuscino. A fine proiezione venivano lanciati in aria, era qualcosa di spettacolare. La biglietteria era una costruzione in mattone e la struttura era di poco in discesa».
– Quali film è andato a vedere?
«Diversi. I più richiesti erano i film western e quelli d’avventura. Fra i nomi più importanti del cinema vi erano Totò, Peppino ed Edoardo De Filippo. I primi posti, più vicini allo schermo erano i più economici. Quelle più distanti, costavano di più. Le proiezioni erano solo estive. In caso di pioggia, gli spettatori potevano rivedere il film la sera successiva».
Diversi gli esempi di cinema che a Gela hanno conosciuto anni floridi, per poi finire tristemente abbandonati. Abbiamo sentito la testimonianza dell’avv. Alberto Trainito, uno degli amministratori dell’ormai ex cinema Mastrosimone. Una delle strutture più ampie presenti a Gela, che inizia l’attività cinematografica nel 1943. Oggi un ricordo lontano.
– Avv. Trainito, da quanto tempo è chiuso il cinema Mastrosimone?
«Da giugno 2005. Ad un certo punto del percorso, alcuni soci hanno voluto interrompere questa cooperazione. Dopo aver valutato attentamente che gli affari erano in netta diminuzione, siamo arrivati al dunque. Parte dei soci non gelesi, ha preferito interrompere la partecipazione».
– Secondo lei perché a Gela i cinema non sopravvivono?
«Le cause sono svariate. Rispetto al passato l’affluenza di pubblico è molto diminuita. L’era moderna ha penalizzato le strutture cinematografiche. Anche la pirateria per esempio è un fenomeno che ha inciso negativamente».
– Come spiega questo calo repentino?
«Lo spettatore va al cinema se c’è un film di grande interesse. Anche le altre strutture hanno constatato forti cali. Credo che questa diminuzione sia ormai inarrestabile. Difficilmente si tornerà indietro».
– Il Mastrosimone tornerà ad essere un cinema?
«Improbabile. Chi rileverà l’immobile, punterà a ben altre destinazioni d’uso».
Non è stato possibile reperire la testimonianza di Angelo Tilaro, proprietario del cinema Royal, che ci avrebbe consentito una visione ancor più ampia sui cinema in città.
Autore : Martina La Gristina
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I Vostri commenti
vorrei capire perchèè stato interpellato lo
Autore: gianni romano
data: 22/12/2009
Evidentemente in questa che qualcuno ancora osa definire
Autore: Mjrko
data: 01/01/2010
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