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notizia del 21/05/2011 messa in rete alle 11:55:04
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Presentato alla Galleria Rossini il nuovo romanzo di Domenico Seminerio, “Il volo di Fifina”
È stato presentato lunedì 16 maggio alla libreria “L’araba Fenice” dia via Rossini, il nuovo romanzo di Domenico Seminerio “Il Volo di Finina” uscito da pochi giorni per l’editore Flaccovio. A presentare magistralmente la nuova fatica dello scrittore calatino è stata la prof.ssa Sissi Sardo, docente di storia delle lingua e grammatica italiana alla facoltà di lettere e filosofia dell’università di Catania. Davanti ad un pubblico attento e interessato, l’attore catanese Melo Motta ha declamato alcuni brani del romanzo dando voce e immagine ai personaggi, ai luoghi e alle storie descritte nel suo libro da Domenico Seminerio. Inoltre, il maestro Giovanni Guglielmino, attraverso le note del suo pianoforte, è riuscito a esprimere i suoni dell’emozioni che il romanzo suscita.
La trama che si snoda attraverso una concatenazione di eventi casuali, degni della narrazione del miglior Borges e della vena fantastica di Luigi Pirandello,esprime la sicilianità tipica dell’opera di Seminerio. Il protagonista, Gerlando Montevago, di origine siciliana, arriva per la prima volta in un paesino dell’isola per risolvere un problema d’eredità con lo zio paterno, viene a conoscenza di una serie incredibile di accadimenti, risalenti al 1936, che si intrecciano con l’attualità dei giorni nostri.
All’autore, arrivato al suo quarto romanzo, abbiamo chiesto di parlarci della sua nuova fatica e dei temi narrativi a lui cari.
– Come nasce questo nuovo romanzo?
«Da una storia che mi ha raccontato mio padre tanti anni fa, un evento fantastico accaduto a metà degli anni trenta nel suo paese d’origine, in provincia di Agrigento, in occasione della festa della patrona. Secondo i riti del tempo, una giovane e minuta donna, a cui si attribuivano poteri di maga, è stata convinta a salire su una mongolfiera di carta che poi è stata fatta decollare. L’incredibile è che la mongolfiera, invece di planare e ritornare in terra, è sparita tra le nuvole nel nulla»
– Una leggenda di paese, insomma?
«Mio padre mi raccontava questa storia come vera, diceva che ne è stato anche testimone. Personalmente non sono riuscito a trovare conferma di questi fatti parlando con altre persone. Teniamo conto che il tutto si è svolto durante la festa della “Martire Gloriosa”, santa protettrice del paese, per cui il prodigio assume natura sacra ma è attribuito a ragioni del tutto profane».
– In questo romanzo, ritorna l’argomento religioso da lei già trattato in precedenza?
Ho affrontato il tema della religiosità, così come viene vissuta in Sicilia, in uno dei miei precedenti romanzi il cammello e la corda pubblicato da Sellerio nel 2006. Con questo romanzo torno su questo argomento, sul modo in cui noi viviamo la religione: pieno di riti pagani che poco lascia agli aspetti spirituali. Da noi più che altrove la religione arriva quasi al fanatismo, ma alla fine abbiamo più paura delle streghe che dei santi».
– Al quarto romanzo, si può dire che Domenico Seminerio è ormai uno scrittore professionista?
«Continuo a scrivere storie della Sicilia, per cui mi considero uno che racconta la sicilianità. Il miei modelli di riferimento sono senza dubbio Borges e Pirandello, con il loro realismo fantastico. Insieme a questi due sommi autori, la mia scrittura è intrisa dalle opere dei grandi della letteratura siciliana, del resto credo che ogni autore venga influenzato da suoi autori di riferimento. Vorrei però sottolineare che la materia dei miei romanzi mi viene fornita principalmente dalla nostra realtà, tanto fantastica da rasentare l’irrealtà».
– L’altro argomento che lei affronta nelle sue opere è la mafia, o meglio il modo con cui i siciliani vivono la mafiosità?
«Soprattutto nel mio primo romanzo, Senza re né regno (Sellerio 2004), affronto la patologia della vita civile così come si svolge nella nostra isola: dove la raccomandazione diventa la regola e dove non sei nessuno se non ti presenti a nome di qualcuno che conta. Questo bisogno di un’entità “superiore” che decide sempre per il “meglio”, sempre presente e a cui nessuno sa rinunciare. Del resto anche nel manoscritto di Shakespeare (Sellerio 2008), compare il boss del paese a cui, più che la verità storica sull’identità del grande autore britannico che il manoscritto potrebbe rivelare, interessa l’affare che ne potrebbe venire dal punto di vista economico».
– Lei conosce bene Gela, a preso l’iniziativa di aprire la prima libreria in questa città. Cosa pensa del livello culturale di Gela?
«Venivo da ragazzo a Gela in estate a fare i bagni a mare. Ho scritto delle cose sopra il sito archeologico di Monte San Mauro, nei pressi di Caltagirone, di cui Gela è stata la città madre. Per cui ho con Gela un legame molto stretto. L’iniziativa della libreria, dove aiuto mia figlia che la gestisce, risponde alla potenziale domanda di cultura che Gela ha per numero di abitanti e livello d’istruzione della sua popolazione. Cerchiamo di fare del nostro meglio organizzando presentazioni di libri e promuovendo la lettura. Speriamo che la città capisca il nostro sforzo».
Autore : Emanuele Antonuzzo
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