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Corriere di Gela | “C’è disagio, ecco come uscire dal guado”, intervista al presidente del Consiglio comunale
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notizia del 17/09/2007 messa in rete alle 09:59:01

“C’è disagio, ecco come uscire dal guado”, intervista al presidente del Consiglio comunale

A tre mesi circa da un parto travagliato come non mai, la giunta comunale, nata con malformazioni al pari di tanti sfortunati e innocenti bambini, rischia di subire le prime amputazioni. Soluzione traumatica che appare necessaria per non provocare altri danni e per favorire un decollo che tarda ad arrivare. La città è allo sbando, regna una strisciante forma di anarchia, lo stesso sindaco Crocetta pare abbia mollato la presa, forse con la testa ormai ai suoi prossimi traguardi politici. Si candiderà alle Europee? Aspetterà le prossime Politiche? O ritenterà di ottenere la candidatura a governatore della Sicilia? E per ultimo, è vero che abbia mosso passi per entrare nel Pd, con i buoni uffizi del suo amico Lumia, destinato a contare comunque nella nuova formazione politica anche quando, su invito di Franceschini, 2° di Veltroni, è uscito dalla corsa per la segreteria regionale per appoggiare il sindaco di Messina Genovese?
Ma torniamo alla situazione politica di casa nostra e alle anomalie che si trascina dall'indomani delle ultime elezioni.
Fuori dall’esecutivo sono rimasti Margherita (4 consiglieri), Dc-Udeur (1), Noi Democratici-Italia di Mezzo (1), Liberali (1) e Libera Città Civile (un consigliere eletto – l’avv. Dioniso Nastasi – che però ha avuto la vicepresidenza del Consiglio). Dentro sono 6 diessini (anche se la Nuara e la Calò sono state fatte passare come scelte del sindaco), 2 della lista Cittadinanza Democratica (nessun consigliere eletto),1 del Pdci (un consigliere eletto), 1 socialista (un consigliere eletto). E sono 10. I primi malumori non si sono fatti attendere e ci sono già state iniziative per cercare di uscire dal guado. Italia di Mezzo, Liberali e Dc-Udeur hanno chiesto una verifica politica prima dell’approvazione del bilancio, che è già approdato in aula anche se la discussione non è ancora iniziata.
E la Margherita? Ne abbiamo parlato con Giuseppe Di Dio (nella foto), presidente del Consiglio comunale, che insieme al segretario Renato Cassarà regge il partito a Gela dall’inizio dell’anno. Di Dio (nella foto mentre presiede l’Assemblea), molto attivo da quando ha assunto la carica istituzionale, interviene sulla situazione politica attuale, indicando un percorso che, secondo lui, potrebbe superare l’attuale stallo e dare l’impulso necessario alla coalizione per fronteggiare i gravosi problemi che affliggono la città. A partire dal problema dell’acqua, dall’occupazione, l’ambiente.
– Presidente, è soddisfatto di come stanno andando le cose?
«Direi di no. Vedo che c’è un malessere strisciante che attraversa tutta la coalizione. Questa città ha bisogno di un esecutivo forte e rappresentativo quanto più possibile delle forze alleate. Noi della Margherita siamo rimasti fuori perchè tre mesi fa le condizioni non c’erano. Pensavamo che comunque, anche grazie al nostro appoggio esterno la giunta potesse dare le risposte che la città aspetta. Le cose, però, non vanno bene. Noi siamo disposti ad entrare, ma ci vuole il percorso giunto perchè questo avvenga».
– Lei da dove comincerebbe?
«Intanto bisogna rendersi conto che la verifica che andremo a fare è di tipo politico e non programmatico. A questo punto, il sindaco capisce che c’è una situazione di disagio nell’alleanza e demanda ai segretari di partito di formulare una proposta condivisa. Indicherei un altro percorso, che mi sembra più praticabile, e cioè che il sindaco faccia un giro di consultazioni bilaterali e, ponendosi una scadenza precisa, sia lui a fare una proposta”.
– Cos’altro proporrebbe?
«Stabilire nuove regole che prevedano la composizione dei gruppi con non meno di tre consiglieri. Questo potrebbe favorire il superamento dell’impasse sulla rappresentanza in giunta dei partiti più piccoli».
– Come?
«Se si dovesse creare la disponibilità di un solo assessorato, questo potrebbe andare ad uno tre dei partiti minori e rappresenterebbe tutti e tre, formando per esempio un gruppo unico in Consiglio».
– A metà ottobre, Ds e Margherita diventeranno un partito unico e alla primavera prossima ci saranno le elezioni provinciali. Quanto contano queste scadenze importanti nella situazione attuale della politica locale?
«Beh, io credo che l’importanza di queste scadenze sia condivisa non solo dalla politica gelese. Certo, la nascita del Pd investe la politica nazionale, in prospettiva direi anche quella internazionale; è ovvio che le elezioni provinciali destino più interesse a livello localistico. Ed è proprio per questo che, per rasserenare gli animi e rafforzare la coalizione, evitando pericolose fughe in avanti di qualche pezzo della coalizione, in vista di questi eventi bisogna intervenire subito per eliminare frizioni, o peggio insanabili fratture».
– La Margherita a luglio non è entrata in giunta di fronte all’offerta di un solo assessorato. Quali potrebbero essere oggi le condizioni per rientrare nell’esecutivo?
«Noi non abbiamo mai posto condizioni e non ne porremo neanche oggi. Se oggi diamo la nostra disponibilità è perchè, come secondo partito della coalizione e tra un mese come parte integrante del più grosso partito nazionale, sentiamo la responsabilità di dare il nostro contributo per la soluzione di taluni problemi. Ed io, nella veste di presidenza del Consiglio, al di là dell’appartenenza politica, già dall’indomani dell’insediamento mi sono dato un gran da fare per rappresentare nelle dovute sedi i bisogni di questa comunità. Lo faremo ancora meglio con i nostri rappresentanti in giunta».
– Faccia un’ipotesi di nuova composizione dell’esecutivo?
«Non spetta a noi, men che meno a me, suggerire soluzioni di questo tipo. Ci sono il sindaco e i segretari di partito per occuparsi di questo aspetto, che è politico».
– Lei non è il segretario del suo partito, ma è uno che conta all’interno di esso. In caso di assegnazione di due assessorati alla Margherita, che scelta farete?
«C’era già un orientamento su come muoverci. Uno lo avremmo designato tra i consiglieri comunali eletti e l’altro scelto dalla segreteria e dalla direzione del partito, che potrebbe anche indicare uno dei candidati non eletti oppure in rappresentanza della società civile. Per quest’ultimo, personalmente vorrei che fosse veramente espressione della società civile e non legato a questo o a quel personaggio politico. E’ lo stesso metro di valutazione che vorrei venisse applicato nella canea in corso per le designazioni dei candidati alle segreterie regionali, provinciali e locali del nascituro Partito Democratico, che purtroppo sta venendo alla luce senza il dovuto coinvolgimento della base. Le scelte verticistiche non sempre sono quelle giuste e spesso finiscono col provocare danni».


Autore : Rocco Cerro

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