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notizia del 19/07/2006 messa in rete alle 09:47:00
Gela, città delle grandi truffe
Gela città della legalità? Direi piuttosto città delle grandi truffe. Che magari non provocano morti ammazzati ma lasciano sul campo la fiducia nel prossimo e la voglia dei cittadini di crescere, di industriarsi, di sviluppare l’economia collettiva, di promuovere imprese.
La prima grande truffa è quella messa in atto dal sedicente promotore finanziario Giacinto La Marca, che ha rastrellato ingenti somme (si parla di venti milioni di euro) da oltre duemila risparmiatori di Gela e del comprensorio, diventando poi uccel di bosco e dileguandosi col bottino.
Mi dispiace per tutti quegli sprovveduti cittadini, che in qualche caso hanno affidato al truffatore i risparmi di una vita, la liquidazione o il denaro messo da parte per sposare i figli.
Mi dispiace, ma una riflessione va comunque fatta, e riguarda l’animo umano. Il meccanismo delle truffe, di tutte le truffe, è sempre lo stesso: convincere le potenziali vittime che si sta facendo un affarone, oppure promettere lauti guadagni e vantaggi mirabolanti. Ognuno di noi si sente un po’ “furbetto”, un po’ più degli altri, e di fronte alle prospettive rosee abbocca come un cefalo ubriaco. Avviene in quasi tutti i campi. Dalla politica (Berlusconi docet) alle truffe del “compare” per la strada, dove con la scusa di dovere riscuotere un’eredità e la promessa di una notevole provvigione si inducono gli sprovveduti di turno a prelevare in banca i risparmi.
Pare che il La Marca promettesse interessi del trenta per cento. Ma come? Abbiamo dimenticato la truffa di Sucato a Villabate? E quella del niscemese Carrubba, ad un tiro di schioppo, che ha rastrellato i risparmi di buona parte dei suoi concittadini, e che per dimostrare la sua solidità aveva anche realizzato un pastificio che lavorava in perdita?
E poi, scusate, di fronte a rendimenti che oggi, nel migliore dei casi, non superano il sei per cento, non puzzava un po’ la promessa del trenta per cento di interessi?
La risposta è lì, nell’avidità dell’animo umano, che ci porta spesso a dimenticare ogni cautela, ogni difesa, di fronte a prospettive che poi però si riveleranno fasulle.
Mi dispiace, lo ripeto, dal lato umano, per i truffati, ma in fondo se la sono cercata.
L’altra grande truffa della nostra città antimafia, antiracket ed antiusura (ma non antitruffa…) è quella che si è consumata negli ultimi giorni a danno dei tifosi e di tutta la città con la vergognosa vicenda del Gela Jt.
Il Presidente Carrabino, che pure ha commesso qualche errore di gestione, è stato “sedotto e abbandonato” dal Sindaco Crocetta. I debiti della Società si conoscevano da tempo, l’allarme era stato lanciato già a febbraio, c’era tutto il tempo necessario per pianificare il risanamento dei conti. Ma nessuno si è mosso nei tempi giusti. Quando l’acqua ormai era alla gola, finalmente il Sindaco si è attivato, ha dato una mano a trovare nuovi capitali, ma ormai era tardi per salvare la C1 e tardi per salvare la Società dal fallimento. Si voleva arrivare al “lodo Petrucci”, alla ripresa del calcio con una nuova Società che partisse senza debiti, e l’obbiettivo è stato raggiunto.
I truffati, in questo caso, sono tanti. A partire da Carrabino, per continuare con i tifosi del Gela Jt, con tutta la cittadinanza, e con i creditori della vecchia società, che con il fallimento non vedranno il becco di un quattrino. I dirigenti che hanno lasciato in dote i debiti (la maggior parte delle pendenze
risale a tre-quattro anni fa) la passeranno invece liscia, e magari faranno parte della nuova compagine societaria.
Ma di tutto ciò parleremo in maniera molto più approfondita un’altra volta. Per ora possiamo rilevare che l’Associazione antiracket a Gela è ormai sorpassata: è giunta l’ora di costituire l’Associazione antitruffa. Alla quale non so se Rosario Crocetta potrà iscriversi.
Autore : Giulio Cordaro
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I Vostri commenti
Tengo a precisare che La Marca non era un Promotore Finanziario ma semplicementr un agente assicurativo.
Non ritengo corretto screditare una categotria professionale che prevede rigidi controlli da parte della Consob, una iscrizione all'albo e sanzioni pesanti su chi non rispetta le regole dettate dal complesso e articolato
Autore: Demetrio Alaimo
data: 26/08/2006
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