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notizia del 07/06/2004 messa in rete alle 09:39:15
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Il Consiglio torna a boccheggiare
Forse speravano nel colpaccio, ma purtroppo non ci sono riusciti. In apertura di seduta i gruppi politici facenti capo al centro sinistra vistisi in netta maggioranza rispetto alle opposizioni di centro destra hanno pensato bene di stravolgere l’ordine del giorno chiedendo il prelievo degli atti da votare urgentemente per poi deliberare la sospensione delle sedute consiliari in considerazione degli impegni politici dei consiglieri nella campagna elettorale per le europee. L’atto pomo della discordia è stato quello concernente la nomina del difensore civico. Naturalmente il centro sinistra aveva tutte le ragioni di votarsi quell’atto perché sicuramente avrebbe designato una persona a loro vicina, solo che aveva fatto i conti senza l’oste. Probabilmente riteneva che con un quorum di 12 consiglieri l’avrebbe spuntata, ma invece non è stato così perché la doccia fredda è venuta quando il segretario generale ha annunciato che, nonostante l’esito favorevole del prelievo, il regolamento non avrebbe consentito legittimamente di proseguire perché si prevedeva espressamente un quorum di presenti di 16 consiglieri.
Quindi tutto rinviato a dopo le elezioni forse quando si saranno calmate le acque e le opposte fazioni potrebbero tornare a dialogare, semmai l’avessero mai fatto sinora. Per il mancato bersaglio non si sono strappati i capelli i componenti del centro sinistra, ma hanno tenuto duro di fronte agli inviti galanti del forzista Catalano di ritirare la proposta di prelievo. Hanno preferito tutti rispondere pan per focaccia rinfacciando gli atteggiamenti inaccettabili che il centro destra ha sempre opposto quando si è trattato di nomine e cariche istituzionali.
“Avete fatto man bassa – è stato sottolineato dai banchi del centrosinistra – avete preso tutto coprendo ogni area quando eravate al-l’amministrazione”.
La campagna elettorale servirà a dare libero sfogo a ciascuno di dire la propria e, a seconda degli esiti del 12 e 13 giugno, poi si vedrà.
Ma andiamo ai dettagli della seduta che per la verità è stata condotta serenamente anche se non è mancata qualche punta di polemica e di provocazione nelle parole di Catalano, Bonura e Italiano. Ma tutto nell’ambito della moderata dialettica.
La seduta ha inizio con la proposta da parte del consigliere Carmelo Ferrara de “La Margherita” di prelevare il punto riguardante la nomina del difensore civico. Il consigliere comunista Bonura è dell’avviso che la seduta debba chiudersi con l’approvazione degli atti urgenti e poi decidere di sospendere le sedute per consentire ai consiglieri di partecipare alla campagna elettorale. Questo è un discorso che non viene ben visto dai consiglieri di centro destra che si sentono spiazzati in quanto sono pochi in aula. Alle 21 se ne contano appena 5.
«Sono d’accordo di andare ad esitare le proposte urgenti – afferma Massimo Catalano di Forza Italia – ma abbiamo una qualche difficoltà sulla proposta di prelievo del punto riguardante la nomina del difensore civico avanzata da Ferrara. Sono comunque certo che dopo le mie argomentazioni, lui ritirerà la proposta. L’istituto del difensore è un atto importante per i cittadini e che per la sua elezione ritengo che ci debba essere una presenza molto più solida di quella di stasera, ossia che siano rappresentate tutte le componenti politiche per un approfondito dibattito. Cosa che purtroppo non c’è. Da parte nostra c’è questo incidente di percorso in quanto siamo in pochi. Pertanto chiedo formalmente che questa elezione venga rinviata alla prossima seduta consiliare».
Il consigliere Salvatore D’Arma molto garbatamente risponde che è stata vagliata ampiamente questa ipotesi, ma alla fine hanno deciso per il no. «Se la storia ci avesse detto – aggiunge il diessino D’Arma – che nel passato il vostro comportamento sarebbe stato di collaborazione istituzionale, credo che questa sera non ci sarebbe stato alcun ostacolo ad accettare la vostra richiesta. Ma purtroppo alla luce dei fatti questa collaborazione non c’è mai stata». Anche il consigliere Ferrara risponde picche. «Non posso ritirare la mia proposta – continua il rappresentante de La Margherita – ed a Catalano non voglio fare alcun discorso di numeri, ma voglio semplicemente dire che vogliamo continuare la seduta per deliberare tutti gli atti urgenti e poi mi associo alla proposta di Bonura di sospendere la seduta». La seduta incomincia un po’ ad accalorarsi e Catalano richiede la parola che il presidente pro tempore Cirignotta gli concede con un certo disappunto proveniente dai banchi del centro sinistra.
«Noi ci siamo comportati esattamente come vi siete comportati voi del centro sinistra per otto anni – ribatte il consigliere forzista –. I vostri inviti sono stati spesso strumentali. E’ da un anno che il consigliere Di Giacomo si è dimesso dal consiglio di staff. Il regolamento prevede un componente vada all’opposizione. Da quando abbiamo esitato il regolamento, ciò non è avvenuto. E poi un’altra cosa. Pregherei il consigliere Italiano, membro della Commissione d’indagine, a dimettersi dal momento che si è dichiarato indipendente di centro sinistra. Infine voglio annunciare che qualora da parte del centro sinistra si insistesse di volere votare sul difensore civico, noi usciremo dall’aula per far mancare il numero legale. Vi prego quindi ancora una volta di riflettere».
La risposta alle provocazioni di Catalano non tarda ad arrivare ed a prendere la parola è il consigliere capogruppo dei comunisti italiani Giuseppe Bonura che pur rispettoso nei confronti del consigliere forzista manifesta tutto il suo disappunto rimproverando lui e i suoi colleghi della Casa della Libertà di avere fatto valere sempre i numeri quando erano loro a governare. «Non venite a darci lezioni – aggiunge Bonura – perché non rimettete in discussione tutto il vostro operato? Le riconosco una grande dignità e potrebbe anche dire che avete sbagliato. Discutiamo di ciò che avete fatto. Ma stasera i numeri li facciamo valere noi. Abbia la bontà di consentirci di esprimere il nostro rappresentante votando democraticamente. Avete i telefonini, siamo disposti ad aspettare l’arrivo dei vostri consiglieri comunali così stasera potremo dare alla città il suo difensore civico».
A questo punto interviene il consigliere Rosario Italiano che dopo avere abbandonato il ruolo di capogruppo dell’Udc si è dichiarato indipendente di centro sinistra. In un primo momento è tentato di rispondere in malo modo e con tono aggressivo – come egli stesso rimarca con una cadenza che è gli è tipicamente propria – alla provocazione di Catalano che lo invita a dimettersi da membro della Commissione consiliare d’indagine in rispetto al regolamento che all’art. 17 comma 4 prevede che hanno diritto a far parte dell’organo consiliare solo membri di minoranza. «Il dettato di dimettermi – continua Italiano – arriva dalla stessa persona che ebbe a farmi questioni quando fui inserito nella commissione che presiedo e che tutt’oggi non ha il coraggio di dirmelo pubblicamente. Ma lui non conosce la legge che legittima la mia presenza in commissione. Se non mi sono dimesso non è dovuto al fatto di essere legato alla poltrona, perché se così fosse non avrei abbandonato il ruolo di capogruppo dell’Udc. Il vero problema è che in quella coalizione si usa dare dei dettati ed il consigliere Catalano è caduto nel tranello di parlare perché gli è stato suggerito dall’alto. Sarebbe bene che le leggi e i regolamenti venissero studiati con attenzione prima di pronunciarsi in un certo modo. La legge dice che la Commissione d’indagine non può essere presieduta da chi sostiene l’Amministrazione. Io non ho mai dichiarato di sostenere l’Amministrazione. Perché dovrei, dunque, dimettermi? Il motivo c’è ed è riconducibile alla logica di quella parte politica che guarda sempre laddove c’è qualche posto o qualcosa da acchiappare. Voglio a questo punto ricordare che chi mi ha proposto verbalmente di dimettermi non ha avuto il coraggio di chiedermelo in questa sede. Devo dire che lasciando il centro destra mi sono liberato di un grande peso. E lo ripeto che la cosa più bella che ho avuto dalla vita è stata quella di staccarmi dal centro destra. Dichiaro infine che mi dimetterò da quella commissione allorquando la mia posizione diventerà illegittima legalmente e deontologicamente. Chiusa questa parentesi mi dichiaro favorevole al prelievo proposto da Ferrara perché la città ha bisogno del difensore civico».
Con gran fermento e le proteste provenienti dagli scranni del centro sinistra, il presidente pro tempore Enzo Cirignotta ridà la parola a Catalano che la chiede per fatto personale. A stento riesce a leggere alcune righe dell’art. 15 regolamento per chiarire a Italiano i motivi per i quali ritiene che debba dimettersi.
Subito dopo Cirignotta mette ai voti il prelievo proposto da Ferrara che riceve il voto favorevole di 10 consiglieri e il voto contrario degli altri 2. A quel punto tutti i consiglieri del centro destra abbandonano l’aula. Del centro destra rimane solo il consigliere liberale Antonio Sammito ed il consigliere Cirignotta a presiedere ancora per poco.
C’è un momento di sbandamento nell’aula proprio nel momento in cui il segretario generale comunica ai consiglieri presenti che il prelievo è da ritenersi illegittimo in quanto lo statuto comunale prevede la stessa procedura della votazione del presidente del consiglio comunale. Non c’è quindi il quorum legale e funzionale. A quel punto Cirignotta chiede la verifica del numero legale, si alza e abbandona l’aula definitivamente. Il segretario è costretto ad intervenire per chiedere formalmente che chi ha il dovere di farlo vada a svolgere il ruolo di presidente dell’assemblea. Dopo alcuni minuti di attesa, si alza dal suo posto il capogruppo Ds Giuseppe Arancio presumendo di essere il consigliere più anziano e dopo avere proceduto alla verifica del numero legale è costretto a dichiarare sciolta la seduta per la presenza in aula di soli 11 consiglieri insufficienti a proseguire nella seduta.
Autore : Nello Lombardo
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