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notizia del 11/03/2004 messa in rete alle 09:36:12
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Il sindaco Crocetta spegne la sua prima candelina
Abbiamo chiesto a Rosario Crocetta (nella foto) l’intervista che segue, in concomitanza con il suo primo anno da sindaco della città. Un’intervista a tutto campo realizzata per posta elettronica. Nell’inviargli le domande avevamo raccomandato sincerità massima e quanto meno diplomazia possibile. Sperando che abbia rispettatto questi elementari parametri, la sottoponiamo al giudizio dei lettori.
– Lei, nel messaggio di fine anno, ha definito il suo 2003 come “annus mirabilis”. Quanto di mirabile c’è stato e quanto di “horribilis”?
«Rispondo alle domande del “Corriere”, da casa mia, via Internet. Sono le otto del mattino ed ho le luci accese. Non so se fuori ci sia il sole o no, per ragioni di sicurezza non posso aprire le serrande, qualche raggio di luce entra fra le fessure di qualche serranda un pò difettosa. Avverto, però, radiosissima la “Luce” che sento dentro di me e che mi da la forza di continuare fra attacchi senza precedenti, minacce e centinaia di esposti – anonimi e no – contro di me, nella logica “o morto o in galera”. Quando vivi così, o hai delle ragioni superiori, un sistema di valori – tutto ciò che correttamente chiamiamo Dio – oppure rinunci, ed io non rinuncio, anzi ogni giorno sento che la scelta che ho fatto, che viene condivisa dalla stragrande maggioranza dei cittadini, è una scelta giusta, poiché prepolitica, in altri termini una scelta etica. So di provocare con queste mie riflessioni le solite posizioni, quelle delle persone libere che condividono e quelle delle persone accecate dal senso di appartenenza che non intendono rinunciare alla polemica neppure di fronte all’evidenza. Pazienza! “Omnia munda mundis”.
Lo sguardo puro riconosce la purezza, così come riconosce l’orrore! Per quel che mi riguarda cerco sempre di riconoscere anche nelle posizioni dei cosiddetti “avversari” le ragioni, lo sguardo terso di una persona leale che ti combatte con strumenti leali, così come per una sorta di spirito “felino”, riconosco subito la malafede e la strumentalità di alcune posizioni: lei ha fatto parte della giunta Gallo! E poi quegli incarichi di consulenza... Le stesse cose che dicevano contro il sindaco Orlando, accusato di provenire dalla Dc e di avere diversi consulenti – grazie ai quali ha cambiato il volto di Palermo – come se un’esperienza per un malinteso senso dell’ap-partenenza possa chiudersi nella rappresentazione semplicistica del male. Sì, questo è veramente “orribilis”, attaccare gli altri senza motivo, attribuire loro cose che non hanno fatto e non pensano. Pazienza, fa parte del giuoco. Solo che l’esercizio dialettico di qualcuno io lo pago sulla mia pelle e questo giuoco lo paga la città che vede ostacolata l’esigenza del “Rinascimento”. L’espressione “Annus Mirabilis”, l’ho tratta dal titolo di un romanzo di Geraldine Brooks che narra la storia di una donna – è l’anno 1666 – che in un piccolo villaggio, mentre divampa la peste scopre il valore della solidarietà e la forza che viene da Dio.
A me piace molto una Preghiera inserita in quel libro “Hai allontanato da me i miei compagni, mi hai reso un orrore ai loro occhi. Sono prigioniero senza scampo; si consumano i giorni nel patire. Tutto il giorno ti chiamo, Signore, a te protendo le mie mani. Ma io, Signore, a te grido aiuto, e al mattino giunge a te la mia preghiera».
– Qual è stato il problema per la cui risoluzione ha speso maggiori energie?
«Il tentativo degli avversari di bloccare l’opera di pulizia. Quest'anno abbiamo raccolto il 30% di rifiuti in più degli anni passati – e non basta– non sono contento, bisogna fare di più. Tutti ricorderanno gli ostacoli per effettuare la raccolta dei rifiuti sette giorni alla settimana, le difficoltà per l’eliminazione delle discariche, “la ruspa della legalità” ostacolata dal consigliere Paolo Di Giacomo e poi dissequestrata, poi il fatto che attendo dal mese di agosto di assumere un ruspista.
Poi la necessità di fronteggiare agli esposti, alle querele, agli attacchi continui e quotidiani nei confronti di un sindaco e di un’amministrazione che vuole cambiare “musica”.
– La cosa di cui va maggiormente fiero?
«Avere sbloccato circa 150 miliardi di vecchie lire di opere pubbliche: Palazzo di Giustizia, Palacossiga, parcheggi, loculi, illuminazione di Manfria, illuminazione Gela-Manfria, manutenzione, giardini, arredo urbano, ecc.. Tutte cose che daranno i frutti nei prossimi mesi, quando inizieranno tutti i lavori. La firma del protocollo di legalità, la nuova disposizione sulla trasparenza degli appalti, l’operazione “Notte di San Lorenzo” per la rotazione del personale, l’entusiasmo che si è creato nella macchina comunale. In pochi mesi abbiamo sbloccato un programma che ri-chiede almeno una legislatura».
– Il muro contro cui ha dovuto sbattere?
«La politca “politicante”, quella che antepone le polemiche alla necessità di lavorare insieme per il bene comune».
– I suoi avversari politici lo additano come il figlio della giunta Gallo, che francamente non è passata alla storia come una delle migliori. Quanto c’è di quel modo di operare nella sua amministrazione?
«Ho gia risposto prima. In ogni caso, la giunta Gallo è stata la migliore fra tutte le amministrazioni che mi hanno preceduto. Rispetto a tale giunta voglio rappresentare un processo di continuità per le cose positive e di discontinuità in relazione alle nuove tappe che richiede la situazione odiera. Franco Gallo ha dovuto fronteggiare l’eredità di una città interamente abusiva consegnata dai governi precedenti, noi abbiamo il compito di un programma di rilancio, “Il nuovo Rinascimento”. Obiettivi dunque diversi, in momenti storici differenti».
– La giunta Gallo si afflosciò perché forse impostata più sulla mediazione politica che sul consenso. La sua appare più orientata verso il consenso che non sulla mediazione. Da qui i suoi primi problemi con l’opposizione e con alcuni dei partiti della sua coalizione, vedi i socialisti di Boselli, i Liberalsocialisti che vorrebbero entrare in giunta e per ultima la Margherita. Non pensa che per andare lontano oltre al consenso bisognerebbe non perdere di vista i rapporti con i partiti, perlomeno con quelli del cartello che lo hanno sostenuto?
«Non ho mai perduto di vista i rapporti con la politica. La mia giunta è stata decisa dai partiti della coalizione, sono uno dei pochi sindaci italiani, che non ha rivendicato alcuna quota per sé, ritenendo che gli assessori della coalizione che mi ha sostenuto sono tutti miei assessori. I socialisti di Boselli non sono entrati in giunta, proprio perchè ho voluto onorare l’impegno assunto con i partiti che prevedeva l’ingresso in giunta del consigliere Rinciani e la conseguente surroga in Consiglio comunale di altro consigliere della lista ds-sdi, considerato che Antonio Rinciani era candidato proprio in quella lista. Lo sdi non ha voluto rinunciare al consigliere comunale, una scelta totalmente rispettabile. Non ho particolari problemi con la Mar-gherita che non siano riconducibili al confronto politico fra alleati ed alla dialettica interna fra i militanti di un partito politico che ha il diritto di discutere apertamente al proprio interno. Il confronto con la coalizione per me rimane un bene prezioso».
– L’ultimo suo comizio è stato giudicato “pesante”, nei toni e nei contenuti. Il risultato che ha ottenuto – querele a parte – non pensa che poteva essere raggiunto diversamente?
«Non ho paura delle querele, poichè non ritengo che si sia diffamato alcuno. Il comizio è un metodo democratico di partecipazione alla vita politica ed amministrativa. Siamo ormai troppo abituati ai discorsi che si fanno all’interno delle mura del Palazzo, dimenticando la politica della gente. La politica è partecipazione, coinvolgimento dei cittadini non semplice espressione dei tatticismi. La gente mi ha votato perché mi riconosce la virtù del parlare chiaro, di dire la parola onesta, quella parola che non cela nulla, ma che svela gli intrighi ed il malaffare. Che vuol dire pesante? Che ho detto quello che penso!?! Meno male, finalmente un pò di verità».
– Gli si rimprovera una forte imposizione della sua personalità e di lasciare poca autonomia agli assessori. E’ così?
«Quando mai “avere una forte personalità” è stato considerato un difetto per un politico? In tutte le biografie che ho letto tale caratteristica viene considerata un fatto positivo. Gli intellettuali ed i politici dalla forte personalità, in genere, ricevono i complimenti. Gli assessori della mia giunta, sono assessori “forti”, di grande personalità ed impegno e lavorano in totale autonomia. Non ho mai cercato di interferire sull’attiva di nessun assessore. In un sistema maggioritario è inevitabile la visibilità del sindaco, il suo essere al centro del confronto. Sono una persona modesta e umile, ma intransigente, tutte le persone che hanno dei principi sono intransigenti, lo sono molti consiglieri comunali, molti dirigenti, gli assessori della giunta. Io amo le persone dalla forte personalità, anche quando hanno idee diverse dalle mie. Mi piace confrontarmi con i forti temperamenti».
– Altra critica ricorrente è quella di ergersi ad unico paladino della legalità, di parlarne troppo con il rischio di proiettare l’immagine di una Gela dove impera ovunque il malaffare. Lei come risponde?
«La mafia e l’illegalità rovinano l’immagine della città. La lotta contro di esse ci fa onore, ci fa riscoprire l’orgoglio di essere gelesi. Nell’ultimo anno di Gela si parla bene in Sicilia, in Italia ed all’estero».
– Nelle due ultime campagne elettorali, quella che l’ha visto impegnata in prima persona e l’altra a sostegno della candidatura di Collura, lei aveva promesso che si sarebbe intestato la battaglia per la realizzazione del progetto Gela-provincia. Ad oggi, però, da parte sua non sembra essere stata spesa una parola sulla questione. Non le interessa, non ci crede o ha cambiato idea?
«Assolutamente no, ritengo, anzi, che sia la questione più importante per Gela. Solo che tale soluzione dipende dalla Regione Siciliana, in poche parole, dal Governo Regionale, che deve essere incalzato».
– Un’altra questione dove lei è sembrato poco interessato è un partenariato con la Provincia per la gestione dei corsi universitari. Lei saprà che sono ormai quasi 500 gli studenti che frequentano lezioni a Gela, tra Econonia e Scienze della comunicazione e che sono stipati in aule prestate dal Commerciale “Sturzo”. Non pensa che il Comune dovrebbe anch’esso fare la sua parte per potenziare la struttura?
«Certamente sì e siamo pronti a fare la nostra parte quando qualcuno ce lo chiederà.»
– Ad un anno esatto, molto probabilmente la sua giunta avrà bisogno di qualche aggiustamento. Cosa non ha funzionato?
«E’ stata la migliore giunta dal dopo guerra ad oggi, con l’inserimento non solo di notevoli esperienze, ma anche di giovani alla prima esperienza che in questi mesi hanno maturato una grande professionalità, attraverso un impegno totale. Sono completamente soddisfatto del grande lavoro di tutti gli assessori».
– E’ vero che si candiderà alle prossime elezioni europee?
«Non ho ambizioni personali. Tutto il mio impegno politico è stato sempre per Gela, l’unica la vera compagna della mia vita. Le candidature non sono un gioco che in genere faccio segretamente, tanto è vero che quando sono stato candidato a sindaco, mi si accusava di essermi candidato da solo. Da sindaco, tutto quello che io faccio e decido, lo faccio e lo decido insieme ai cittadini ed alla mia coalizione. Come diceva Pertini, hic manebo optime (quindi rimarrò ottimamente – ndr)».
– Le lascio lo spazio per un messaggio ai gelesi.
«Grazie gelesi, per il sostegno che mi date, insieme ce la faremo a dare un grande futuro alla Città, il Rinascimento di Gela, una prospettiva di legalità, sviluppo, partecipazione, lavoro, giustizia e progresso».
Autore : Rocco Cerro
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