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notizia del 19/12/2006 messa in rete alle 09:27:42
Uffici pubblici desertificati
La mia professione mi porta di continuo, volente o nolente, a relazionarmi con vari uffici pubblici, ovvero quegli uffici di enti statali o parastatali o locali che, per definizione stessa, dovrebbero offrire al cittadino “servizi” nel modo più efficiente possibile.
Ma molto spesso non è così, e il cittadino, nonostante i buoni propositi parolai, continua ad essere considerato “suddito” anziché effettivo detentore del potere (in quanto l’esistenza stessa degli uffici pubblici è giustificata solo ed esclusivamente dai servizi resi al cittadino).
Un esempio di tale “pratica” è l’Agenzia delle Entrate di Gela, che fin dalla sua apertura ha pagato la poca considerazione da parte della Direzione Regionale palermitana.
Un luogo dove i contribuenti dovrebbero trovare conforto ed assistenza per pagare le tasse dovute nella misura giusta e senza disagi, e che invece è divenuto ormai esso stesso fonte di continui disagi e vessazioni.
Ricordiamo i fatti: a fronte di una pianta organica di ottanta unità, la media delle presenze a Gela non supera i trenta impiegati, mentre agenzie come Caltanissetta o Agrigento hanno personale in esubero che “si gratta” da mattina a sera col beneplacito dei sindacati di settore.
L’Agenzia delle Entrate, nella sua connotazione nazionale, è divenuto un Ente moderno, al passo coi tempi, dove si ragiona in termini di “budget”, obiettivi, produttività e via dicendo. Tra gli obiettivi non c’è di sicuro la soddisfazione dei contribuenti, mentre la produttività è tenuta in gran conto, e si misura in ragione del numero di pratiche evase. Siamo a fine anno, e il 31 dicembre scade il termine ultimo per notificare una gran mole di atti che altrimenti andrebbero in prescrizione.
Ecco quindi che la gran parte delle risorse dell’Ufficio viene distolta dai normali compiti ed impiegata nella corsa alle notifiche. Vengono così bloccati, per un mese circa, gli sportelli dedicati ai consulenti ed ai contribuenti per la discussione delle migliaia di “cartelle pazze”, degli avvisi bonari pirandelliani, dei fermi amministrativi alle automobili, degli sgravi di ruoli per i quali l’esattoria continua ad iscrivere ipoteche sugli immobili.
A Gela i cittadini subiscono i disservizi, ma a Palermo i dirigenti dell’Agenzia se ne fregano altamente. Fanno come Penelope, che tesseva la sua tela di giorno per disfarla la notte: loro mandano qualche unità in più per un paio di mesi e poi, zitti zitti, la rimandano a casa propria riportando l’Ufficio di Gela alla situazione precedente di carenza. Gela era e rimane periferia della periferia, senza che gli ordini professionali trovino il coraggio civico di dire basta a situazioni che appaiono, soprattutto per loro, mortificanti.
Un altro degli uffici poco funzionanti, o per nulla funzionanti, è l’assessorato allo sviluppo economico del Comune di Gela , che preferirei chiamare “assessorato della desertificazione”.
E in effetti recarsi in questi giorni in quest’ufficio è come fare un viaggio avventuroso nel Sahara, meglio che la Parigi – Dakar: una sola impiegata a cui rivolgersi, oberata di lavoro, mentre tutto il resto del personale si è fatto trasferire, o usufruisce di malattie e ferie, o è stato destinato a compiti diversi per turare qualche falla.
Per comprendere meglio : l’assessorato in questione è l’interlocutore di tutti quei cittadini che vogliono aprire un’attività di commercio a posto fisso, commercio ambulante, pubblici esercizi, barbieri, parrucchieri, panificatori, ottici, giornalai; sovraintende ai mercatini rionali e ai mercati ambulanti straordinari; si occupa dei piani commerciali; e via dicendo. Da quegli uffici si dovrebbe organizzare e pilotare lo sviluppo economico della città. E invece c’è il deserto più cupo: stanze chiuse, pratiche introvabili in assenza dell’impiegato addetto, cittadini che salgono e scendono le scale (l’ascensore è rotto da tre anni) imprecando.
Mi viene da ridere, amaramente, al pensiero che l’Amministrazione comunale ha intenzione di realizzare a Gela una sorta di Etnapolis 2: a parte il fatto che una tale idea causerebbe la chiusura di decine di esercizi commerciali impoverendo, e non arricchendo, la città, vorrei capire come e in quale misura quest’assessorato sovraintende ai suoi compiti istituzionali, se non riesce neanche ad offrire ai cittadini un servizio che si possa lontanamente definire decente.
Ciliegina sulla torta: uno dei capiufficio andrà in pensione dal 31 gennaio prossimo. Buon senso vorrebbe che già da qualche mese questo funzionario venisse affiancato da colui che lo sostituirà nel servizio. E invece no, nessun affiancamento. E dall’1 febbraio 2007 i cittadini continueranno a subìre lungaggini e ritardi perché chi occuperà quel posto non saprà dove mettere le mani e come gestire le pratiche. Amministrazione della legalità? No, della desertificazione.
Autore : Giulio Cordaro
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