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| notizia del 11/10/2005 messa in rete alle 09:16:52 Storie di straordinari disservizi negli uffici pubblici Il Presidente del Comitato di quartiere di Settefarine, con sei componenti del direttivo, si è recato, su appuntamento, all’Assessorato Lavori Pubblici del Comune di Gela, ma solo per constatare che non c’erano né l’assessore né il dirigente. Forse avevano dimenticato l’impegno, o forse ne erano stati distolti da improvvise emergenze, chissà. Tra l’altro, l’assessore Cassarà non è nuova a simili fatti: nel mese di giugno ha incassato una mozione di sfiducia dal consiglio comunale perché invece di essere in aula a rispondere ai consiglieri si era attardata sul palco di Piazza San Francesco per festeggiare la promozione del Gela Jt. Ma è diventato pressoché impossibile, per i cittadini, parlare col Sindaco, perché i giorni di ricevimento del primo cittadino sono ormai semplicemente indicativi e gli appuntamenti slittano anche per settimane e mesi. Non resta che accendere il televisore e ascoltare confusi e commossi il “verbo” di Crocetta (senza possibilità di replica, però, perché la Tv non è ancora interattiva). I problemi si possono però discutere con i funzionari competenti, a condizione che si riescano a trovare. Questo non accade solo al Comune, ma in buona parte degli uffici pubblici del territorio, dove con frequenza sempre maggiore si apprende che “il funzionario è fuori stanza”. Grazie, ho capito, ma volete dirmi dov’è o magari quando lo potrò trovare? No, non è possibile, è fuori stanza e basta, conviene riprovare in un'altra occasione. Il “fuori stanza” può significare tutto: una urgente riunione d’ufficio (che però non andrebbe fatta in orari di ricevimento del pubblico), uno spuntino al bar (di durata mai inferiore a mezz’ora), la spesa per la famiglia, altri impegni personali non meglio identificati. E il cittadino aspetta, prima con calma, poi con crescente nervosismo, di potere esporre il suo problema, ma in parecchie occasioni rinuncerà per tornare a casa deluso e arrabbiato. Per poi ritornare all’attacco: ritenta, sarai più fortunato (forse). Mi rendo conto che sto facendo gravi illazioni, per le quali dovrò scusarmi. In verità gli impiegati “fuori stanza” sono quelli che lavorano di più: non come i loro colleghi sempre fermi incollati alle loro scrivanie ad esaminare scartoffie. I “fuori stanza” risolvono i problemi in modo dinamico, senza mai fermarsi, si muovono di continuo per andare all’origine delle cose, e la loro importanza è dimostrata dal fatto che, in loro assenza, spesso nessuno dei colleghi “immobilisti” è in grado di sostituirli. Talvolta si verificano anche barzellette di tipo contrario. All’Ufficio Colloca-mento di Gela (del quale qualcuno dovrà spiegarmi i motivi della sua esistenza, che mi sfuggono), per “motivi di organizzazione interna” il protocollo è aperto al pubblico dalle 11 alle 13. Riuscire a protocollare prima delle 11 significa rivolgersi all’amico di turno, ammesso che sia disponibile a contravvenire alla regola. Ma dalle 9 alle 11 cosa fanno gli articolisti addetti al protocollo? Sono così oberati di lavoro da non potere apporre un timbro volante sui documenti da protocollare? No di certo, ma chi dirige ha dato un ordine e questo va rispettato. Anche se questo ordine insulso crea problemi ai cittadini e alle imprese. Ecco la classica dimostrazione che certi uffici pubblici, in maniera anacronistica, non esplicano la loro azione a vantaggio degli utenti, ma secondo i propri interessi. Gli utenti si adeguino, sbattano pure, e stiano zitti: qualunque cosa accada, gli impiegati, soprattutto se sono “fuori stanza”, stanno lavorando per noi… Autore : Giulio Cordaro » Altri articoli di Giulio Cordaro |
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