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notizia del 25/02/2006 messa in rete alle 05:42:20
Il sommo diritto genera somma ingiustizia
Il collega Giulio Cordaro, apprezzato collaboratore di questo giornale, ancora una volta, con i suoi articoli, mi offre lo spunto per sviluppare alcune riflessioni, che sottopongo al giudizio dei lettori.
La scorsa settimana, il collega si è occupato della vicenda relativa all’appalto (revocato) per la costruzione della chiesa di Santa Lucia, vinto da un’impresa edile, che, dovendo allegare, alla documentazione di rito, anche il certificato antimafia, rilasciato dalla Prefettura di Caltanissetta, ha avuto la sgradita sorpresa di apprendere che, essendo stato oggetto di un “tentativo d’infiltrazione mafiosa”, non poteva ottenere il documento in questione e, conseguentemente, non avrebbe potuto formalizzare il contratto con l’Ente Pubblico appaltante.
Il titolare dell’impresa, ritenendo di aver subito un torto, ha fatto ricorso al Tribunale Amministrativo di Palermo, sperando di ottenere giustizia. Anche e soprattutto perché, ammesso che il tentativo d’infiltrazione fosse veramente avvenuto, non c’era alcun elemento che ne confermasse la concreta realizzazione. In sostanza, il diniego della “liberatoria” si fondava non su fatti specifici, o, addirittura, “de auditu”, cioè “per sentito dire”, ma, verosimilmente, sull’“intuitus personae”, cioè sulla capacità intuitiva del funzionario responsabile del cosiddetto “procedimento amministrativo”.
Se la memoria non mi tradisce, in diritto penale vige il principio secondo cui “in dubbio pro reo” (nel dubbio a favore dell’imputato). Nel caso in questione non ci sono accuse o ipotesi delittuose a carico del titolare dell’impresa, ma solo e soltanto una illazione. E, sulla base di una semplice illazione o di un sospetto (fondato su cosa?), non si possono redigere atti amministrativi (a tale categoria appartiene l’“informativa antimafia”) e mandare in rovina un’azienda, un’impresa, una persona. Almeno fino a quando nel nostro Paese avranno valore i principi contenuti nella Carta Costituzionale richiamati da Cordaro e sarà vigente il cosiddetto “stato di diritto”! A meno che i funzionari della Prefettura ed i giudici del TAR non si considerino “legibus soluti”, vale a dire “sciolti dall’obbligo di osservare la legge”!
Per fortuna – è giusto oltre che doveroso sottolinearlo – non finisce qui! Perché l’impresa potrà proporre ricorso al Consiglio di Giustizia Amministrativa, in Sicilia organo omologo del Consiglio di Stato, per far valere le proprie ragioni. Ma passerà del tempo – almeno un anno – e la costruzione della chiesa dovrà essere rinviata. Un vero, autentico peccato, perché Lucia, la Santa dei non vedenti, verso la quale, anche nella nostra città, c’è una diffusa devozione, possa avere il suo tempio.
Autore : Elio Cultraro
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I Vostri commenti
Da qualche giorno vedo con immenso piacere che i lavori al cantiere per la costruzione della chiesa di Santa Lucia sono ripresi...Probabilmente i problemi citati sono stati risolti.
speriamo che non vi siano più interruzioni, e che questo sogno possa realizzarsi. Sarebbe il riscatto per questo quartiere così tristemente noto come bronx, che invece tutti ci auspichiamo che venga chiamato Quartiere di Santa Lucia, come espresso quel giorno memorabile in cui è stata posta la prima pietra da sua eccellenza il vescovo e dal sindaco R.Crocetta.
Autore: marta
data: 02/03/2006
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