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Corriere di Gela | Rieduchiamo i figli se vogliamo una società migliore
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notizia del 27/05/2013 messa in rete alle 23:55:06
Rieduchiamo i figli se vogliamo una società migliore

I ragazzi di diciotto o vent’anni che hanno compiuto la bravata certamente non ne hanno cognizione: non sanno che quell’uomo ormai anziano, a Gela, è un personaggio. “Nenè d’a ranita” è ben presente in chi, come me, ha qualche mese in più di quei giovani. Come non ricordare quell’uomo, buono e sempre disponibile, che ogni mattina, puntualmente, allietava la ricreazione dei futuri ragionieri, in Via Romagnoli, con la granita fresca che rappresentava una piacevole pausa tra scritture in partita doppia e calcoli di interessi bancari?

Ha lavorato tutta la vita, Nenè, ma non si è arricchito. Ha guadagnato appena ciò che serviva al suo organismo per tirare avanti, il piatto di pasta quotidiano e poco altro. Oggi, anziano, debole e con l’unico mezzo di sussistenza rappresentato dalla pensione sociale, è diventato il bersaglio di un gruppo di giovinastri imbecilli che lo hanno malmenato per rubargli gli ultimi venti euro del suo magro sussidio.

Bravi, bella forza! E’ facile fare i bulli con un anziano indifeso, o con la donna anziana a cui scippare la collana o la borsa. Questi ragazzi non hanno nulla di cui vantarsi, sono solo dei vigliacchi, perché è da vigliacchi prendersela con chi si sa più debole e indifeso.

E la cultura della vigliaccheria è dura a morire: molti giovani e meno giovani sono in giro con un coltello in tasca.

Credono di essere forti, ma non capiscono che se lo fossero veramente non avrebbero bisogno del coltello: il coltello è utilizzato da chi è debole proprio nel tentativo, all’occorrenza, di fare valere la propria volontà con uno strumento di violenza verso chi è più forte e del coltello non ha bisogno.

E allora vale la pena di ribadire ciò che ho già scritto qualche settimana fa: non serve l’esercito (e la scarsa partecipazione all’assemblea di Macchitella della scorsa settimana è un chiaro segnale che non è certo quella la soluzione), serve ritrovare il senso della vita in comunità, serve riaffermare con forza i valori della convivenza civile, serve che dalle famiglie abbia origine l’educazione sana dei figli (o in qualche caso, la “rieducazione” dei figli). Serve il rimprovero, deciso e forte, nei confronti dei ragazzi che si dimostrano restii a seguire le regole, serve la non accondiscendenza ad atteggiamenti violenti o intolleranti.

Non sappiamo ancora chi sono i quattro vigliacchi che hanno malmenato e derubato Nenè: mi auguro che presto possano essere identificati. Sarei felice se ricevessero quattro “tumbulate” ben assestate, come si usava in tempi migliori, quando non esisteva il falso buonismo ipocrita di oggi. Ma quattro “tumbulate” forse andrebbero date anche ai genitori di questi quattro imbecilli, perché probabilmente non sono stati capaci di fare i genitori e di educare i propri figli all’onestà e al rispetto del prossimo.


Autore : Giulio Cordaro

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