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notizia del 19/12/2005 messa in rete alle 23:12:49
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Consiglio comunale, il prologo nella seduta di lunedì
“Sindaco vattene. Lascia la mano e consenti che si facciano libere elezioni. Lo scollamento tra te e la tua maggioranza è tale che restando crei più danno”. Le parole virgolettate non appartengono a qualche consigliere che le abbia urlate al sindaco Crocetta, ma danno il senso di ciò che è un desiderio della Casa delle Libertà, dopo la riunione fiume monotematica di lunedì scorso, poi sospesa e rinviata a mercoledì, e rinviata nuovamente a giovedì perché al momento in cui si chiamava l’appello il sindaco e gli amministratori erano assenti. Per la verità hanno ritardato di un quarto d’ora per via della vertenza degli ausiliari del traffico che si erano precipitati nell’Ufficio del sindaco. Chi si attendeva una seduta scintillante, fatta di colpi di scena, dove sarebbero volate accuse e contraccuse è rimasto sicuramente deluso se ha assistito alla riunione del Consiglio di lunedì 12 dicembre. Alla storiella della mozione di sfiducia avanzata dalla Casa delle Libertà verso il sindaco Crocetta, che avrebbe potuto raccogliere il minimo di venti voti per mandare a casa il sindaco (e naturalmente i trenta consiglieri) pescando anche all’interno del centro, non ci credeva nessuno.
I promotori dell’iniziativa si cullavano sul fatto che ci sono stati casi in cui qualcuno del centro sinistra aveva chiesto aiuto al centro destra per dare lezioni a Crocetta bocciandogli alcuni atti. Ma è anche vero che passato lo sfogo e la rabbia, nei momenti della cosiddetta verità, da buoni compagni si sono sempre ricompattati tutti. E così è stato anche lunedì sera, anzi no; la stessa sera quando si votò il consuntivo.
Dapprima un attacco concentrico che prelude ad un voto contrario e poi la marcia indietro dopo lo sfogo bomba dell’assessore Cafà. Eppure anche la Casa delle libertà ha commesso il più grave errore politico della sua vita di gruppo d’opposizione illudendosi di potere contare anche sui voti di componenti dell’Unione di centro sinistra. Nel pensare ad una mozione di sfiducia verso il sindaco Crocetta probabilmente ha forzato la mano andando troppo avanti, trovando poca convinzione tra gli stessi componenti della Casa delle Libertà. La stessa conferenza stampa organizzata per annunciare la seduta monotematica ha deluso. Quando si annunciano fatti di rilevanza politica, in genere a presentarsi ai giornalisti non sono soltanto i rappresentanti di una parte della coalizione, tre in tutto, ma tutto l’apparato di partito e, trattandosi di un atto che nel futuro potrebbe avere delle forti ripercussioni nella politica e nella città, si sarebbero dovuti scomodare persino i parlamentari della Casa delle Libertà per avere anche delle decisive coperture politiche per i risvolti che si sarebbero determinati nella politica complessiva e quindi nella città.
L’Udc per esempio non era d’accordo, qualcuno che conta in Forza Italia e che tra l’altro ha preferito non prendere parte al dibattito sapeva che sarebbe finita con un fiasco e che per avviare una seduta da cui si sarebbe dovuti uscire con una mozione di sfiducia approvata dai due terzi dell’organo assembleare, bisognava andarci con i piedi di piombo, avere certezze nella riuscita dell’iniziativa. E chi la pensava così aveva perfettamente ragione perché la seduta non ha detto nulla di nuovo rispetto a quanto è stato detto nelle sedute che l’hanno preceduta. Le solite accuse al sindaco come quelle di avere trovato il piatto pronto e di avere solo portato a compimento atti avviati dai suoi predecessori, mancata presentazione delle relazioni semestrali, mancata presenza a sedute consiliari, rimproveri di trattar male i suoi assessori e i suoi compagni di partito, tanto per citarne alcune.
Basta sfogliare il Corriere per ripassare i temi sui quali l’opposizione spesso si è scontrata con Crocetta, ma lui, anche se non tempestivamente, ha finito per la maggior parte delle volte col rispondere per le rime punto su punto. E così è stato anche questa volta nella seduta monotematica quando Crocetta, dopo l’in-tervento fiume di Catalano, quello di Robilatte e della Galioto, prendendosi lo stesso tempo che si erano presi i consiglieri che lo avevano preceduto negli interventi, si è tolto tutti quei sassolini che gli erano rimasti dentro gli scarponi (erano tanti i sassolini. Per questo parliamo di scarponi) e con tutto quel garbo che in genere raramente ostenta, alla Casa delle Libertà ha risposto punto su punto e non solo. Perché ha fatto ingoiare loro l’amaro effetto della mancata approvazione della delibera sugli assestamenti di bilancio. Se il loro atto (quello manifestato dalla casa delle Libertà), gli ha detto chiaramente Crocetta, di approvare il consuntivo aveva attirato forti consensi da parte dell’opinione pubblica, è avvenuto tutto il contrario quando hanno fatto mancare il numero legale per l’approvazione degli assestamenti di bilancio e la gente avrebbe guardato loro con forte gratitudine additandoli come i veri artefici delle ricadute positive sulla città. Invece quel loro atto nefasto di dire no, ha sottolineato Crocetta, ha determinato gravi danni non solo ai servizi sociali, ma anche ad altre iniziative di qualificazione della città. Sono parole forti e pesanti che devono avere fatto ingoiare amaro. Alle accuse di non avere prodotto atti, Crocetta ha iniziato a rispondere subito con l’invito ai suoi denigratori di guardare Marchitello, a nord di Macchitella. Lì c’è il nuovo volto di Gela, il nuovo modo di programmare edilizia residenziale, edifici pubblici, creazione di servizi ecc. E poi ha continuato con tutto il resto, rivelandosi per la verità anche lui ripetitivo. Ma d’altronde cos’altro avrebbe portare a supporto della sua azione amministrativa che gli viene negata?
Se si dovesse stabilire chi ha vinto diventa anche difficile per il cronista pronunciarsi. Però possiamo senz’altro dire che coraggioso è stato l’intervento del Forzista Catalano, sufficientemente argomentato ma poco incisivo e forse ripetitivo. Meno aggressivo del solito quello di Angela Galioto. Normale la difesa d’ufficio del capogruppo Ds Totò D’arma. Galante ma anche un po’ poco convincente il porgere l’altra guancia da parte dell’assessore Cafà. Troppo burocratica e scontata la dichiarazione di pace fatta con Crocetta manifestata dal segretario del Pdci Ignazio Di Dio. Ma sarà vera pace? Sintomatico il gesto di stizza del sindaco quando si alza e se ne va mentre parla il suo compagno di partito Bonura che non gli perdona di non essere intervenuto tempestivamente sulle dichiarazioni dell’ex assessore ai lavori pubblici Cassarà.
Ma come è finita? Ci si chiederà. Sicuramente non proprio a tarallucci e vino. Nella seduta ci sono stati momenti di autentica rivolta verso il sindaco accusato di interessarsi troppo di legalità e di lotta alla mafia e per nulla delle cose quotidiane. Ciò che nessuno ha digerito sia a destra che a sinistra è il suo dinamismo mediatico e le sue esternazioni che mirano a gettare discredito sul consiglio comunale quando addita qualcuno di collusione con la mafia. Accuse gravi secondo i suoi accusatori, che dovrebbero essere provati pronunciando nome e cognome. E poi non sono mancate le critiche alla sua persona che stravede ovunque attentati e sabotaggi.
Ma anche qui Crocetta senza scomporsi ha sfidato i suoi denigratori a convocare una nuova seduta monotematica per leggere assieme i verbali dove sono trascritte le intercettazioni sull’operazione “Imperium”. Pesanti le “grida” dell’Udc Robilatte che inveisce contro Crocetta accusandolo di procurato allarme. Pacate e sferzanti le parole di Enzo Cirignotta di Nuova Sicilia che, programma del Rinascimento alla mano, contesta al sindaco di non aver realizzato alcun punto se non quello della lotta per la legalità. Riesce difficile capire anche allo stesso cronista cosa è venuto fuori dalla seduta di lunedì. Un po’ tutti se le sono dette di santa ragione. Come suol dirsi si sono lavati i panni sporchi nel posto giusto.
La politica ha prevalso al di là di qualche screzio, ma in fondo in fondo se ci fosse un termometro indicatore della temperatura politica, si potrebbe leggere che forse un po’ tutti hanno capito che la cosa migliore a questo punto è quella di andare avanti, rimboccarsi le maniche sforzandosi assieme nell’amministrare la città an-che con l’apporto delle opposizioni. Ma torniamo alla seduta riportando alcuni passi significativi che danno il senso del clima difficile ed emblematico di insofferenza e insoddisfazione, che si respirano.
Il vero mattatore della serata oltre che Crocetta, è stato il forzista Mas-simo Catalano che nel suo intervento fiume non ha lesinato critiche al primo cittadino ed alla sua giunta. Ha iniziato il suo discorso ricordando gli avvicendamenti dei vari assessori con le polemiche che li hanno accompagnati, le vacanze che si sono registrate, i malcontenti dei componenti la giunta. Ha ricordato, scandendo puntualmente il tempo: la crisi della Margherita con le schermaglie tra il senatore Montagnino ed il presidente della provincia Collura ed i nove mesi di vuoto amministrativo; il caso Giovannella Miceli con una lunga vacatio, e la vicenda Riccardo Lana, un caso ancora irrisolto e su cui – è sempre Catalano ad affermarlo – non sono state individuate con precisione le responsabilità della nomina di un legale. Ed infine il caso più eclatante legato alla vicenda delle dimissioni dell’avvocato Giovanna Cassarà con le dichiarazioni di fuoco raccolte dai giornali e su cui il sindaco non si è mai pronunciato nonostante le sollecitazioni di componenti dell’opposizione e del segretario del suo stesso partito. Le risposte date, per Catalano, appartengono a quelle di un “sindaco virtuale”. Ma le critiche si estendono anche ad altre esternazioni di Crocetta, fatte su Rai Sat a proposito delle somme urgenze cui il precedente sindaco Gallo ricorreva e sulla risposta sibillina data dall’interessato a quelle dichiarazioni.
In sostanza l’esponente di Forza Italia pretendeva che il sindaco desse una interpretazione estensiva, che chiarisse il senso delle dichiarazioni di quella privata cittadina (non più assessore in quel momento) che parlava di un’autorevole regia che si sarebbe servita delle persone che le hanno fatto la guerra non tanto per fare gli interessi del partito e della città ma per screditare l’operato del sindaco nella battaglia per la legalità. Tant’è vero che da questa guerra il partito ne è uscito fuori con le ossa rotte ostacolando nel contempo l’azione amministrativa del sindaco ispirata alla legalità. Se poi dobbiamo osservare quel che è uscito fuori dalla seduta di lunedì scorso, le dichiarazioni dei comunisti italiani in aula consiliare non hanno chiarito nulla. Lo provano le dichiarazioni altalenanti di Ignazio Di Dio, in parte allineate con il centro destra (quando chiede l’azzeramento della giunta) e le esternazioni ora critiche verso il sindaco ed ora buoniste di Bonura.
Ma torniamo a Catalano che continua con il recente sfogo dell’assessore Cafà che stima tantissimo per la sua serietà e l’impegno che profonde nel suo lavoro di assessore, encomiabile per l’atto di scuse chiesto al suo partito, ma che dovrebbe estendere anche al Consiglio comunale. E poi, parole forti e pesanti come macigni quelle che rivolge al sindaco: “Dichiari la crisi, prenda atto che non ha maggioranza …non può scaricare sugli altri le sue colpe… non glielo consentiamo di ribaltare quelle che sono sue responsabilità sul Consiglio comunale…nel momento in cui questa città è amministrata da assessori incapaci anche se persone per bene ….Al di là delle prime pietre – conclude Catalano – quali grandi temi ha affrontato questa amministrazione? Noi ci siamo stufati e le chiediamo di dimettersi facendo chiarezza soprattutto facendo sapere chi sono quei consiglieri collusi con la mafia”.
Anche Robilatte (Udc) ritiene di essere indignato per come vanno le cose e lo accusa di essersi dimenticato dei quartieri degradati della città e poi riguardo agli assessori afferma che non basta la sola patente di persona onesta, ma occorrono “sindaci e assessori onesti”.
Dopo un lungo silenzio si fa avanti Ignazio Di Dio, segretario cittadino dimissionario del Pdci.
“Non ho nulla da dire al sindaco – afferma – sull’impegno che profonde nella lotta alla mafia. Ma per favore non parli più di lotta solitaria alla mafia. Sulla questione riguardante le dichiarazioni di Giovanna Cassarà, il sindaco dice delle ovvietà quando afferma che se quelle dichiarazioni le avesse fatte nel momento in cui era in carica, l’avrebbe rimossa dall’incarico. Ma lui avrebbe dovuto intervenire subito. Cosa che non ha fatto. E’ questo ciò che noi volevamo perché la gente doveva sapere cosa ne pensasse il primo cittadino. Ne aveva tutto il dovere come sindaco e come compagno. Oggi sono soddisfatto che il sindaco ha fatto le sue dichiarazioni. Un passaggio indispensabile perché il nostro dialogo tra sindaco e comunisti italiani possa continuare. Certo qualcosa che non va c’è e dobbiamo dircelo. La mia vuole essere una critica costruttiva. Dobbiamo avere il coraggio di apportare le dovute correzioni lavorando tutti assieme in collaborazione con l’opposizione. Rimbocchiamoci le maniche, mettiamo tutto in discussione, andiamo avanti. Sosteniamo questo sindaco che deve avere la capacità di unire il centro sinistra”.
“Sto parlando di fatti concreti. Entro l’anno – interviene Crocetta – posso affermare che Gela avrà il suo piano regolatore generale”.
Sono tanti gli affondo del primo cittadino che snocciola uno ad uno gli atti che hanno caratterizzato la sua amministrazione. Ricorda l’inserimento del porto nel Prg, poi per rispondere alle accuse di “disattenzione verso i servizi sociali” sostiene di avere dato qualità nei servizi, incremento di contributi ai degenti, agli Rmi sostenendoli con fondi comunali, realizzati numerosi centri di servizi sociali in tutti i quartieri della città creando regole nuove. E poi additando gravi responsabilità al governo nazionale e regionale per avere effettuato tagli del 10% sulle risorse spettanti ai Comuni del meridione afferma di avere scartato la scelta fatta da altri comuni che hanno aumentato le tasse, mantenendo tutto come era al 2004, anche per la tassa sui rifiuti solidi urbani.
Autore : Nello Lombardo
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