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notizia del 22/06/2005 messa in rete alle 23:00:40
Americani, a modo nostro
Qualche giorno fa ho avuto come una visione: per un attimo credevo di non trovarmi a Gela, ma in una delle arterie di New York, magari attore di un telefilm americano. Stavo transitando in auto per il Corso Vittorio Emanuele, e all’altezza della Via Marconi, dove inizia la zona a traffico limitato, appoggiato alla transenna c’era lui, l’emblema della legge, un vigile urbano di altezza normale, con le gambe divaricate, le braccia conserte e un’espressione dura e inflessibile, che traspariva nonostante i canonici occhiali da sole.
Non c’era scampo, nessuno potrebbe, di fronte a cotanta visione, pensare anche lontanamente di infrangere le norme della circolazione stradale. Peccato soltanto che fosse domenica mattina, e che l’integerrimo rappresentante della legalità fosse a guardia del nulla, come del resto numerosi suoi colleghi.
Infatti, se qualche lettore, per sbaglio, dovesse capitare di domenica mattina in Piazza Umberto e sulla parte di Corso adiacente, si accorgerebbe che vi staziona solamente qualche decina di persone, per la maggior parte anziani, perché tutti gli altri sono a casa, o in campagna o al mare.
Le abitudini di Gela sono cambiate: fino a venti o trent’anni fa la domenica mattina c’era la “sfilata” in piazza di famiglie con passeggini al seguito. Le ragazze in età “da marito” si “cunzavano” per apparire al meglio, e i maschi lanciavano languide occhiate attendendo, sempre con gli occhi, la risposta della giovane, preludio a un successivo incontro di nascosto da genitori e famiglie. Storie di trent’anni fa: oggi, di domenica mattina, Piazza Umberto e il Corso, l’intero centro storico, sono deserti. Ma nessuno ha avvisato i dirigenti dei Vigili Urbani, che continuano ad impiegare risorse umane e finanziarie per fare rispettare una zona pedonale che non ha più alcun motivo di esistere.
Ma torniamo a Gela, città sempre più americana per alcuni aspetti, per altri no. Sta per essere illuminata la statale tra Gela e Manfria, che apparirà come un’autostrada americana tra Nevada e California, e ci porterà alla nostra piccola Malibù, quella zona balneare dove non esiste un lungomare e le strade sono larghe due metri. Abbiamo anche noi il nostro Bronx, che però non è soltanto l’appellativo del quartiere di Scavone, ma è riferibile a Settefarine, ai quartieri a nord della città, a Marchitello: non uno solo, ma tanti Bronx. E come sulle spiagge della Florida approdano i barconi con gli esuli cubani, da noi approdano le carrette del mare con i disperati extracomunitari africani. In America hanno le Montagne rocciose? Noi abbiamo montagne di rifiuti disseminate per tutta la pianura, e ogni tanto spunta qualche discarica abusiva di cui all’improvviso ci si accorge.
Gente, questa è l’America! Non c’è bisogno di attraversare l’oceano, la nostra America ce l’abbiamo qui! Tranne qualche aspetto particolare, però. In “America” se un uomo politico dice il falso, mente ai cittadini, una volta scoperto può dire addio alla sua carriera politica (ricordiamo Nixon, di recente Clinton, ma anche altri meno noti esponenti politici). La stampa è potente e non ha paura di scavare negli aspetti più nascosti di chi amministra la cosa pubblica. Dalle nostre parti i politici, di ogni schieramento, ce ne dicono e se ne dicono di tutti i colori, cambiano opinione ogni momento, promettono cose che sanno di non potere mantenere, e al contrario dell’”America”, più imbrogliano l’opinione pubblica, più voti hanno. La stampa, in generale, si limita a vivacchiare all’ombra dei potenti di turno e a dare ogni tanto qualche frecciata con le punte spuntate. Ma così va il mondo, in questa ibrida e sfuocata America di casa nostra…
Autore : Giulio Cordaro
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