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Corriere di Gela | Baruffe geloee
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notizia del 21/03/2010 messa in rete alle 22:45:51
Baruffe geloee

E si, per discutere di politica a Gela bisogna forse scomodare il teorema dell’ottimo paretiano, il teorema dell’impossibilità di Arrow o le deduzioni sul liberismo di Amartya Sen. Si, se fossimo una città normale. O forse, poiché siamo una città un po’ meno normale, occorre solo scomodare Antonio Albanese ed il suo stupefacente personaggio di Cetto Laqualunque, satirica raffigurazione del politico calabrese surrealistico e realistico al tempo stesso. O forse dovremmo scomodare, più eruditamente, le ”Baruffe chiozzotte” di Goldoni avendo l’accortezza di reintitolarle “Baruffe Geloe”.

Ma forse il riferimento all’onorevole calabrese è il più azzeccato, non fosse altro perchè mette di buon umore, essendo il paradosso comportamentale estremo nei contenuti ma meno estremo nelle logiche. Logiche che non è difficile riscontrare nelle derive politiche italiane.

Ma torniamo alla nostra città e alla insoluta questione dei candidati sindaci. Anzi alla questione, più generale, della gestione della città. Gestione e non amministrazione. La gestione implica una politica, l’amministrazione implica regole e metodi da far rispettare. E’ pertanto una gestione della città che serve. Ma la gestione, per essere efficace, ha un requisito: tempi medio lunghi per consolidare politiche cittadine non aleatorie. Ogni cosa che si consegna alla storia e alla fruibilità non viene mai creata in tempi brevi. Pertanto il tema della gestione della città si misurerà nella capacità del nuovo sindaco di riorganizzare la macchina comunale, individuare i centri di competenza che l’attualità richiede e vigilare sul reclutamento delle migliori risorse e dei migliori metodi per gestire la città.

Ma più che su questi temi, che sono squisitamente di “governance” cittadina, la competizione si sta concentrando su un altro tema collaterale, su cui si riversano attenzioni e messaggi. E questo tema è ancora più presente nella competizione delle primarie del Pd, che di fatto anticipano le elezioni vere e proprie, perché, secondo molti, il vincitore delle primarie sarà il vincitore delle elezioni.

Qual è il tema su cui, sia esplicitamente sia metaforicamente, i due candidati del Pd si cimentano e si scambiano messaggi? Possiamo definirlo, con un minimo di metafora, “mobilità politica verticale”. Potremo chiamarlo in altro modo ma l’unione di questi tre termini da un’idea esaustiva del vero contendere. Spieghiamola.

Le elezioni, di qualunque tipo e principalm

ente locali, prima ancora che una competizione sugli obiettivi di governo della città, soggetti sempre alle dinamiche variegate del vivere sociale e purtroppo alla memoria corta degli elettori, sono una competizione per definire la classe politica ascendente. Ossia la classe politica che preme per cimentarsi nell’agone amministrativo, consiliare e comunale in genere. Questo è un fenomeno naturale, anzi, è un fenomeno sano, considerando il fatto che ogni generazione dovrebbe cimentarsi nella gestione della cosa pubblica. Il meccanismo virtuoso consiste nel consentire alle nuove generazioni di mettersi al servizio della comunità e, nel farlo, attuare criteri di selezione e tutoraggio che creino e consolidino competenze. Tutoraggio non condizionamento, come spesso accade. L’accoppiata di tali metodiche creano classe dirigente, con vantaggio per chi esprime questo tutoraggio e vantaggio per chi lo riceve.

Ecco, la mobilità politica verticale è il vero contendere e conseguentemente, in questa campagna elettorale, anche la speranza che tale mobilità sia di tipo virtuoso, guidata da criteri volti a consolidare abilità, competenze, energia, determinazione e sensibilità politica. I contendenti questo lo sanno ed ognuno applica i propri metodi, quelli che sa usare meglio e quelli che appaiono assicurare esiti di vittoria.

Questo tema non è secondario e risulta risolutivo se non sfocia nel “nuovismo” senza criteri di selezione, quest’ultimo una degenerazione del processo virtuoso di cui si diceva.

Ogni elettore ed ogni simpatizzante del Pd per le primarie dovrà saper individuare chi offre la miglior mobilità politica verticale, presupposto di ogni politica e di ogni gestione. A quella di tipo orizzontale ci siamo già abituati, ma non produce virtuosità semmai, chi la pratica, ricerca opportunità personali saltando da un partito ad un altro, riducendo l’ideale politico a mero orpello.

L’on. Cetto Laqualunque avrebbe forse preferito la mobilità politica orizzontale e soprattutto “quantunquemente” in buona compagnia. Ma a Gela, dove vogliamo credere che il senso di responsabilità è ancora un patrimonio riconosciuto, ci auguriamo che ascendano i migliori e che i migliori siano interpreti di tutta la città.


Autore : Sebastiano Abbenante

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