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notizia del 22/12/2013 messa in rete alle 22:35:11
Province soppresse, viva le province!
Venerdì scorso si è tenuto a Gela il consiglio monotematico sulla abolizione delle province regionali e la loro sostituzione con liberi consorzi di comuni. Una seduta che ha risposto all'appello lanciato dal comitato per lo sviluppo dell'area gelese, il cui portavoce Filippo Franzone ha stimolato nel suo intervento un dibattito altresì alimentato dai contributi della deputazione regionale, del sindaco, dei consiglieri comunali in rappresentanza dei rispettivi partiti, nonché dei presidenti di ordini professionali (avvocati e dottori commercialisti), sindacati (Cgil) e associazioni di categoria (confcommercio e casartigiani). Tutti hanno preso le distanze dal testo base in esame in prima commissione all'Ars, sia politicamente che sul piano della legittimità. Gela ha detto insomma no ad un progetto che vuole annichilire una volta ancora antiche ambizioni che inneggiano alla libera autodeterminazione di un comprensorio, buono non solo quando c'è da saccheggiare voti nel suo bacino.
E dire che l'art.15 dello Statuto del '46 adottato con legge costituzionale n.2 del '48, al 1° comma ci aveva offerto un gran assist, disponendo testualmente che “le circoscrizioni provinciali e gli organi ed enti pubblici che ne derivano sono soppressi nell'ambito della Regione siciliana”. In altri termini, la Sicilia non ha le province dal 1948. Quelle di cui abbiamo eletto presidenti e consiglieri fino a poco tempo fa, invero, sono le “province regionali” che la Lr 9/86 definisce “liberi consorzi” di cui all'art. 15 Statuto.
Di fatto, però, esse sono assimilate in tutto e per tutto agli enti intermedi provinciali delle altre regioni di cui all'art. 114 della Costituzione. E per chi avesse la memoria corta, ricordiamo che in meno di 2 mesi si è passati dalla ufficializzazione del 31 gennaio 2013 della data (21/22 Aprile 2013) in cui si sarebbero tenute le elezioni provinciali, alla decisione di optare per un commissariamento delle province interessate rinviando le elezioni di un anno (aprile 2014), per arrivare all'annuncio che vedeva la Sicilia prima regione italiana ad abolire le province, con il ddl 278 approvato all'Ars il 20 marzo 2013 grazie al voto favorevole dei grillini unitamente a quello della maggioranza. Con 1 articolo (di 4 commi) si urlò ad una riforma storica in un “modello sicilia” così tanto sbandierato da concludersi alcuni mesi dopo con una mozione di sfiducia presentata.
Il tutto attraverso una norma programmatica che, nel sovrapporsi ad un'altra approvata dall'Ars con il governo Lombardo (Lr 14/2012), disponeva il commissariamento delle 9 province regionali di cui alla Lr 9/86, da sostituire con liberi consorzi rinviando ad un'altra legge da approvare entro il 31 dicembre prossimo, che disciplinasse l'istituzione dei liberi consorzi, gli organi da eleggere con sistema di 2° grado e l'istituzione delle Città metropolitane (anticipando anche in ciò il resto della penisola).
Quando in realtà sarebbe stato sufficiente un semplice articolo (di 2 commi), che avesse disposto l'abolizione delle province regionali di cui alla Lr 9/86 (comma 1), rinviando ad una legge successiva la definizione delle relative competenze da trasferire a Comuni e Regione (comma 2), per poter annunciare davvero a tutta l'Italia di aver cancellato le province così come conosciute dalle altre regioni.
Solo 2 commi, cioè, sarebbero sufficienti a liberare Gela dall'equivoco nisseno, Marsala dal quello trapanese, Modica da quello ibleo, Taomina da quello peloritano e via di seguito, in barba a quanto ereditato dalle 9 circoscrizioni provinciali fasciste, bandite dallo Statuto.
Con il ddl Cracolici che – dopo un semestre di silenzio sull'argomento - ha raccolto 18 disegni di legge presentati in prima commissione all'Ars, si vorrebbe ancora scimmiottare lo Statuto siciliano che non ha affatto pensato ai liberi consorzi di comuni come enti pubblici territoriali in posizione intermedia tra regione e comuni.
Non ha alcun senso infatti sopprimere l'ente intermedio provincia come fa l'art. 15 al comma 1 e non citare in sostituzione di esso il libero consorzio nelo stesso comma, per poi individuarlo invece nel comma successivo (art. 15, comma 2) elencandolo dopo regioni e comuni (e non fra regioni e comuni in una scala gerarchica fra livelli amministrativi), prendendosi pure la briga di specificare che dovrà godere della più ampia autonomia amministrativa e finanziaria (tipica degli enti pubblici non territoriali), ma senza quell'autonomia politica costituzionamente garantita (tipica di enti pubblici territoriali quali, per l'appunto, regione e comuni).
La concezione nello Statuto speciale siciliano dei “liberi consorzi” è quella di enti strumentali (all'esercizio di funzioni che i comuni decidono di condividere), senza fissarne numero, nè vincoli di alcun tipo (territoriali, demografici, ecc.) e la cui istituzione, peraltro, è già contenuta nell'articolo 31 del TUEL. La facoltà di istituire “liberi consorzi” fra comuni, dunque, esiste già. E dipende dai comuni. Analoga facoltà è parimenti quella che autorizza la regione ad istituire “consorzi obbligatori”, che si sono già rivelati nel tempo, come oramai quasi unanimamente denunciato, autentici carrozzoni clientelari e mangiasoldi.
Esportare il modello del consorzio obbligatorio stile “Ato” (che si vuole intanto riformare in Srr) facendolo passare per libero consorzio, assegnandogli le stesse circoscrizioni territoriali provinciali esistenti, è quanto propone il ddl Cracolici, senza organi elettivi che possano agire a tutela degli interessi collettivi e diffusi nei rispettivi territori, introducendo al contempo le 3 Città metropolitane non previste dallo Statuto e guidate, per contro, da sindaci eletti dai cittadini. Insomma un'altra pugnalata che ha ferito ulteriormente Gela e non solo, penalizzando interi comprensori, tanto da aver provocato una levata di scudi pressocché ovunque, paralizzando irrimediabilmente l'iter approvativo, con un effetto boomerang devastante che ha costretto l'esecutivo regionale a riparare entro il 31 dicembre con un ddl governativo che vorrebbe ora prorogare il commissariamento delle province per altri 6 mesi, con il rischio che, qualora non passasse all'esame dell'aula all'Ars, porterebbe diritto alle elezioni provinciali primaverili.
Sarebbe l'ennesima beffa rispetto ad un disegno di legge di iniziativa popolare su Gela 10ª provincia regionale, affossato all'Ars dall'on. Cracolici in primis, perché c'erano da abolire le province e fare i liberi consorzi.
Autore : Filippo Guzzardi
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