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notizia del 27/02/2004 messa in rete alle 22:29:56
Disaffezionati dalla politica
Non c’è bisogno di un sondaggio Doxa per accorgersi che nei cittadini di Gela (ma il discorso vale per ogni località italiana) ha preso il sopravvento una quasi totale disaffezione verso la politica. Non parlo della politica esercitata, recitata, sceneggiata, della politica come professione: fino a dieci anni fa c’erano otto partiti, oggi ne esistono una trentina. Parlo della politica come mezzo per trasferire valori morali, della politica come servizio per la collettività, come strumento per soddisfare i bisogni del singolo in armonia con i bisogni comuni.
Questo tipo di politica si è perso da tempo, ed è difficile trovarne traccia nelle recenti diatribe tra maggioranza ed opposizione in consiglio comunale, nelle accuse spesso scriteriate che vengono lanciate da esponenti politici verso gli avversari, nella lotta politica intesa come interpretazione spesso stantia di un copione già scritto da tempo.
La gente si disaffeziona sempre più a questa politica, e credo, anche se spero di sbagliarmi, che alle prossime consultazioni di giugno per il Parlamento Europeo la percentuale di votanti toccherà il fondo. La disoccupazione non diminuisce, le nuove iniziative segnano il passo, i prezzi non accennano a diminuire ma anzi si sono stabilizzati verso l’alto, i “nuovi poveri” aumentano e non si intravedono sbocchi a breve scadenza: in una simile situazione scatta la sfiducia più nera e solo i creduloni, o gli interessati, continuano a seguire i capetti di turno.
Non credo che avrà grande successo la mobilitazione popolare promossa da Crocetta contro “chi vuole fermare il Rinascimento di Gela”: troppo teatrale e troppo poco credibile. Ma anche a destra non stanno meglio: al congresso di Forza Italia c’era la nomenklatura ma mancava la base, mentre Nuova Sicilia assomiglia sempre più alla Dc di De Gasperi, un “movimento popolare che guarda a sinistra”.
I cittadini non si sorprendono più di tanto per le “cento gare” dell’amministrazione comunale, quando poi i servizi non funzionano e in certi uffici (urbanistica docet) si devono fare due o tre giorni di fila per un certificato o si deve aspettare mesi per l’esito positivo di una pratica.
Che fare per ridare dignità alla politica locale, per risvegliare nella gente la voglia di partecipare, di contribuire alla crescita della città superando il pantano attuale? Non c’è, credo, una sola ricetta, e se c’è non ce l’ho certo io. Ma sarei curioso di sapere dai lettori la loro opinione. Scriveteci, e diteci se avvertite anche voi questa disaffezione e come pensate che si possa superare. Nell’interesse di Gela e dei gelesi.
Autore : Giulio Cordaro
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