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Corriere di Gela | Trappole in Piazza Salandra. Dal tubo al cubo
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notizia del 09/09/2013 messa in rete alle 22:27:17
Trappole in Piazza Salandra. Dal tubo al cubo

Più volte, in passato, ho accennato alla disastrosa situazione di Piazza Salandra, alias Piazza Sant’Agostino, dopo i lavori di “squalificazione” eseguiti grazie all’ingegno del progettista architetto Collovà e al benestare di una commissione “tecnica” che ha dato il via a quel tipo di progetto.

Vabbè, il danno ormai è fatto, l’as-setto della piazza è quello che è e la pavimentazione è quanto di più difficoltoso ci possa essere per la normale deambulazione di anziani e disabili. Ma la ciliegina sulla torta è stata messa dall’amministrazione comunale, che accortasi della “sosta selvaggia” che il nuovo assetto urbano avrebbe potuto favorire, ha pensato bene di installare dei “dissuasori di sosta”. Fin qui tutto bene, ma tra i tanti tipi di “dissuasori” esistenti sul mercato, ha scelto dei rozzi cubi metallici, di colore nero, assolutamente poco visibili a chi cammina, soprattutto di sera, quando non c’è la luce del sole.

Orbene, il compito dei “dissuasori” è quello di evitare la sosta, non certo quello di incrementare il lavoro al Reparto di Ortopedia dell’ospedale. Invece, numerosi cittadini sono inciampati sui “dissuasori” procurandosi lesioni, ferite e rotture di arti. Da qui numerose cause di risarcimento intentate, giustamente, nei confronti del Comune. Perché è vero che di sera spesso non si vede un tubo, ma in Piazza Salandra non si vede un “cubo”.

L’amministrazione comunale fin dall’inizio è stata allertata (e con lei la Polizia Municipale) dalla stampa locale sulla pericolosità dei dissuasori installati, ma ha sempre fatto orecchie da mercante.

I dissuasori di Piazza Salandra, va detto chiaramente, non sono a norma.

Il codice della strada stabilisce che devono essere “visibili” e non devono “per forma o altre caratteristiche, creare pericolo ai pedoni, in particolare ai bambini”. E i cubi di Piazza Salandra, oltre che poco visibili, sono realizzati con pericolosi spigoli.

E’ prevedibile che il Comune perderà le cause di risarcimento danni, e verrà condannato a pagare. E pagherà, naturalmente, con i soldi dei cittadini. In questo caso sarà bene interessare la Corte dei Conti, per capire chi ha perseverato nel mantenere i dissuasori assassini e per quale motivo.

Per finire, se a Piazza Salandra non si vede un “cubo”, in Piazza Umberto I° non si vede un tubo, ma proprio nulla. In relazione ad un diverbio avvenuto proprio in Piazza Umberto I°, gli interessati hanno tentato di attingere alle telecamere della zona, per scoprire che di telecamere non c’è neanche l’ombra. Ora, se la memoria non mi tradisce, negli anni scorsi, sull’ondata dela lotta per la legalità, è stato strombazzato ai quattro venti un progetto che si chiamava “città sicura”, che prevedeva l’installazione di telecamere quantomeno nelle vie principali. Il progetto era finanziato dal Ministero dell’Interno. Che fine hanno fatto quei fondi? Sono stati stornati ad altro o sono finiti in tasche diverse? Sta di fatto che mentre in altre città le telecamere permettono anche di inquadrare gli autori di rapine e omicidi, Gela, “città della legalità”, rimane al buio, O forse preferisce non vedere…


Autore : Giulio Cordaro

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