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Corriere di Gela | Rosario Crocetta e le occasioni per il territorio
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notizia del 17/11/2012 messa in rete alle 22:23:00

Rosario Crocetta e le occasioni per il territorio

Nell’elezioni del 53% di astensionismo, dell’esplosione della lista 5 Stelle, della mancanza della maggioranza parlamentare, i siciliani che sono andati a votare hanno scelto Crocetta presidente. Per questo sembrano fuori luogo gli strilli di chi – l’Arcivescovo di Palermo in testa – ritiene che non è democratico governare col consenso della minoranza del popolo. Il fatto che la maggioranza dei cittadini non vada a votare è certamente un segnale preoccupante sotto l’aspetto sociopolitico, ma non significa che non legittimi l’eletto, i sistemi elettorali servono proprio a questo:stabilire il vincitore dell’elezioni, soprattutto quando il suffragio è diretto.

Il 28 ottobre è finita l’epoca di Raffaele Lombardo, il politico che ha usato, purtroppo, l’autonomismo come un cavallo di Troia, per poi gestire il potere in modo super centralistico. Se per la Sicilia inizierà il tanto atteso riscatto lo vedremo, per adesso cerchiamo almeno di comprendere che essere eletti è un onore e soprattutto un onere, non un privilegio.

Rosario Crocetta è gelese purosangue, la sua storia politica si è svolta a Gela, tuttavia il suo successo è dovuto alla sua visione cosmopolita, che è proprio la caratteristica che manca dalle nostre parti. Il sesto comune più popoloso di tutta la Sicilia, la città con una storia industriale tra le più significative d’Italia, il posto da sempre indicato come simbolo di tutte le contraddizioni sociali e culturali; Gela, forse per l’ultima volta, ha l’opportunità di diventare finalmente una vera città. Con l’elezione di Crocetta, invece di attenderci facili guadagni, dobbiamo avviare il nostro processo di cambiamento.

Gli ambasciatori della città saranno i due deputati eletti all’assemblea regionale: Peppe Arancio e Pino Federico, i quali dovranno dimostrare di essere politicamente all’altezza di gestire l’agognata svolta. Individuare i punti di partenza della possibile “rivoluzione” gelese non è facile, tuttavia bisogna provare lo stesso a proporre una nuova metodologia d’azione. Non si tratta di costruire strade o ponti, ma di cambiare la nostra mentalità paesana. Il governo del territorio si realizza attraverso delle fasi ben precise:programmazione, progettazione, creazione, gestione di ciò che si è fatto. Abbandonare la politica degli annunci è la prima cosa da fare, annunciare grandi iniziative per poi riannunciarle tempo dopo, senza mai iniziare alcunché, è sempre stata la caratteristica della politica locale. Adesso, invece, chi ha responsabilità politiche deve dimostrare serietà, insieme ai principali attori del territorio: imprenditori e agenzie formative in testa. Solo creando un circuito virtuoso i vincoli di Gela potranno diventare le sue opportunità.

Gli elementi socioeconomici della città sono storicamente noti, la loro analisi forse può innescare un dibattito utile alla “rinascita” gelese. Per questo ci permettiamo di indicare alcuni temi tra quelli più scottanti e non più rinviabili. La crisi irreversibile della raffineria, anche se fa paura, può aprire nuove possibilità industriali attraverso le bonifiche delle aree dello stabilimento e la disponibilità al loro riutilizzo, l’argomento è già aperto a livello di governo nazionale e regionale. La gestione dei rifiuti e della discarica consortile, Gela è una delle città siciliane dove non c’è l’invasione della spazzatura, deve diventare un’occasione di sviluppo sostenibile e alternativo:estendendo la raccolta differenziata a tutta la città, stimolando il riciclaggio dei rifiuti, creando le isole ecologiche, ampliando ulteriormente la discarica; la materia è di competenza regionale. Il “mito” delle grandi infrastrutture deve diventare realtà:il porto turistico, il completamento della Gela –Siracusa, il raddoppio della Gela – Catania, ci dicano chiaramente quali sono i modi e i tempi per realizzarle, sarebbe già un successo.

Cambiare l’approccio alle tematiche fondamentali del territorio significherebbe, per la classe dirigente gelese, raggiungere il propugnato mutamento “genetico”. Per raccogliere la sfida che abbiamo davanti, e ridurre gli enormi ritardi accumulati rispetto ad altre realtà a noi vicine, i policy makers locali con il sindaco in testa, dovrebbero puntare sul cambiamento culturale, e quindi civile, della città. Nonostante Gela sia uno dei comuni più giovani d’Italia – l’età media della sua popolazione è di 38 anni (dato del 2010), di gran lunga più bassa della media nazionale – la città presenta un forte deficit riguardo alle agenzie formative, soprattutto di livello superiore. Per questo ripartire dall’esperienza universitaria potrebbe essere un punto d’inizio. L’occasione è storica, ma il risultato non dipende da Crocetta bensì da tutti noi. Se falliremo anche questa volta, non so chi potrà mai salvare Gela dai gelesi.


Autore : Emanuele Antonuzzo

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