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notizia del 26/04/2006 messa in rete alle 22:07:51
L’Italia spaccata
Che grande scoperta! L’hanno fatta un pò tutti i giornali dopo le ultime elezioni. Ma l’Italia non é rimasta spaccata dopo ogni elezioni? Se si eccettua quel famoso 18 aprile del 48 che ha visto la clamorosa vittoria della D.C., ad ogni elezione c’é stato sempre chi ha vinto e chi ha perso con un margine più o meno largo di voti. Stavolta la forbice tra vittoriosi e perdenti é più ristretta e questo fa temere ad alcuni chissà quali pericoli e turbamenti. Ma anche quando moglie e figli votano in maniera opposta ai desideri del capo famiglia, placate le animate discussioni, si continua a vivere pacificamente l’uno accanto all’altro. Paventare ora terribili conseguenze per questa spaccatura, non ha senso. Si continuerà a vivere in un regime di pacifica convivenza e non ci saranno certamente né violenze né rivoluzioni. L’unico che non riesce a rassegnarsi al gioco democratico é Berlusconi pare che abbia giustificati motivi per temere che gli vengano a mancare quei tanti privilegi dei quali finora ha goduto abbondantemente.
Ma se pensasse di fare un nuova marcia su Roma penso che non troverebbe molte adesioni neppure nella sua stessa Casa delle Libertà.
Berlusconi é molto ricco ed io non ho mai visto un ricco fare gli interessi dei poveri. Gli ho sentito dire in maniera sfacciata: “Il centrosinistra vuol togliere a chi sta bene per darlo a chi sta meno bene”. Ma non é questo l’obiettivo che deve proporsi ogni buon governo? Prodi avrebbe dovuto rispondere: “Si, caro presidente, questo é il nostro preciso obiettivo e ne sono orgoglioso”. Questo é il distintivo di ogni buon cattolico. Io mi scandalizzo quando sento dire che i cattolici devono appartenere alla categoria dei “moderati”. E mi scandalizzo ancora di più quando vedo che questi “moderati” godono della preferenza delle sacre gerarchie. Come può essere moderato un cattolico che legge nel Vangelo: “Annunziate il Vangelo ai poveri” e nelle Bibbia quell’imperativo futuro: “Non ci sarà presso di te nessun povero”. (Deut. 15,4). Strano veramente che spesso non si considerano buoni cattolici coloro che difendono i poveri, ma sono contrari all’otto per mille o al Concordato. Questa é la falsa misura del cattolicesimo. Per me il vero cattolico non é colui che difende i privilegi della Chiesa e si profonde in inchini verso le sacre gerarchie, ma colui che nella vita si ispira agli eterni principi del Vangelo, primo fra tutti l’amore ai poveri. Un amore che deve concretizzarsi in misure a favore dei meno abbienti. A parole la Chiesa é per i poveri e con i poveri, ma nei fatti é stata sempre, eccetto i primi secoli, ricca e amica dei ricchi. Se si eccettua l’impegno in prima fila dei cattolici nelle rivoluzioni nicaraguese, avversata dal Vaticano, la Chiesa si é sempre schierata con i ricchi. Nella rivoluzione francese il 3% costituita dai nobili e dal clero, opprimeva la grande massa dei poveri ridotti a misere condizioni di vita. Giustificata appieno la rivoluzione, anche se poi é degenerata. La dottrina sociale della Chiesa, tanto decantata, é condensata in queste significative parole di Pio IX (Beato e modello di vita cristiana!): “I giovani devono imparare a sopportare di buon grado la inferiorità della loro condizione senza avere invidia di alcuno”. Oppio dei popoli!
Il passato governo distribuiva libri gratis ai poveri ed ai figli di papà, dava mille o duemila euro ai figli nati da famiglie povere ed a quelli nati da famiglie principesche ed esentava dalla tassa di successione quei fortunati che ricevevano in eredità patrimoni plurimiliardari. Che bella giustizia!
Lo stato é un pessimo educatore. Basti pensare alle scandalose retribuzioni che elargisce a deputati nazionali e regionali, ad amministratori provinciali e locali, a funzionari di enti pubblici. Uno sperpero di denaro pubblico incredibile che mobilita un esercito di arrivisti squattrinati che si dedicano alla politica non per nobili ideali, ma unicamente per beneficiare dei lauti guadagni che certe ambite poltrone assicurano. Eccetto alcune lodevoli eccezioni, il benessere dei cittadini non conta niente. Contano solo i troppi milioni di guadagni e per averli si fanno lotte furiose.
Prodi vuole diminuire il cuneo fiscale ed ha il grosso problema dove reperire i fondi necessari. Perché non comincia col dimezzare gli scandalosi stipendi di deputati, senatori, deputati regionali, amministratori provinciali e comunali? Ah! Dimenticavo. Non lo può fare perché si attirerebbe l’odio di troppi arrivisti che succhiano il sangue della povera gente e che non intendono rinunziare a questa che é una vera pacchia. Si dice che i deputati e senatori sopportano gravi spese per la loro permanenza a Roma. Intanto invece di mille tra deputati e senatori, ne basterebbero appena la metà. Eppoi perché non costruire un bel palazzo tutto per loro con relativa mensa? Con tutto quello che spende per loro, di palazzi potrebbe costruirne a decine. Ma no! Lo scempio deve continuare.
E io pago!
Autore : Antonio Corsello
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