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notizia del 04/03/2006 messa in rete alle 22:02:06
Mutande senza “pizzi” e reggiseni a... pallettoni
Questa settimana vorrei ripartire dalla incredibile dichiarazione del sindaco di Caltanissetta, Messana, che ha protestato per l’istituzione a Gela dell’ufficio turistico provinciale, per poi fare una meditata riflessione sui tanti interventi dei lettori che sono intervenuti sul sito online. Tema comune: l’antico dualismo tra Gela ed il suo capoluogo di provincia. E’ un chiaro segnale di come il problema sia molto sentito, è come una pentola a pressione pronta ad esplodere nonostante l’interessato silenzio delle varie forze politiche.
Non vorrei essere accusato di campanilismo, che è tutt’altra cosa. A Caltanissetta, come a San Cataldo o nel Vallone, ho parecchi amici con i quali c’è un rapporto cordiale e sincero, e di certo non si può odiare o litigare con persone di tutto rispetto per il solo fatto di avere avuto i natali a Caltanissetta.
Ma la realtà dei fatti è questa: un capoluogo che monopolizza il potere in tutta la provincia e un comprensorio, quello di Gela e dei centri della zona sud, che sente di doversi slegare da un distretto con cui non ha affinità e di dovere camminare spedito con le proprie gambe. Credo non vi sia nulla di male in tutto ciò, ma soltanto un’esigenza di un diverso sviluppo.
Si potrebbe obiettare che lo sviluppo si può ugualmente ottenere lavorando insieme con i nisseni; ma per far ciò i nisseni dovrebbero convincersi a ripartire in modo equo gli uffici ed i servizi con la zona sud della provincia, cosa che al momento appare probabile quanto l’elezione di Bin Laden a Presidente degli Stati Uniti.
E a proposito della lista degli uffici pubblici che hanno sede a Caltanissetta, un amico mi ha fatto notare che, se non stiamo attenti, Caltanissetta potrebbe chiedere lo spostamento della Capitaneria di Porto nel capoluogo, magari preparando adeguati uffici affacciati su un Lungomare nisseno opportunamente adattato.
La verità è che Gela cresce, nonostante le difficoltà, e si fa conoscere a livello nazionale, grazie anche alla lotta antimafia del sindaco. E rischiamo di farci conoscere anche a livello internazionale, se andrà in porto l’intenzione di una stilista di creare una collezione di abbigliamento col marchio “Antimafiawear”.
Non so cosa abbia in mente questa stilista, e che vestiti potrà realizzare. Maga-ri qualche fantasia a lupare e pallettoni, o tuniche legate da manette invece che da bottoni. Ma si potrebbe realizzare anche una linea di intimo, in cotone o in fibra acrilica ma rigorosamente senza “pizzi”. Scrivendo sugli slip “io non pago il pizzo” sul lato anteriore e “da qui i mafiosi non passeranno” su quello posteriore. E sui reggiseni? “Ecco i miei pallettoni” (ma dalla terza misura in su).
Autore : Giulio Cordaro
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