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Corriere di Gela | L’editoriale /Quello che non sappiamo e che vorremmo sapere
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notizia del 23/07/2012 messa in rete alle 22:01:45
L’editoriale /Quello che non sappiamo e che vorremmo sapere

Nella combattuta vicenda che vede l’eurodeputato del Pd, il gelese Rosario Crocetta, impegnato a strappare al suo partito la candidatura a presidente della Regione, facendo leva sul consenso diffuso che è riuscito ad assicurarsi in tutta la Sicilia a poco più di tre mesi dalle ipotizzate ma non ancora certe elezioni anticipate del 28 e 29 ottobre prossimi, ci sono tante cose ancora poco chiare al grande pubblico-elettore.

Chi conosce bene Crocetta e il suo entourage, avrà notato che il senatore Lumia, così pronto ad inondare di comunicati stampa le redazioni dei giornali anche quando fa la pipì una gallina e che tante battaglie ha combattuto a fianco di Crocetta per l’affermazione della legalità, non ha speso a tutt’oggi una sola parola a sostegno della sua candidatura. E si sarà anche chiesto, chi ha conosciuto il loro rapporto, cosa può essere successo tra i due alla vigilia dell’avvio di un progetto tanto difficile da realizzarsi quanto importante.

Così come tanti gelesi si staranno chiedendo come mai i due deputati regionali Speziale e Donegani e il sindaco Fasulo, tutti del Pd come Crocetta, non abbiano affiancato l’europarlamentare in nessuno degli incontri pubblici a cui ha partecipato in quest’ultimo mese, per rispondere agli inviti dei vari comitati spontanei sorti in tutta la Sicilia per promuoverne la candidatura. E la diserzione dei tre autorevoli esponenti di partito non è cessata neanche dopo che la segreteria cittadina dei Democratici ha pubblicamente preso posizione a sostegno della prestigiosa candidatura dell’ex primo cittadino di Gela.

La prima risposta che verrebbe da darsi è che magari sperano che Crocetta lasci il partito (ha detto che si sarebbe candidato con o senza la benedizione del Pd), creando nuovi spazi, senza però valutare la certezza di trovarselo, nel caso, avversario nelle competizioni elettorali future, a partire dalla prossima. E senza considerare – specie Donegani e Speziale se dovessero ripresentarsi entrambi per l’Ars – il traino a loro vantaggio in caso di candidatura del loro concittadino alla presidenza della Regione; mentre immaginabili sarebbero i benefici che il capo dell’amministrazione locale Fasulo ne trarrebbe in caso di elezione.

Sin qui le beghe interne. Ma c’è tanta confusione, in buona parte creata ad arte, che coinvolge la politica regionale e nazionale. All’improvviso, un tale Lo Bello, non si sa per quali meriti assurto agli onori della vicepresidenza nazionale di Confindustria, siciliano doc, scopre che la regione amministrata da Lombardo è ad un passo dal fallimento per troppi debiti, spingendosi a suggerirne a Monti il commissariamento che peraltro, stando a quanto sostenuto da alcuni autorevoli costituzionalisti, non sarebbe previsto dallo Statuto autonomistico. E allora perché questa uscita a valanga di Lo Bello? Su imbeccata di chi? Per arrivare dove? Forse per rinviare il voto, sperando in uno sfiancamento di Crocetta, il cui movimento spontaneo e diffuso dei suoi sostenitori ha sparigliato le carte e fatto saltare i piani di Pd e Udc?

Piani che sono ormai a tutti noti. Il Pd di Bersani, agendo come una società di calcio quando ingaggia un giocatore per strapparlo alla concorrenza, vuole Casini in squadra, temendo che torni con Berlusconi. Per averlo sembra disposto a tutto, anche a voltare le spalle a quel che resta dei vecchi compagni di strada in Rifondazione, Pdci, Sel, a Italia dei Valori e agli stessi Radicali, sigle che contrastano con le posizioni dei casiniani su questioni etiche e rapporti col Vaticano. E non solo. Bersani a quanto pare sarebbe disposto pure a consegnare all’Udc la guida della Sicilia, dando il via libera alla candidatura del cristianodemocratico D’Alia, mandando così al macero le tante espressioni di libero consenso che migliaia e migliaia di persone c he hanno indicato in Crocetta l’uomo giusto per un tentativo disperato di rilanciare la Sicilia.

E giusto per chiudere con Crocetta, registriamo il suo commento al tentativo di quello che lui, in uno dei suoi recenti “pizzini” non ha esitato di chiamare “golpe”. Ecco cosa scrive Crocetta: «Siccome siamo allo sfascio, vogliono commissariare la Sicilia. Solo che la Sicilia è allo sfascio, sin dal dopoguerra, non è novità, persino, per colpa di coloro che la vorrebbero oggi commissariare. Forse, a qualcuno non piacciono le elezioni ad ottobre – le teme? – Ma chi non piace ad ottobre, crede di piacere ad aprile? Noi non temiamo le elezioni, né ad agosto, né ad ottobre, e tantomeno ad aprile».


Autore : Rocco Cerro

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