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Corriere di Gela | La lezione di Obama ai politici da strapazzo di casa nostra
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notizia del 13/12/2013 messa in rete alle 22:00:12
La lezione di Obama ai politici da strapazzo di casa nostra

Una riflessione di carattere internazionale, tanto per iniziare ad alti livelli. Il presidente degli Stati Uniti Obama, democratico, recandosi in Sudafrica per i funerali di Mandela, ha trasportato sull’aereo presidenziale anche l’ex presidente Bush, repubblicano Come se non bastasse, dopo sessant’anni di gelo ha stretto la mano al cubano Raul Castro.

Torniamo alla mostra povera italietta. Potremmo mai immaginare il buon Prodi, o Bersani, o lo stesso Letta, dare un passaggio aereo a Berlusconi, o viceversa? O Rosy Bindi stringere la mano a Berlusconi (e viceversa)? Difficile, perché la avvelenatissima politica italiana degli ultimi anni si è basata sulla contrapposizione personale anziché politica: gli esponenti politici di campo avverso non sono considerati, in modo rispettoso, avversari politici (cioè persone che legittimamente la pensano in modo diverso) ma veri e propri nemici, da abbattere con qualunque mezzo.

Sta qui la degenerazione della politica italiana, non solo nazionale, ma a tutti i livelli, anche a livello locale. E fin quando non si troverà un po’ di buon senso la democrazia sarà soltanto una parola buona solo per gli allocchi di turno.

E mentre i politici nazionali continuano a scagliarsi invettive, l’economia crolla, le imprese chiudono, la disoccupazione raggiunge livelli incredibili. Così qualcuno che non ce la fa più pensa di protestare con forza, per dare un chiaro segnale ai quattro “capoccia”. Li chiamano “forconi”, ma il termine è solo una semplificazione, perché tra di loro non ci sono solo agricoltori e contadini, ma anche trasportatori, piccoli imprenditori, commercianti, artigiani, disoccupati, pensionati, studenti, operai. In questi giorni stanno protestando in tutta Italia. La maggior parte in modo pacifico, ma in alcuni casi qualche testa calda ha creato problemi, come spesso succede quando in un corpo sano entra un virus maligno.

Dovrebbe essere, per i “capoccia”, un campanello d’allarme: migliaia di persone che non ce la fanno più, e che soprattutto non si sentono rappresentate dalle oche starnazzanti ogni sera in televisione, impegnate soltanto a lanciarsi insulti reciproci mentre il Paese precipita. E invece che succede? Che i “capoccia” tendono a minimizzare, sostenendo che è una “sparuta minoranza” che non rappresenta nulla, e che addirittura sono “delinquenti”, riducendo il tutto a una presunta manifestazione similmafiosa.Grande lungimiranza di chi ci governa, complimenti, non avete capito una beata mazza! E non avete ancora capito che quando un fuoco viene acceso non si può spegnere dandogli calci, ma occorrono grandi quantità di acqua, che voi avete ma non utilizzate.

Vedremo come andrà a finire la protesta dei “forconi”, che ha acceso tutta l’Italia tranne la Sicilia. Perché nella nostra amata regione, più che mai rassegnata, le prefetture hanno intimorito tutti minacciando misure degne di un regime stalinista. Così, per tornare a Gela, a protestare sono poche decine di irriducibili sognatori. Tra i quali non ci sono i commercianti, né gli artigiani, né gli studenti, né i disoccupati, né i pensionati. A proposito dei commercianti: quello che è considerato il “salotto” della città, cioè il Corso Vittorio Emanuele nel centro storico, è ormai ridotto male. Altro che “salotto”, le poltrone non ci sono più, è rimasta solo qualche sedia sgangherata.

Buona parte dei fondi commerciali sono ormai inutilizzati, e altri negozi si apprestano a chiudere i battenti E’ il sintomo della pesante crisi del settore. Ma la categoria, a differenza di molti centri del nord Italia, si sente forse ancora capace di resistere. Così, alla manifestazione che doveva svolgersi lunedì scorso in Piazza Umberto per manifestare il disagio, non c’era nessuno. Non un commerciante, non un artigiano.

Evidentemente non stanno poi così male a Gela, quei pochi che resistono. O si sentono ben rappresentati dai politici che abbiamo mandato a Palermo e a Roma. Mi auguro che non debbano svegliarsi di soprassalto dal bel sogno che stanno facendo.


Autore : Giulio Cordaro

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