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notizia del 19/10/2012 messa in rete alle 21:56:01
L’opinione/ Questione di democrazia
«La Repubblica, una è indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi e i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento». Parlando dell’art. 5 della nostra Costituzione, che ho qui riportato per intero, Piero Calamandrei – grande giurista ed uomo politico forse poco noto e dimenticato – diceva di sentire la voce del patriota milanese Carlo Cattaneo, il quale auspicava una federazione italiana indipendente.
In questa fase di accanimento contro la rappresentanza politica locale, col tentativo di fare apparire inutili se non dannose prima le Provincie e adesso le Regioni, cercavo, senza trovarla, una voce che dagli organi d’informazione si levasse proprio a difesa di quell’autonomia tanto cara ai Padri della nostra Patria e della nostra Democrazia. Finalmente lunedì scorso, sull’edizione regionale del giornale La Repubblica, Nino Alongi si domandava: «tolta l’autonomia alla Regione siciliana e alle altre inquisite, come intendiamo sostituirle? Forse tornando allo Stato accentratore».
L’opinionista palermitano, si chiedeva ancora: «Quello che sta accadendo in Italia oggi e da sessant’anni in Sicilia è da addebitare alle Istituzioni che corrompono o agli uomini indegni che le occupano? Sono le Istituzioni, pertanto, che vanno abbattute o vanno cacciati gli uomini che le hanno inquinate? Queste le domande che non possiamo eludere».
Sia chiaro, nessuno può e deve minimizzare sulla continua corruttela che spadroneggia nella varie istituzioni politiche. Tuttavia non penso che la riforma del nostro assetto istituzionale la possa garantire l’attuale governo cosiddetto tecnico, composto da alcuni dei massimi responsabili della burocrazia ministeriale, con l’avallo del parlamento nazionale più numeroso al mondo, per di più formato da nominati tanti dei quali inquisiti a vario titolo. Pertanto pur comprendendo che gli interventi proposti dal governo hanno come principale obiettivo un supposto risparmio di spesa pubblica, per raggiungere un risultato necessario si rischia di demolire il sistema della rappresentanza democratica. Del resto in Italia si ricordano tante false rivoluzioni, l’ultima, all’inizio degli anni novanta, demolì i partiti creando bande e capipopolo.
Nella sua genericità, l’attuale offerta politica è scadente per uomini e idee, ma chiediamoci anche qual è la domanda che proviene da noi cittadini. Spesso, infatti, siamo più interessati a favori e privilegi personali che ad una visione condivisa dei bisogni e dei beni comuni. Per questo è necessario l’impegno della società civile e la riorganizzazione dei partiti, perché solo la politica può migliorare la politica. E lo strumento principale per cambiare il sistema, è la competizione elettorale.
In Sicilia si vota il 28 ottobre per l’elezione del presidente della Regione e il rinnovo dell’assemblea regionale. Nonostante la campagna elettorale, ormai quasi alla fine, sia stata costellata da un continuo stillicidio di notizie contro la “casta con le sarde” – brillante espressione usata di recente da Francesco Merlo in un suo articolo – vorrei comunque proporre alcune considerazioni sul prossimo appuntamento elettorale. Tutto fa pensare ad un incremento dell’astensionismo, già molto presente nella scorsa competizione regionale: nel 2008 non andò a votare un siciliano su tre, mentre a Gela l’astensionismo fu del 41%. La volontà di non andare a votare, manifestata da tanti, non fa altro che alimentare il sentimento popolare contro la politica. Personalmente, invece, spero che ciò non accada, il mio invito, infatti, è di andare a votare. Capisco che l’indignazione spinge a non recarsi al seggio, tanto più che questa campagna elettorale si è svolta tra manifesti giganti, riunioni con presunti supporters e poco altro; ma se i candidati non si confrontano con gli elettori, allora devono essere i cittadini a interrogarli sulle loro idee e sulle iniziative che intendono portare avanti se verranno eletti.
Nel collegio provinciale di Caltanissetta saranno eletti quattro deputati regionali, saranno coloro che dovranno garantire la realizzazione dei progetti di sviluppo del nostro territorio. In particolare nella nostra città aspettiamo:il completamento dell’autostrada Siracusa-Gela; il porto turistico; la riqualificazione ambientale e la bonifica delle aree industriali dismesse; il rilancio dell’agricoltura della piana etc. La città che non sa guardare oltre Ponte Olivo, senza ambizioni, dominata dalle oligarchie familistiche. Gela ha ancora il tempo di cogliere la sua occasione, la candidatura di un gelese alla presidenza della Regione, comunque la si pensi e qualunque sarà il risultato elettorale, può diventare per la nostra città l’opportunità per il suo riscatto civile e culturale. Gela ha le potenzialità per svolgere un ruolo importante nella zona sud e centro-orientale della Sicilia, per questo è necessario fare politica
Autore : Emanuele Antonuzzo
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