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notizia del 26/07/2006 messa in rete alle 21:47:25
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Morinello, sono stato pugnalato da Diliberto
“Da oggi dichiaro l’uscita dal Partito dei comunisti italiani. Non per rappresaglia, come ha dichiarato il sindaco sul Manifesto con un’operazione colossale di speculazione politica per la scelta dell’onorevole Diliberto, ma perché sono stato tradito e pugnalato dal segretario nazionale del partito”. Con queste parole l’onorevole Salvatore Morinello ha aperto la conferenza stampa presso l’Hotel Sileno, attesa il giorno prima e poi slittata. Aveva annunciato grandi rivelazioni sul conto del sindaco Crocetta che lo avrebbero inchiodato sulle sue forti responsabilità politiche verso la città. L’incontro con i cronisti è avvenuto il giorno dopo l’utima seduta consiliare in cui si è sancita la l’uscita dal Pdci dei due consiglieri ribelli Giuseppe Bonura e Ignazio Di Dio. Le loro firme aggiunte alle undici dei consiglieri di centro destra sono state determinanti perché la mozione di sfiducia al sindaco potesse approdare in Consiglio ed essere votata.
A fianco a Morinello c’erano oltre che l’assessore provinciale Rinelli, l’ex segretario cittadino Ignazio Di Dio ed il consigliere comunale Giuseppe Bonura arrivato per l’occasione con un permesso di qualche ora concessogli dall’azienda presso cui lavora. L’ex assessore regionale ai Beni culturali non appariva per nulla emozionato o imbarazzato, e con un discorso cadenzato e con parole misurate è andati avanti ininterrottamente per ben 44 minuti parlando di tutte le vicende accadute nel suo partito, della sua esperienza di assessore ai lavori pubblici a Gela, della campagna elettorale che lo vide impegnato come candidato alla Camera, della scelta di Diliberto di optare per la Sicilia occidentale e della sua chiave di lettura, degli atti intimidatori, dei veleni, delle lettere anonime, dei rapporti difficili con Crocetta ma anche dell’episodio accadutogli durante la riunione della segreteria regionale quando si vide scagliare addosso un cellulare dal senatore Salvatore Crocetta. Una conferenza stampa maturata dopo settimane di silenzio e che alla fine ha deciso di parlare. “Voglio citare un episodio emblematico – ha continuato Morinello – frutto di un’opera colossale di mistificazione e di deviazione dell’attenzione dell’opinione pubblica con il lancio della notizia del licenziamento dal Comune della moglie del boss Emmanuello. In un momento in cui a Gela veniva scippata la rappresentanza al Parlamento nazionale, il sindaco pensa bene di distrarre l’attenzione della città e taceva sul caso Morinello. Quella vicenda del boss è stata costruita ad arte mediaticamente perché era una notizia che il sindaco da molti mesi sapeva e che ha sfoderato dalla manica in quel momento perché a lui conveniva allora”. A parte queste considerazioni e le sue interpretazioni, accuse molto più pesanti sono state lanciate, come quella secondo cui chi è critico contro Crocetta deve ritenersi contro di lui se non addirittura colluso con la mafia. Ha parlato anche di atti intimidatori nei suoi riguardi e verso Di Dio e Bonura, al punto di chiedere alla magistratura di intervenire ed indagare per accertare la verità. Ha persino chiesto di verificare cosa ci fosse di vero o artatamente inventato delle cospirazioni ed attentati contro la sua persona come la fantomatica pista rumena che identificava in un rumeno il suo possibile attentatore.
“Chiedo alla magistratura ed alle forze dell’ordine – ha continuato in proposito e nell’intento di fare chiarezza – di appurare la veridicità delle lettere di minaccia che poi si montano a livello locale e nazionale. Rosario Crocetta è in preda ad un vero e proprio delirio di onnipotenza. Ormai si è in presenza di un narcisismo patologico che gli impedisce di vedere la realtà per quella che è. E’ prigioniero dell’immagine che si è fatto di sé. Protagonismo e vittimismo sono complementari”.
– On. Morinello ha deciso di parlare dopo mesi di silenzio per annunciare la sua uscita dal Pdci e per contestare l’operato del segretario nazionale del partito considerando quell’atto una pugnalata alle spalle ed un tradimento.
“Di Liberto ha distrutto il partito a Gela, nella Sicilia occidentale, a Caltanissetta sapendo con lo scopo di defraudare il territorio di Gela e dei gelesi che hanno creduto alle sue parole. Tutto ciò per favorire il suo amico conterraneo infischiandosene degli impegni assunti in Sicilia. Questa è la mia chiave di lettura. Con questo va denunciato il fatto che chi doveva difendere gli interessi di Gela, non lo ha fatto. E poi c’è da dire che i fratelli Crocetta hanno avallato questa scelta essendo stati complici del disegno di Di Liberto. Rimane in me il rammarico e l’amarezza perché sono stato proprio io a proporre al centro sinistra la candidatura a sindaco di Rosario Crocetta e grazie alla mia vittoria elettorale. Mi sarei aspettato più riconoscenza, cosa che in effetti non c’è stata, ma quel comportamento è tipico del personaggio”.
– Dopo una lunga pausa di silenzio perché ha deciso di uscire allo scoperto denunciando il fallimento di un programma che anche lei aveva contribuito a creare? Ma lei sapeva di questo modo egocentrico di operare di Crocetta?
“Intanto tengo a precisare che questa mia scelta non è una vendetta o una ritorsione per quanto mi è accaduto, ma la presa d’atto in quest’ultimo anno del fallimento politico gestionale di Crocetta che ha abbandonato la città a se stessa. Condivido in pieno il documento di sfiducia del centro sinistra che parla di mancato sviluppo economico di Gela e di un disegno di Rosario Crocetta di costruire con i soldi dei contribuenti mediaticamente la sua immagine. Ricordo i soldi dati ai giornali, alle tv, a Claus Davi che gli ha consentito di andare sulle emittenti televisive nazionali. Un’opera sapiente della costruzione della sua immagine. Lei mi ha chiesto se io conoscevo l’egocentrismo di Crocetta. Certo. Lo conoscevo. Però pensavo che il rapporto coi partiti con il consiglio comunale razionalizzasse questo suo modo di essere. Purtroppo il potere gli ha dato alla testa. Ormai siamo in presenza di un attivismo patologico che gli impedisce la realtà per quello che è. Per cui rappresenta la realtà secondo l’immagine che della realtà si è creato. C’è una incapacità di vedere la realtà e una mistificazione di essa. Per lui esiste l’impegno antimafia che è ciò che passa a livello nazionale attraverso i quotidiani che in definitiva non conoscono i nostri problemi reali, quali la mancanza d’acqua, l’abbandono totale dei quartieri, il degrado di interi quartieri, la mancanza di manutenzione”.
– Lei ha lasciato trasparire nelle sue frasi che con Crocetta si può essere d’accordo o si è contro di lui al punto di essere identificati come collusi con la mafia. E’ così?
“La realtà è proprio quella: chi non lo sostiene, velatamente o palesemente potrebbe essere accusato di essere colluso con la mafia. E’ come se tutti quelli che lo criticano, ed io lo sto criticando, sia passibile di qualche accusa o detentore di qualche scheletro nell’armadio. Io non mi faccio intimidire. Se altri fanno marcia indietro, sono liberi di farlo. Le aggressioni mediatiche che vengono fatte contro di me non servono ad intimidirmi”.
– Come mai ha atteso tanto per queste denunce e cosa l’ha spinto a venir fuori adesso?
“Mi ha spinto a ciò l’ipocrisia di Di Liberto che dinanzi a noi ha parlato di un Rosario Crocetta furbo e che marcia sull’antimafia, mentre poi nei fatti pur di scaricarmi lo ha difeso a spada tratta. Non posso tollerare che l’ipocrisia prevalga sulla realtà. In ogni caso la mia critica a Rosario Crocetta si è rafforzata dopo le elezioni e lo stesso Ignazio Di Dio si rivelò particolarmente critico sin dal novembre dello scorso anno”.
Autore : Nello Lombardo
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