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notizia del 20/10/2004 messa in rete alle 21:45:28
Anatomia e pantaloni “a vita bassa”
Divampano da alcuni giorni, in varie parti d’Italia, le polemiche sull’abbigliamento tenuto dai giovani a scuola, soprattutto sui pantaloni “a vita bassa” che, evidentemente, tanti turbamenti ormonali provocano agli osservatori.
La faccenda ha avuto inizio a Gela, con una circolare del Preside dell’Istituto per Geometri: una circolare che non ordinava, ma soltanto consigliava, ma che ha subito provocato le proteste degli studenti con minacce di sciopero. Poi, fortunatamente, c’è stato il chiarimento tra le parti e tutto è rientrato, ma sono rimasti gli articoli “di costume” pubblicati dai giornali regionali e nazionali (l’argomento è di sicuro stuzzicante).
La stessa cosa è poi successa ad Avezzano, in Abruzzo, e l’argomento è ormai oggetto di discussione a livello nazionale, su radio e televisioni, con gli stessi Presidi divisi in due fazioni: quelli “conservatori” e quelli più tolleranti.
Nulla di nuovo sotto il sole: gli scontri tra generazioni sull’abbigliamento sono sempre avvenuti, e ogni qual volta avvengono cambiamenti un po’ più evidenti si alza il muro di chi non vorrebbe cambiare nulla. E’ già avvenuto negli anni ’60 e ’70, quando i ragazzi (maschi) portavano i capelli lunghi, e si sprecavano le battute sulle loro tendenze sessuali, ma anche quando è esplosa la moda della minigonna, che faceva vedere in modo chiaro quello che i benpensanti del tempo volevano solamente immaginare: qualche centimetro di coscia in più.
Da qualche anno c’è la moda delle magliette che lasciano l’ombelico scoperto. Forse che le casalinghe hanno perso la capacità di lavare i capi d’abbigliamento, e li fanno restringere? Niente affatto, è la moda. Ma non credo che un po’ di pancino scoperto e la vista di un ombelico possano distogliere la mente dalle normali occupazioni.
Per i pantaloni “a vita bassa” il discorso è diverso: nulla in contrario, ma nella dovuta misura, senza mettere in evidenza tanga e perizoma, che sarebbe un po’ come andare in giro in mutande. Quello sì che potrebbe catturare l’attenzione distogliendo la mente dalle normali occupazioni (che per gli studenti dovrebbero essere lo studio e seguire le lezioni).
Sono certo che i giovani, che non sono diversi da quelli degli anni’70 nella ricerca di nuove forme di espressione (e l’abbigliamento è una delle massime forme di espressione della persona), sapranno essi stessi trovare la “giusta misura”, senza che i benpensanti di oggi (al pari di quelli di ieri) possano scandalizzarsi lanciando anatemi.
Ma anche su quest’argomento c’è il lato comico. Una ragazza, intervistata, ha dichiarato che ormai, portando i pantaloni “a vita bassa”, si è talmente abituata che non riuscirebbe più a indossare i normali pantaloni. Non è che il nuovo abbigliamento sta provocando delle mutazioni nella conformazione fisica delle nuove generazioni? Agli anatomisti l’ardua sentenza.
Autore : Giulio Cordaro
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