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notizia del 26/07/2006 messa in rete alle 21:44:18
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Il siluro è partito. Mozione contro Crocetta
Quattordici firme apposte alla proposta di sfiducia al sindaco Crocetta (nella foto)/i>. L’hanno presentata i consiglieri del centrodestra (tranne i quattro di Nuova Sicilia capitanati dal presidente del Consiglio Pino Federico), dai due ormai ex comunisti Bonura e Di Dio, e dal socialista Santino Giocolano.
Il Consiglio ha ora 30 giorni per votarla. Per mandare il sindaco a casa con un anno di anticipo, però, ci vorranno venti firme.
E’ la prima volta, nella storia della politica gelese, che si verifica un caso del genere.
La scrittrice Silvana Grasso, intanto, sabato mattina terrà una conferenza stampa. Racconterà Crocetta e i mali della politica gelese.
“In questo momento mi comunicano che è stata apposta la dodicesima firma sul documento di mozione di sfiducia, messo a disposizione dei consiglieri comunali presso l’ufficio di presidenza”. Con queste parole il presidente dell’assemblea di turno Massimo Catalano, approfittando di una breve pausa mentre è in corso l’intervento del consigliere comunista Giuseppe Bonura, annuncia che sono maturate le condizioni perché la mozione di sfiducia a Crocetta possa approdare in aula consiliare per essere discussa e votata. Il presidente del consiglio comunale Pino Federico a partire dall’undicesimo giorno successivo al deposito del documento presso segreteria comunale e non oltre il trentesimo giorno, deve convocare il consiglio comunale con all’ordine del giorno la mozione di sfiducia. Naturalmente sulle motivazioni addotte, il sindaco potrà trarre tutte le sue controdeduzioni confutandole punto per punto, ci sarà un dibattito e poi si dovrà votare in forma palese. Perché la mozione possa espletare i suoi effetti dovrà raggiungere il quorum di venti voti a favore. Infatti così recita la legge regionale in tema di sfiducia al sindaco: “La mozione di sfiducia deve essere motivata e sottoscritta da almeno due quinti dei consiglieri assegnati ed è posta in discussione non prima di dieci giorni e non oltre trenta giorni dalla sua presentazione.
Se la mozione è approvata ne consegue la cessazione dalla carica del sindaco e della giunta comunale e si procede con decreto del Presidente della Regione, su proposta dell'assessore per gli enti locali, alla dichiarazione di anticipata cessazione dalla carica degli organi elettivi del comune, nonché all'amministrazione dell'ente con le modalità dell'articolo 11 della legge regionale 11 settembre 1997, n. 35. La cessazione dalla carica di sindaco per decadenza, dimissioni, rimozione, morte o impedimento permanente comporta la cessazione dalla carica delle rispettive giunte ma non dei rispettivi consigli che rimangono in carica fino a nuove elezioni che si svolgono contestualmente alle elezioni del sindaco da effettuare nel primo turno elettorale utile". Subito dopo l’annuncio di Catalano, chiede di parlare per mozione d’ordine il consigliere Ignazio Di Dio, ex segretario cittadino del Pdci, proponendo al consiglio di sciogliere la seduta consiliare in considerazione del fatto che da quel momento sono scattate le procedure che consentiranno al consiglio comunale di esprimersi sulla nozione di sfiducia. A quel punto il presidente dell’assemblea ritiene di dovere informare i consiglieri comunali iscritti a parlare a prendere la parola liberamente sino all’esaurimento degli interventi e dichiarare quindi sciolta la seduta. Una seduta che purtroppo continua con molta scompostezza: consiglieri che fanno capannelli, altri che freneticamente sono appiccicati ai loro cellulari, altri ancora che discutono ad alta voce.
E’ il socialista Rosario Italiano a rammaricarsi per questa scadenza di tono e mentre pronuncia il suo intervento è costretto a chiamare all’ordine i consiglieri che disturbano e invitalo stesso presidente Federico a richiamare quei consiglieri che gli impediscono di condurre il proprio intervento con serenità. Di lì a poco si sparge la voce che si sottoscrittori del documento hanno raggiunto quota 14. Ci accertiamo sulla veridicità e possiamo constatare che si tratta di 14 firme. Qualcuno nei corridoi azzarda a dire che tra qualche giorno vi saranno altre 4 firme (quelle di Napoletano, Federico, Bricconcello e Ferracane, tutti di Nuova Sicilia?) raggiungendo quota 18 e quindi in aula potrebbero aggiungersene altre due (Peppe Di Dio e Giordano, o Collura e Ferrara della Margherita?). Noi tentiamo di parlare con tutti gli interessati, ma nessuno si scopre, nessuno si pronuncia. Pertanto riusciamo solo a registrare indiscrezioni, come indiscrezioni sono quelle che accreditano l’ipotesi che si possa arrivare a raggiungere il quorum di venti voti favorevoli a far decadere Crocetta dalla carica. Il presidente Federico, quando gli chiediamo se dopo questo temporeggiare, firmerà la mozione di sfiducia a Crocetta, ci ribadisce più volte un “no” secco. Stessa cosa ci dice Davide Giordano della Margherita, salvo una diversa decisione del partito che dovesse maturare in questi giorni. Ma quale partito – gli facciamo osservare – visto che la Margherita è spaccata in due? Risposta? Nessuna. Il sindaco Rosario Crocetta non si scompone più di tanto. Con un piede fuori ed un altro dentro l’ala riservata al pubblico, si fuma nervosamente l’ennesima sigaretta. Ma se tu lo osservi in viso è sorridente e con fare gioviale si intrattiene nel corridoio con alcuni consiglieri comunali e persino con quel Bonura che fino a dieci minuti prima, ha detto peste e corna di lui (naturalmente sul piano politico) stigmatizzandone l’operato perché durante il suo intervento abbandona il suo scranno. Il consigliere socialista Santino Giocolano ha finito da poco il suo intervento ed esce dall’aula consiliare per raggiungere casa sua. Si dice soddisfatto e finalmente stasera ha dato la giusta risposta alle sue numerose mozioni, interpellanze e atti di indirizzo sempre disattesi. Dice di sentirsi più leggero per avere firmato quella mozione che manderà a casa Crocetta prima dello scadere della consigliatura.
L’unico che interviene per parlare di bene del primo cittadino è il consigliere Rosario Italiano, una campana stonate tra le tante che sono tutte intonate a dir male del modo di governare di Crocetta. La domanda che sorge spontanea ora è: diventerà operante quella mozione? Alla luce delle informazioni che riusciamo ad ottenere, è difficile che il cronista possa esprimersi. Possiamo semplicemente dire che alla luce del passato, in questi casi le posizioni estreme in genere riescono ad ammorbidirsi perché da che mondo è mondo abbiamo constato che tra chi tiene il potere politico dalla parte del manico e chi vorrebbe toglierglielo alla fine si trova sempre un compromesso. Pertanto siamo più portati a pensare che di questa sfiducia non se ne farà nulla e che è servita almeno, come ha giustamente affermato il consigliere di An Angela Galioto a fare emergere le contraddizioni di questa giunta e fare chiarezza. Insomma tre sedute, non inutili, ma rivelatrici del malessere in casa Margherita, dei paradossi e delle contraddizioni dentro il partito del sindaco, la giusta camera di risonanza, luogo istituzionalmente deputato a dibattere la politica che è stata troppo appannaggio del fatto mediatico. A Crocetta chiediamo un commento, ma declina l’invito perché dice che bisogna dare tempo al tempo perché possa rendersi conto delle vere motivazioni addotte dagli estensori della mozione e perché si possa studiare gli atti. La seduta consiliare fa registrare delle forti presenze nel centro sinistra, ma anche nel centro destra. Però ci sono dei momenti in cui non c’è neppure il numero legale. E’ una serata molto movimentata nel corso della quale si intersecano telefonate frenetiche tra consiglieri e chissà chi dall’altro versante del cellulare. Sicuramente qualcuno che conta e che possa indicargli la via da seguire. Qualcuno si lascia andare dicendo che lui non ha bisogno di avere impartiti ordini dall’alto. Lui firma perché si sente di essere uomo e deve fargliela pagare a Crocetta che lo ha sempre snobbato non rispondendo mai una volta alle sue interrogazioni.
Il consigliere Franco Liardo di An lancia strali contro il centro sinistra che a suo giudizio ha peccato di incoerenza e incapacità politica. “Non dovete lamentarvi – aggiunge rivolto ai banchi alla sinistra del sindaco - sostenendo che la città abbia subito un danno per il ritardo nell’approvazione del bilancio. Fa bene il sindaco ad avere denunciato che i suoi assessori sono di basso profilo. Farebbe bene che nella scelta dei nuovi assessori e dei dirigenti prenda gente che siano all’altezza del compito”. Conclude invitando il primo cittadino ad intraprendere iniziative per dare sviluppo economico alla città, ad attuare interventi infrastrutturali ed a farsi promotore di iniziative concrete. Il consigliere comunista Bonura si intrattiene lungamente a parlare di problemi non risolti dal sindaco, di strade non rattoppate. Rimprovera quei consiglieri che dinanzi a lui sono critici verso Crocetta, mentre non sono consequenziali in aula standosene buoni. Si chiede come mai a distanza di tempo persistono problemi legati all’arrivo dell’acqua a Caposoprano. Ricorda la sua denuncia di qualche mese fa e nonostante tutto nessuno è ancora intervenuto in quel quartiere. Il suo intervento continua con allusioni, mezze parole, segnali in codice che dicono e non dicono, riferimenti a fatti riportati dai giornali come le intercettazioni telefoniche ai danni di Speziale e Morinello, l’arrivo di queste al tavolo romano del segretario nazionale del pdci Di iberto con tutte le consequenzialità fatte registrare. Ricorda i litigi in giunta nonostante si sia raggiunta la pace all’interno del centro sinistra, ringrazia (lo dice con la sua ironia e il suo sarcasmo) il sindaco perché lo ha ascoltato anche se lo ha fatto non dal suo banco ma dall’estremità della sala consiliare con la scusa di fumare una lunga sigaretta “che non finisce mai”.
Incontriamo Giovanni Scaglione che poco prima dell’apertura dei lavori si era intrattenuto con i consiglieri del centro destra e particolarmente con quelli di Forza Italia. Ci dice che sulla questione riguardante la mozione di sfiducia il partito ha lasciato che siano i consiglieri a prendere una decisione, ma lui una sua posizione ce l’ha e prendiamo l’occasione a volo per sapere alcune sue opinioni. “Dobbiamo constatare – ci dichiara Scaglione – che in questi tre anni il governo della città non è andato nella direzione sperata. Se questo sindaco avesse utilizzato il bilancio per fare i servizi in questa città lo avremmo anche votato. Invece abbiamo chiesto ai nostri consiglieri di bocciarlo. Faccia come ha fatto del resto ogni anno anche senza bilancio. Ha fatto quello che voleva fare”. Gli chiediamo se è tutto da buttare questo sindaco e qui prima di sbilanciarsi afferma che è encomiabile per ciò che fa nella lotta alla mafia, ma per il resto lui ha ereditato tutta una serie di opere pubbliche in itinere da diversi anni, alcuni dei quali interessavano la prima repubblica, che erano state portate avanti da Franco Gallo e che la sua giunta di governo aveva sbloccato in quel breve periodo del suo insediamento.
Autore : Nello Lombardo
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