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notizia del 20/11/2005 messa in rete alle 21:38:04
Un mondo di bugie
Più si pretende di parlare di “trasparenza”, più la società in cui viviamo, nelle varie manifestazioni, si fonda sulle bugie. Bugie delle quali esistono numerose categorie: da quelle a fin di bene a quelle “diplomatiche”, da quelle di tipo politico o ideologico a quelle planetarie.
Appena nati, o giù di lì, iniziamo a ricevere e a dire bugie. La mamma invoglia il bimbo che non vuole mangiare promettendogli di portarlo alle giostre, ben sapendo che alla fine della cena si guarderà bene dall’uscire di casa; il bimbo imparerà presto a difendersi dai rimproveri inventando bugie a giustificazione delle proprie marachelle. Si cresce, e le bugie cambiano di tono: si marina la scuola, magari col proprio compagno o compagna, assicurando ai genitori che non si è perso un giorno di lezione. Poi, se si ha fortuna, si entra in ambito lavorativo. E troviamo i lavoratori dipendenti che, grazie a medici compiacenti, presentano al datore di lavoro certificati di malattia per sbrigare le faccende personali, inducendo alla bugia anche gli stessi medici. Ma troviamo anche certi commercianti che, per vendere i loro prodotti, ne magnificano inesistenti qualità: bugie tutto sommato innocue, che fanno parte della vita di tutti i giorni.
Tralasciamo le bugie nell’ambito delle coppie di fidanzati o di coniugi, per le quali probabilmente sarebbe necessario un libro e non un semplice articolo, e andiamo alle bugie determinate dallo status della persona e dal ruolo che ricopre. Ho apprezzato moltissimo la confessione del famoso e grande Abbè Pierre, fondatore dei centri Emmaus, che a novant’anni passati ha ammesso di avere avuto rapporti con diverse donne. E’ un monaco che ha speso la vita per i poveri e probabilmente con questa confessione si è giocato la beatificazione. Ma lo status di prete “politicamente corretto” pretende che si debba enunciare la castità, anche se poi, come è normale, è poco praticata.
Lo bugie da status trovano la loro sublimazione nella politica, dove la bugia è un condimento necessario per fare carriera ed occupare posti e poltrone. In politica ogni argomento, anche il più chiaro, deve per forza essere reso confuso, contorto, visto da diversa angolazione. In politica un tappeto verde non è un tappeto verde: può esserlo, ma può anche essere, se conviene, un tappeto più scuro di un tappeto giallo, un tappeto più chiaro di un tappeto nero, o magari il contorto connubio tra un tappeto giallo e un tappeto blu.
Ecco quindi che per il governo “va tutto bene” mentre per l’opposizione “va tutto male”. La verità, in genere, sta nel mezzo: qualcosa andrà bene, qualcosa meno. Ma gli interessi e la convenienza di persone e gruppi portano a dichiarare bugie nella speranza che l’opinione pubblica ci caschi.
Le bugie “planetarie” sono quelle di alto livello: Bush che porta la guerra nel mondo per “esportare la democrazia” (ma non ci credono neanche gli americani), o il nuovo presidente dell’Iran che assicura di portare avanti il nucleare “per scopi pacifici”. Bugie che leggiamo ogni giorno sui giornali e alle quali siamo ormai abituati.
Dunque la nostra società è fondata sulle bugie. Bugie di ogni tipo e alle quali non facciamo quasi più caso, bugie che abbiamo metabolizzato nei nostri comportamenti, tanto che sentire ogni tanto la verità ci crea turbamento e meraviglia.
La riflessione, che propongo a chi ha la pazienza di leggermi, è proprio questa: sarebbe bello, sarebbe molto meglio se nei rapporti con gli altri si avesse la forza di dire veramente ciò che si pensa, e di agire di conseguenza, anche pagandone, se necessario, lo scotto. Sarebbe bello se, parlando con un altro, si potesse prendere per vero ciò che dice, senza temere che all’indomani si comporti in modo del tutto contrario a ciò che ha garantito.
Sarebbe bello, certo. Ma forse è troppo semplice.
Autore : Giulio Cordaro
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