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notizia del 07/02/2006 messa in rete alle 21:34:05
Agenzia Entrate, i nuovi non arrivano
Ho già scritto qualcosa, tempo fa, sull’Agenzia delle Entrate di Gela, dove pochi impiegati (circa 25 in media) devono far fronte a una mole di lavoro per 70-80 persone. Lavorano male, sempre a rincorrere le scadenze, stressati e nervosi.
Anche i contribuenti di Gela e del comprensorio sono nervosi, e anche loro hanno le proprie buone ragioni: due ore di fila allo sportello per un chiarimento o la registrazione di un atto non sono uno scherzo. E poi, l’assoluta lentezza dell’Ufficio nel fare gli sgravi delle cartelle esattoriali, a fronte di una Montepaschi Serit che iscrive ipoteche a tutto spiano.
Ci sono casi limite, come quello di un contribuente che, avendo vinto un ricorso nel 2001, aspetta ancora lo sgravio delle imposte a ruo-lo e il rimborso di quello che nel frattempo aveva pagato. Ma di casi limite, a guardare bene, ce n’è una marea.
Manca il personale, e va bene. I “capi” di Palermo dell’Agenzia delle Entrate se ne infischiano dei problemi di Gela, e nessuna forza politica interviene con serie pressioni. Ma ecco la buona notizia:
Sono in arrivo, dal 1° febbraio, cinque nuovi funzionari che allevieranno le pene dei funzionari e dei contribuenti.
Il 2 febbraio mi sono recato presso gli uffici di Gela per conoscere i “rinforzi”, ma – sorpresa! – non si sono fatti vivi, hanno fatto perdere le tracce. E il calvario degli utenti gelesi continua, con l’ennesima presa per i fondelli da parte della Direzione regionale di Palermo.
Ma gli esempi di uffici mal funzionanti sono tanti. Mi arriva una segnalazione che riguarda l’Ufficio Ici del Comune di Gela, segnalazione che prendo col beneficio d’inventario perché, se fosse vera, occorrerebbe l’intervento di “Striscia la notizia”.
Questo il fatto: tra le migliaia di avvisi di accertamento Ici inviati dal Comune ai cittadini, ve ne sono parecchi con i quali viene chiesto il pagamento dell’imposta per immobili non posseduti.
L’errore può sempre capitare, è ovvio. E il cittadino pensa: “Se mi chiedono di pagare l’Ici per una casa che non è mai stata mia, sarà sufficiente andare al Comune, spiegare che c’è stato un equivoco e fare annullare l’accertamento”.
Invece non è così semplice, perché pare che qualche buontempone, forse reduce dalla lettura di Kafka, abbia chiesto al cittadino di “dimostrare che l’immobile non è suo”! Ricapitoliamo: il Comune mi chiede di pagare per una casa che non ho, e invece di essere lui, eventualmente, a dimostrarmi la proprietà di quell’immobile, mi chiede di dimostrargli che non è di mia proprietà.
Assurdo? Mi auguro di sì, perché in caso contrario l’Ufficio Ici sarebbe in buona posizione per vincere il premio Ucas (Ufficio Complicazioni Affari Semplici).
Autore : Giulio Cordaro
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