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Corriere di Gela | La metamorfosi di Silvana Grasso
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notizia del 03/12/2007 messa in rete alle 21:33:52
La metamorfosi di Silvana Grasso

C’era da aspettarselo. Silvana Grasso, da quattro mesi Assessore alla Cultura del Comune di Catania, si è concessa solo il tempo materiale per esaminare le ingiallite carte, relative al cospicuo patrimonio artistico-culturale di proprietà del capoluogo etneo e facente parte della “dotazione” (ma forse sarebbe meglio definirlo “tesoro”) custodito nei locali della fortezza di epoca medioevale, meglio conosciuta come Castello Ursino, per rendersi amaramente conto delle conseguenze provocate da anni di ruberie, note e meno note, favorite dallo stato di abbandono in cui versa, da decenni, il castello per l’incuria di chi aveva, istituzionalmente, il dovere morale e politico, ma anche l’obbligo giuridico di porre in essere idonee iniziative per la salvaguardia di quel patrimonio, di cui i catanesi andavano orgogliosi.
Secondo una prima approssimativa stima, dai saloni dell’antica fortezza, si sarebbero “involate” circa 150 opere, un centinaio concesse “in prestito” (sic!) ad enti, uffici ed aziende pubbliche della città, il resto, invece, sembra si sia volatilizzato verso luoghi ignoti, verosimilmente destinato ad arricchire ed impreziosire pinacoteche private, in Italia ed all’estero.
La sparizione delle preziose tele, opere di famosi pittori come Rembrandt, Guido Reni e Giuseppe Sciuti, era già nota, ai funzionari responsabili della gestione del Castello. Infatti, ben 13 anni fa, esattamente nel maggio 1994, era stata constatata la mancanza di ben 51 opere. Stranamente, però, la denuncia (sommaria e senza indicazione di elementi utili ad un immediato riconoscimento delle stesse) venne presentata ai carabinieri soltanto nel mese di febbraio dell’anno successivo!! Ma fu solo un atto dovuto. Perché nessuno si è mai preoccupato di esperire le più opportune ed incisive indagini, che potessero permettere di identificare gli autori del furto o dei furti e di recuperare quella che,in gergo,viene definita “refurtiva”.
Silvana Grasso – lo ha già detto a chiare lettere – intende andare fino in fondo. Certo si rende conto che la indisponibilità di elementi (sembra che delle tele non esistano neanche delle riproduzioni fotografiche, attraverso cui gli inquirenti possano esperire le relative indagini) rende il lavoro investigativo dei militari dell’Arma dei Carabinieri (lo speciale Nucleo Tutela Patrimonio Artistico è comandato dal Gen. Alfio Pettinato, che fu, da capitano, comandante della Compagnia di Gela) estremamente difficile, ma nutre la speranza che, prima o poi, qualcosa possa agevolare il recupero delle tele. Le denunce ed una serie di iniziative che sta portando avanti mirano proprio a superare le oggettive difficoltà e ad abbattere l’omertoso silenzio che ha finora coperto la vicenda.


Autore : Elio Cultraro

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