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Corriere di Gela | L’assessore Pagano a memoria dei posteri
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notizia del 19/06/2006 messa in rete alle 21:29:43
L’assessore Pagano a memoria dei posteri

Spesse volte, nelle interviste televisive o nelle dichiarazioni che i politici fanno alla stampa, si coglie ciò che è più visibile, più chiaro, più semplice da capire, tralasciando per la fretta altri aspetti che, magari, hanno aspetti clamorosi e sensazionali.
Ma partiamo dall’inizio. E’ montata nei giorni scorsi una polemica tra alcuni esponenti della cultura e della politica gelese e l’assessore regionale ai Beni Culturali, Alessandro Pagano. Oggetto del contendere è la grande mostra di reperti archeologici che è stata organizzata presso il nuovo Museo Archeologico di Caltanissetta. La mostra, inaugurata questa settimana, resterà aperta fino al 12 agosto (ma già si prevedono proroghe) e presenterà ai turisti il meglio dei reperti che datano dall’ottavo al quinto secolo avanti Cristo, il periodo in cui la Sicilia era abitata dalle popolazioni indigene (Siculi, Sicani, Elimi) e giungevano i primi coloni greci.
Perché una siffatta mostra viene organizzata a Caltanissetta e non a Gela, Agrigento Siracusa? Ma naturalmente perché Cal-tanissetta è al centro della Sicilia, e chi pensa ad altre motivazioni è chiaramente un sospettoso intrigante. Però il Museo di Caltanissetta non ha reperti di grande valore, e allora, per realizzare la mostra, si fa “prestare” i migliori “pezzi” dai Musei di Agrigento, Gela, Siracusa, Giardini, eccetera. Fin qui tutto bene: se si organizza una mostra “a tema” è normale che tra i musei ci sia uno scambio di reperti. E’ successa la stessa cosa quando, due anni fa, al Convitto Pignatelli si è realizzata la mostra “Ta Attika” nella quale si sono potuti ammirare reperti provenienti anche dalla Grecia, dalla Gran Bretagna, dagli Stati Uniti.
La polemica è nata perché i migliori pezzi del museo gelese sono emigrati a Caltanissetta proprio nel periodo di massimo afflusso turistico, rendendo poco utile una visita dei turisti al Museo di Gela e dirottando l’attenzione verso Caltanissetta. E la polemica è giusta, anche se il buon Pagano, in assenza di validi argomenti di replica, cerca di buttarla sulla reazione di chi è stato sconfitto politicamente. Ricapitolando, Pagano faccia pure a Caltanissetta, suo bacino elettorale, tutte le mostre che vuole, ma le faccia a novembre, a febbraio, a marzo, evitando di “spogliare” il Museo di Gela nel periodo di massimo afflusso turistico.
Ora riagganciamoci al discorso iniziale, con una premessa. Quando frequentavo il Liceo Eschilo, nella vecchia sede del Convitto Pignatelli, avevo tanti buoni professori. Quello di Storia, e lo ricordo con piacere, era il compianto Giovanni Altamore, che nella sua materia non era secondo a nessuno. Se non ho perso la memoria dei suoi insegnamenti, mi pare di ricordare che i coloni greci portarono la loro grande civiltà nelle zone costiere della Sicilia, fondando centri come Siracusa, Gela, Kamarina, Naxos, e poi Akragas, Selinunte, Zancle (Messina), Megara (Augusta) e via dicendo. Proprio dalle zone costiere ci giungono i più splendidi reperti di quel periodo e le più interessanti vestigia. Al centro della Sicilia, le popolazioni indigene vivevano di agricoltura e pastorizia, non avevano sviluppato percorsi artistici e solo successivamente, quando i greci iniziarono a penetrare nelle loro zone, riuscirono a ricevere i necessari stimoli culturali e a produrre opere di un certo rilievo.
Questo è ciò che ricordo. Ma l’assessore Pagano, nell’intervista rilasciata ad un’emittente televisiva che da qualche mese lo segue “minuto per minuto”, ha annunciato una scoperta che mi ha lasciato senza parole, perché ha sconvolto quello che fino ad oggi era il parere della storiografia ufficiale. Sì, perché Pagano, guardando dritto nella telecamera come sanno fare solo lui ed Enzo Bianco, con l’aria dell’”uomo che non deve chiedere, mai”, ha reso noto che la mostra archeologica di Caltanissetta (organizzata all’80% con reperti di altri musei) è “la dimostrazione della splendida realtà che esisteva tra l’ottavo e il quinto secolo avanti Cristo al centro della Sicilia”.
Eccola, finalmente la verità! I greci, poverini, colonizzarono le zone costiere della Trinacria, ignorando che a qualche decina di chilometri di distanza, lassù in mezzo alle montagne, esisteva una fiorente civiltà dalla quale avrebbero potuto farsi trasmettere grandi opere culturali, sociali, architettoniche.
E’ una scoperta, quella di Pagano, che di sicuro aprirà nuovi orizzonti all’archeologia internazionale. E pensare che lui l’ha resa nota così, con naturalezza, con grande tranquillità ed umiltà. Grazie, assessore Pagano! Un posto di rilievo nella storia dell’archeologia lo hai sicuramente conquistato, a memoria dei posteri.


Autore : Giulio Cordaro

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