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notizia del 15/07/2004 messa in rete alle 21:12:09
Qualcuno ha perso la bussola
Sarà forse il risultato dell’“effetto serra”, col rischio di desertificazione della Sicilia, o magari il risultato dei nuovi rapporti di Gela con la cultura araba, chissà. Sta di fatto che mi sembra di vivere nel deserto del Sahara. D’accordo, vista la cronica mancanza di acqua non siamo poi così distanti, ma poi tutte quelle carovane che passano da Gela… C’è la carovana antimafia che passa ogni anno, c’è la carovana ambientale, la carovana della sanità ed adesso, finalmente, la carovana per l’orientamento. Non l’orientamento nel deserto, per il quale basterebbe una bussola, ma l’orientamento al lavoro.
La manifestazione, organizzata dalla Regione Siciliana, e dedicata ai disoccupati siciliani, ha naturalmente un nome inglese: “Job village” (Villaggio del lavoro), ma un sottotitolo in lingua volgare, che suona quasi come una minaccia, ossia “Il lavoro ti cerca”, al quale si potrebbe rispondere “Scappa finchè sei in tempo”.
Sì, perché molti giovani disoccupati, nella nostra città, fanno ben poco per trovare un lavoro: si divertono a stazionare nel centro storico o a Caposoprano, di fronte ai bar, e se per caso dovesse capitare tra capo e collo un lavoro, stanno bene attenti a scansarsi, sulla scia del detto “Se ti viene voglia di lavorare siediti e aspetta: ti passerà”. Quando poi, perché non se ne può fare a meno, occorre lavorare davvero, questi “maestri industriosi” battono la fiacca, fanno il meno possibile, non vanno al di là dei loro compiti (affermando spesso che “questo non mi compete”), e con l’ausilio di medici compiacenti, quando sono “stressati” dal troppo lavoro, fanno qualche giorno di ferie, pagate dai contribuenti sotto forma di “indennità di malattia”.
Ovviamente ci sono anche i giovani seri e coscienziosi, ma credo che siano in netta minoranza rispetto al disoccupato gelese della serie “non fare oggi quello che qualcun altro può fare per te domani”.
Il problema vero, per i disoccupati, è quello di sbarcare il lunario, ossia di avere in tasca quel pò di denaro che serve per tirare avanti. A quello, in mancanza di alternative, provvedono i genitori, anche se spesso si notano disoccupati o giovani privi di un lavoro visibile che scorrazzano su auto di grossa cilindrata che neanche chi lavora si può permettere. Mah, lavoreranno nel “sommerso”…
E a proposito di “sommerso”, il rapporto Ocse ci fa sapere che in Italia lavora solo il 56% della popolazione in età lavorativa. C’è quindi una grossa fetta di lavoro sommerso, dovuta soprattutto all’alto costo dei contributi previdenziali. E anche a Gela, sicuramente, c’è una buona fetta di lavoro sommerso, che potrà emergere soltanto quando, una buona volta, il Governo si deciderà a mettere mano alla riforma del sistema previdenziale e all’elaborazione di incentivi per l’occupazione nel Mezzogiorno.
In attesa di ciò, comunque, a Gela il lavoro è quasi una chimera, e soprattutto si fa poco per incrementarlo con lo sviluppo dell’economia locale. Ben venga la “carovana per l’orientamento”, ma se non c’è la domanda da parte delle imprese, che se ne fanno i giovani dell’orientamento? Eviteranno, al massimo, di perdersi nel traffico cittadino?
Autore : Giulio Cordaro
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