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notizia del 14/03/2006 messa in rete alle 21:01:14
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Si litiga a sinistra, non è un bel vedere
Una gran brutta storia che parte da lontano ed esattamente dal giugno 2005 quando due dipendenti del Consorzio Asi ing. Enrico Burgio dirigente responsabile del settore tecnico e dott. Carmelo Faraci dirigente responsabile del settore amministrativo contabile si rivolsero alle organizzazioni sindacali per far presente che avevano denunciato agli organi interni dell’Asi una tendenza “posta in essere dal dirigente generale a stravolgere fatti, procedure e norme finalizzate a porre in essere provvedimenti poco trasparenti in deroga alle vigenti norme di leggi e regolamenti”.
Una situazione a dir poco esplosiva ma di forte imbarazzo per una serena convivenza e tranquillità nella conduzione del proprio lavoro.
“Tale comportamento ha determinato un clima teso e conflittuale con l’amministrazione dell’ente ed il dirigente generale – scrivevano ancora i due dirigenti – atteso che a seguito dei nostri comportamenti, i nostri pareri e le nostre proposte spesso non conformi alle direttive impartite ed a precise aspettative, siamo ritenuti di ostacolo per il raggiungimento di scopi che a nostro parere poco o nulla hanno a che vedere con il perseguimento dell'interesse pubblico e le finalità del Consorzio Asi”. Per tale motivo sono stati congegnati tutta una serie di atti, verbali, procedure anomale, presunte direttive, presunti obiettivi dell'ente ed anche concreti provvedimenti, tutti finalizzati ad indurci ad attuare provvedimenti tendenti al raggiungimento di precisi scopi da noi non condivisi. In tale ottica si inquadra anche la recente volontà manifestata di sopprimere l’area amministrativa-contabile dell'ente.
Esasperati da continue sollecitazioni e da vari tentativi di condizionamenti, nonché addirittura da aggressioni verbali e fisiche – concludevano i due dirigenti –, abbiamo già richiesto l’assegnazione in comando presso altre strutture pubbliche.”
A seguito di queste denunce il segretario della Cgil Emanuele Scicolone, (foto a sinistra) nella qualità di componente del Consiglio generale dell’Asi, ha deciso di denunciare queste gravi irregolarità chiedendo all’assessore regionale all’Industria di “non apporre il visto di legittimità sulla deliberazione di Consiglio generale n. 3 del 3 febbraio scorso ritenuta illegittima”, con la quale era stata soppressa l’area amministrativo-contabile con lo scopo, all’avviso di Scicolone, presuntivamente punitivo. Infine ha chiesto che l’ispettore regionale ascolti anche i due dirigenti. Di questa vicenda hanno fato da cassa di risonanza i giornali e le tv private dove si sono incrociate dichiarazioni di fuoco dei due contendenti: Scicolone e Rossano Gennuso. (foto a destra) L’unico a starsene zitto invece l’ex sindaco Franco Gallo, attualmente direttore generale dell’Asi e contro cui maggiormente si rivolgono le accuse dei due dirigenti tecnico e amministrativo. Noi abbiamo ascoltato i diretti interessa su questa vicenda. Avremmo voluto che anche Gallo ci desse la sua versione dei fatti o che comunque ci rilasciasse una dichiarazione che servisse a chiarire, ma no-nostante le nostre insistenze ha declinato l’invito con la motivazione che ha smesso da tempo di far politica e che pertanto ci saremmo dovuti accontentare di quanto ci avrebbe dichiarato il presidente dell’Asi Rossano Gennuso.
In un primo tempo tutta la vicenda potrebbe apparire come una lite in famiglia tra compagni Ds. Infatti sia Scicolone che Gennuso sono diessini e sembra che lo siano anche i due dirigenti Faraci e Burgio. Ci accorgiamo subito che non si tratta di una lite in famiglia, ma di qualcosa di più grave. “Quando io devo o penso di litigare – afferma Gennuso – cerco di litigare con persone di alto livello, non con chiunque. Devo trovare il piacere nel litigio. La mia filosofia è questa: è meglio in-terloquire con persone intelligenti e che abbiano capacità di ascolto. Preferisco un avversario intelligente piuttosto che un compagno di strada scemo, mediocre col quale è difficile potere dialogare”. Parole molto pesanti di cui si assume la responsabilità il presidente Gennuso e nel timore di avere capito male lo invitiamo a ribadire la sua ultima frase e gli chiediamo il permesso di parlare a registratore acceso. Dopodiché per smorzare i toni gli chiediamo se hanno mai penato di se-dersi a tavolino con serenità ed affrontare questa discussione, a livello di partito. “Ho dichiarato in una tv privata – continua Gennuso – che ormai non ci può essere comunanza ed appartenenza allo stesso schieramento con un soggetto che insinua. Quindi non potrò più avere un confronto personale”.
“O le sue insinuazioni hanno motivo di esistere e quindi se io fossi il dirigente dei Ds chiederei a Rossano Gennuso che viene insinuato di alcune discussioni, di togliersi dal partito. Oppure queste insinuazioni sono calunnie e quindi chiederei a chi ha fatto queste calunnie, di andarsene. Questo metodo della calunnia è già avvenuto in altre occasioni. Io adesso sono sereno ma devo dire che non potrò più sedermi attorno ad un tavolo per discutere di problematiche della città con soggetti che insinuano in questo modo o che calunniano”.
Quali sono gli estremi della calunnia? “Io non lo so – continua il presidente dell’Asi – ho già dato mandato ai miei legali procurando la registrazione dell’intervista (di Scicolone – ndr). Stanno va-lutando se ci sono gli estremi della calunnia o di diffamazione, dopodiché andremo avanti. L’ultima parola spetterà ai giudici. Furbescamente qualcuno ha suggerito a questo personaggio di insinuare e di non dare certezze. Io dico così a naso che non possa salvarsi dalla denuncia perché l’insinuazione e gettare il dubbio di atti illeciti penso che già ci sia una denuncia di ufficio. E se non si muoverà l’ufficio mi muoverò io con i miei legali”.
E la discussione potrebbe finire lì. Ma poi Gennuso ci racconta che la questione si pose un anno fa e si chiede come mai ciò che Scicolone sta denunciando adesso non lo ha fatto lo scorso anno.
Poi riferendosi alla lettera scritta dai due dirigenti, sostiene che da che mondo è mondo ci sono sempre stati i contrasti tra funzionari, impiegati, capi ripartizione. E poi nessuno si è mai sognato di volere colpire i dirigenti, ma si è voluto semplicemente riorganizzare gli uffici. Tra l’altro la delibera con cui si è deciso di rimodulare gli uffici – è sempre Gennuso a parlare – è stata votata all’unanimità dai componenti presenti del Consiglio generale. A questo punto chiediamo a Gennuso se i sindacati sono stati informati o se fossero presenti all’assunzione di questa decisione e lui così ci risponde: “La proposta di delibera fu inviata ai sindacati un anno e mezzo fa. Loro mi chiesero di aspettare e di visionare altri atti ad essa legati. Io attesi sette mesi e mezzo mentre avevo fornito loro tutti gli atti possibili chiedendo di informarci qualora ravvisassero delle illegittimità o irregolarità, pronti ad apporre tutte le correzioni del caso. Dopo sei mesi non hanno trovato nulla. Allora ho chiesto che si andasse avanti con la delibera e quindi l’abbiamo esitata all’unanimità. Quindi un fatto voluto da tutto l’organo politico – amministrativo dell’ente”.
In sostanza cosa succede con questa delibera? “ Succede che la ripartizione amministrativa – continua Gennuso – viene messa alle dirette dipendenze del direttore generale e quindi cade la figura di dirigente amministrativo. Quindi economicamente non c’è più il trattamento di dirigente generale. Quindi il fatto economico ha fatto scatenare il putiferio generale”.
Gennuso poi ricorda l’immobilismo degli ultimi due anni. “Negli ultimi due anni abbiamo avuto un atteggiamento di ostacolo, invece di favorire lo sviluppo nell’Asi i nostri uffici hanno sempre frapposto ostacoli. E questo atteggiamento mi ha sempre infastidito. Gli imprenditori poi non se la prendono con gli uffici ma sparano a zero contro il presidente. I grandi burocrati di Gela e fuori, mi hanno spiegato una cosa semplice dicendomi che il burocrate, se vuole può bloccare una qualunque progetto. Il dirigente è quello che ti risolve il problema non quello che lo blocca. Purtroppo in questi anni abbiamo avuto un atteggiamento da parte dei nostri burocrati di bloccare tutto. Non riusciamo a dare risposte. Nonostante i nostri sforzi, gli uffici non hanno dato mai risposte. Allora abbiamo pensato di riorganizzare gli uffici, togliendo la responsabilità a chi per legge non deve averle per forza accorpandola al direttore generale”. A questo punto sottolineiamo il fatto che questa iniziativa potrebbe essere stata considerata una ritorsione se non una punizione. Ma Gennuso ribadisce che non si tratta di ritorsione bensì di riorganizzazione perché né il presidente né il comitato hanno interesse a punire. Sostiene di non esser violento ma per quanto è successo ribadisce che se ne occuperanno i suoi legali. “Questa volta bisogna andare fino in fondo – conclude il presidente dell’Asi – per stabilire se c’è un calunniatore o se c’è qualcuno che trama le cose all’oscuro”.
Anche Scicolone parte dalla lettera che i due dirigenti Asi scrissero ai sindacati e ci riferisce che il sindacato chiese parecchia documentazione che gli fui recapitata, quando il 3 febbraio scorso il direttivo del Consorzio stese una delibera con la quale veniva deciso di sopprimere l’area amministrativa cui orbitavano i due dirigenti dell’Asi. Proprio loro 8 mesi fa denunciavano questo fatto.
“Con questo atto – sottolinea Scicolone – tutte le competenze che appartenevano al dottor Faraci venivano avocate dal direttore generale. Intanto una ristrutturazione del genere andava concordata col sindacato, cosa che non è stata fatta. E ciò è causa di invalidità della delibera. Per tal motivo abbiamo chiesto a tutela del lavoratore che quella delibera non venisse legittimata. Poi nella qualità di consigliere dell’Asi ho chiesto un’ispezione. Si tratta di una richiesta normale. Devo dire che sono rimasto profondamente stupito della scompostezza con cui ha reagito questo signore, ottimo professionista di tutto. Lui sostiene di volermi querelare. Che lo faccia. Ma che non faccia marcia indietro come lo scorso anno. Adesso spero che lo faccia e così avremo modo di chiarire tutto. Mi sarei aspettato che alla mia richiesta di ispezione rispondesse: che ben venga. La cosa strana è che si sopprime un’area per punire di fatto dei funzionari zelanti e non c’è uno straccio di contestazione, o un provvedimento disciplinare che risulti agli atti. L’ispezione dovrebbe venire a ristabilire la verità. Spero che ci sarà. Ho invitato anche i parlamentari a intervenire”.
Ma la denuncia di Scicolone non si ferma solo alla questione dei due funzionari detronizzati dall’area amministrativa ma si estende anche ad altri atti posti in essere dall’Asi e riguardanti l’area Nord 2. Sostiene che ci siano ancora delle aree bloccate dall’assessorato regionale ma ravvisa anche delle responsabilità dell’Asi di Gela. Parla di colpevole disattenzione.
“Nel 2005 scadeva una convenzione – continua Scicolone – con la quale l’Asi di Gela aveva urbanizzato tutta l’area del nord est ottenuta gratuitamente dall’Eni. Una quota però doveva essere riservata all’Eni stessa per un periodo di 3 anni. Questa opzione scadeva a dicembre del 2005 o nel gennaio, non ricordo bene. Tutta la Sicilia sapeva che nessun imprenditore poteva venire a Gela perché non c’erano aree. Ora mi chiedo perchè questo Ente pur avendo aree non ha assegnato a chi aveva i finanziamenti che stavano per scadere? Il risultato è che l’Asi proroga questa disponibilità per l’Eni rimanendo quindi indisponibile per l’ente. Le cose parlano da sé. Non voglio aggiungere alcun commento. Continuiamo. Mi risulta che alti funzionari hanno proposto al direttivo di assegnare quest’area ad una impresa, La Socoterm, che stava per trasferirsi a Pozzallo per non perdere i finanziamenti.Quella proposta non fu neppure discussa, né portata in direttivo. Si spieghi alla città perché si dà una proroga pur avendo esigenza di aree e perché c’è una proposta di assegnare alla Socoterm e non è stata valutata.
Da ultimo c’è un altro fatto. Il direttivo dell’Asi ha funzionato dal giugno 2004 al febbraio 2005 con un componente abusivo. Si tratta dell’architetto Colombo che rappresentava il Comune di Mazzarino. Era stato eletto dal Consiglio generale, ma avrebbe dovuto essere rieletto dopo la sua decadenza per decadenza del precedente consiglio comunale. Io avevo posto questo problema con un ricorso al presidente della regione. L’Asi lo impugnò ricorrendo ad un avvocato di grido. Un altro episodio per concludere. Un ricorso che un’azienda (Fineta) ha fatto al Tar con cui ha richiesto un risarcimento miliardario per non avere ottenuto l’area dal Consorzio Asi. Tutte queste cose messe assieme mi portano a dire che forse qualche responsabilità nel modo come hanno affrontato questo problema c’è. In questa realtà che tutti conosciamo, è diseducativo tentare di sfottere chi si assume in maniera coraggiosa scelte che possono essere anche a rischio. Parlo non di me ma anche di me e di funzionari zelanti, di chiunque ha a cuore lo sviluppo di questa nostra realtà. E’ più facile girarsi dall’altro lato. Ma ciò significherebbe che in questa città il processo di assuefazione alla malavita, alla mafia, alla corruzione agli affari beceri, allo sperpero del denaro pubblico e al non raggiungimento di interessi collettivi e non personali, giocherebbe a favore della mafia che a Gela c’è. E’ la mafia della penna, del computer, dell’assumere decisioni sul filo della legalità, su come aggirare la norma. Questa è la nuova mafia. Per dare risposte ai disoccupati bisogna ripristinare la legalità”.
Autore : Nello Lombardo
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