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| notizia del 09/10/2006 messa in rete alle 20:55:25 Mohamed Aziz di casa nostra Papa Benedetto XVI, che a Ratisbona ha un po’ alzato i toni nei confronti dell’Islam, evidentemente non era stato informato che a Gela, in questo profondo sud dirimpettaio della Libia, il problema era già stato affrontato e superato brillantemente. Perché guardare con sospetto i fratelli islamici? Piuttosto, facciamoli sentire come a casa loro! Nei Paesi arabi i muezzin diffondono dai minareti il Corano a tutta la popolazione? Bene, facciamo lo stesso anche noi! Deve essere stata probabilmente questa la molla che ha spinto il parroco di San Francesco, Abdullah Mohamed Aziz Vincenso Iannì, a decidere di diffondere, con altoparlanti di grande potenza, il verbo divino a tutti coloro che abitano o lavorano nel raggio di un chilometro dalla sua chiesa. Così, a qualunque ora e senza preavviso, mentre si lavora o si è concentrati nello studio, si resta coinvolti, proprio malgrado, ad ascoltare le Sante Messe, infarcite di musica religiosa e condite da canzoni cantate in diretta dal parroco celebrante (il quale forse spera che qualche produttore di passaggio resti impressionato dalle sue qualità canore e gli proponga un contratto per Sanremo). Sono sempre stato convinto che il diritto di ognuno termina dove inizia quello degli altri. Abdullah Mohamed Aziz Vincenzo Iannì ha ogni diritto di svolgere la propria pastorale come crede, ma all’interno della propria parrocchia, e i fedeli che hanno voglia di partecipare alle funzioni religiose hanno ogni diritto di farlo, recandosi in chiesa. Ma allo stesso modo chi è occupato in altre attività ha il diritto di essere lasciato tranquillo e di non dover subire la costrizione di ascoltare ciò che non desidera. Credo che un po’ di buon senso, da parte del parroco catto-islamico, non guasterebbe (anche perché, così facendo, induce molti a peccare di accidia). Ma in fin dei conti Abdullah Mohamed Aziz Vincenzo Iannì è un dilettante: ci sono ben altri modi per diffondere il proprio pensiero. Avrà certamente molto da imparare dal sindaco Crocetta. L’amministrazione comunale di Gela, guidata dall’incomparabile Crocetta, ha infatti adottato, con una delibera firmata dallo stesso Sindaco e da soli cinque assessori su dieci (Vullo, Granvillano, Vella, Fava e Cammarata), un sistema migliore per diffondere il Verbo crocettiano e garantire la conservazione della specie. Io, da parte mia, sono ben felice di ascoltare giornalmente i monologhi di Crocetta: imparo sempre qualcosa, e Dio solo sa se ne ho bisogno. Nei primi tre giorni ho finalmente capito perché a Gela manca l’acqua, per quali motivi è fallito il Gela JT (e quanto si è impegnato il Sindaco per giungere al risultato) ed infine quanto sta facendo l’Amministrazione per alzare il livello culturale della città. Attendo di sapere, nei prossimi monologhi, perché il Piano Regolatore Generale è scomparso dalle priorità dell’amministrazione (forse è bloccato dai “poteri forti” di Cosa Nostra), perché il progetto dell’aeroporto è rimasto bloccato per tre anni, perché sulle “piogge acide” e corrosive provenienti dalle emissioni in atmosfera del petrolchimico non si fa una volta per tutte chiarezza. Il tutto per soli centoventimila euro. Un prezzo da saldi di fine stagione. Autore : Giulio Cordaro » Altri articoli di Giulio Cordaro |
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